Bioetica cattolica e bioetica laica
Martedi 27 Aprile 2010 alle 22:17 | 1 commenti
di Sara Patuzzo*
In Italia i paradigmi dominanti della bioetica sono quello cattolico e quello laico, che insieme danno vita ad un intenso ed attuale dibattito, una vera e propria peculiarità del nostro paese, presente solo in parte o quasi del tutto assente oltre i confini nazionali.
La prospettiva cattolica e la prospettiva laica in bioetica si strutturano come modelli antitetici, ma non necessariamente inconciliabili.
La bioetica cattolica ufficiale
La bioetica cattolica ufficiale, fondata su presupposti di tipo metafisico, è la bioetica espressa pubblicamente dalla Chiesa di Roma. Può essere definita come un'etica della verità , poiché si basa su alcuni principi considerati indiscutibili e dal valore assoluto e universale. Anzitutto, criterio centrale della visione cattolica in materia di bioetica è il principio della santità o della sacralità della vita, che a sua volta si lega ad un altro fondamentale principio, quello della creaturalità della vita. La vita è uno splendido dono di Dio e, come tale, è sempre un bene sul quale solo Dio è l'unico signore. Dalla sua origine divina si deduce il principio dell'indisponibilità della vita, il quale afferma che l'uomo può solo accogliere la vita che gli è stata donata da Dio, e non disporne in modo arbitrario. In particolare, l'individuo non può menomare il corpo o sopprimere la vita, secondo il principio della sua inviolabilità .
Per la visione cattolica l'universo è frutto del volere di Dio, il quale, come un grande architetto, ha progettato il tutto avendo come scopo ultimo la nascita e la sopravvivenza degli esseri umani. Esiste quindi un piano intelligente delle cose, progettate, create e ordinate dalla sapienza divina per noi. Al finalismo della natura corrisponde anche un finalismo dei singoli individui: ogni essere umano tende all'autoconservazione e alla riproduzione. Di conseguenza, la bioetica cattolica rifiuta qualsiasi intervento operato dall'uomo se rivolto a manipolare tale naturale finalismo. Per questi motivi, la dottrina cattolica si pone spesso in modo critico nei confronti dell'impresa scientifica e della sua ricerca. Gli scienziati, in particolare i biologi molecolari e gli ingegneri genetici, sono stati descritti dalla Chiesa e da molti bioeticisti cattolici come uomini arroganti che «giocano a fare Dio», irrispettosi della legge eterna e della provvidenza divina.
La bioetica laica
Ma per rispondere alle nuove domande bioetiche poste dai recenti sviluppi biomedici e biotecnologici è necessario modificare il modello dell'etica tradizionale, fondata su principi astratti di ordine generale ormai inadeguati. In un panorama sociale dove la medicina si intreccia sempre di più alla vita delle persone, la bioetica laica si pone come un'etica situazionale che affronta i casi particolari e reali della casistica clinica.
Uno dei documenti di riferimento della bioetica laica italiana è il "Nuovo manifesto di bioetica laica", presentato a Torino il 25/11/2005. Tra i proponenti vi sono Maurizio Mori (Presidente della Consulta di Bioetica onlus), Patrizia Borsellino, Emilio D'Orazio, Carlo Flamigni, Eugenio Lecaldano, Demetrio Neri, Mario Riccio, Gianni Vattimo, Giovanni Boniolo, Gilberto Corbellini, Carlo Augusto Viano. In questo documento sono elencati i principi fondamentali sui quali si basa la prospettiva laica in bioetica.
La bioetica laica si fonda anzitutto sul principio della qualità della vita: non è detto che la vita sia sempre considerata degna di essere vissuta. Per alcuni, in determinate situazioni, essa può voler essere modificata o interrotta. Per garantire il diritto di scegliere come vivere e come morire, deve essere tutelato il principio di autodeterminazione o di autonomia individuale. Come scriveva J.S. Mill nel "Saggio sulla libertà ", «Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l'individuo è sovrano», sempre nel rispetto degli spazi di scelta altrui. Una società può dirsi liberale quando i suoi cittadini hanno la libertà di esercitare la propria autonomia individuale e tutte le posizioni morali sono ritenute meritevoli di uguale rispetto. Di conseguenza la responsabilità morale è personale, e non delegabile ad altri se non per espressa ed esplicita volontà dell'individuo direttamente coinvolto.
Un altro principio della bioetica laica è il principio della disponibilità della vita. Se ciascun individuo adulto è sovrano su se stesso, allora può disporre del proprio essere, e a tale potere di automanipolazione non si può stabilire un limite pregiudiziale, vincolando a priori la ricerca scientifica e tecnologica. Il progresso della scienza non va rifiutato o visto con sospetto, ma piuttosto promosso in quanto da esso derivano nuove opzioni di libertà e la diminuzione della sofferenza dell'uomo, che non va sublimata o legittimata, come invece vuole la visione cattolica. La visione laica in bioetica rifiuta il paternalismo medico o altre forme di paternalismo come quello che assegna valore intrinseco o sacrale alla natura. Il cittadino-paziente ha il diritto di intervenire attivamente nel suo rapporto con il medico, ovvero di accettare e rifiutare le cure dopo essere stato in merito opportunamente informato ("consenso informato").
La bioetica laica legge il cambiamento dei valori del mondo contemporaneo, proponendo un'etica senza verità : mentre la bioetica cattolica prevede una concezione morale valida per tutti ed in ogni tempo, la bioetica laica, che si basa presupposti antidogmatici e antimetafisici, ritiene che nel campo della morale qualsiasi conclusione sia provvisoria e soggettiva. Questo non comporta comunque la rinuncia alle proprie convinzioni personali o il definire qualsiasi comportamento come lecito. Il rischio dell'indifferentismo etico e dell'anarchia etica sono infatti scongiurati dalla possibilità di trovare un consenso etico tra individui in uno Stato che non imponga il bene per legge, bensì delinei delle indicazioni procedurali frutto dell'accordo pacifico e democratico tra i cittadini, uniche fonti della moralità . Cittadini e politici che ragionino "come se Dio non ci fosse", perché ciò che conta non è se Dio esista davvero e se quindi ci sia una morale unica da Egli imposta che tutti dovrebbero seguire, ma mettere da parte le proprie fedi o ideologie per trovare delle norme condivise perché condivisibili da tutti. Sotto questo profilo, la bioetica laica si trova a comprendere al suo interno la bioetica cattolica. Infatti, mentre il cattolico considera giusta solo la propria visione morale e quindi tenta di imporla a chi non la pensa come lui, il laico non ammette di possedere una verità morale assoluta, ma solo di voler decidere per se stesso. Per questo si fa garante dei diritti della libertà individuale e rispetta l'altro e le sue scelte personali. Un semplice esempio. Il diritto di abortire non implica il dovere di abortire. E per le donne (evidentemente non cattoliche) che intendono esercitare tale diritto, è previsto che ciò avvenga solo a determinate e precise condizioni, quelle sulle quali è stato trovato quel democratico e laico accordo che ha preceduto la formulazione della legge in materia.
Il pluralismo etico è un valore, non un nemico da sconfiggere. Esso va tutelato con rispettosa tolleranza. Tra le varie posizione etiche bisogna conversare, così come si conversa tra le differenti componenti che formano la grammatica delle moderne democrazie multiculturali. La finalità della bioetica laica è la coesistenza di fedi e sistemi valoriali diversi.
*Sara Patuzzo
Coordinatrice Consulta di Bioetica - Sezione di Verona
Dottoranda di Ricerca in Bioetica - Università degli Studi di Torino
Presidente Comitato Etico Fisioterapisti
Formatrice ECM - Corsi di Formazione in Bioetica per Professionisti sanitari
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