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Bertoliana, biblioteca o sala studio?

Di Gian Domenico Savio Domenica 1 Agosto 2010 alle 10:14 | 0 commenti

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La biblioteca civica Bertoliana, grazie al nuovo Sistema Bibliotecario Urbano (Sbt), è ora in grado di competere con le più blasonate sedi limitrofe di Padova, Venezia e Verona (anche se si comincia  a parlare di sua privatizzazione o forse per questo se ne parla...).
Vicenza, infatti, da questo punto di vista, non poteva comportarsi diversamente, visto che è considerata da qualche anno "città universitaria" a tutti gli effetti.

Il solo patrimonio della sede centrale di palazzo San Giacomo dispone di circa 450.000 volumi, oltre a manoscritti e ad una sezione di fotografia, musica e film. Oltre a questo vasto assortimento di materiale edito, l'utente dispone anche di numerosi altri servizi: la possibilità di accedere a quattro postazioni internet in modo del tutto gratuito, un ufficio di consulenza per la ricerca bibliografica, più di cento posti a sedere nella sola sede di via Riale, sei postazioni multimediali per la ricerca "fai da te", un'ampia emeroteca al pian terreno di palazzo Costantini e un rodato servizio "prestiti" molto efficiente. Grazie al nuovo Sbt è infatti possibile accedere al prestito di un'opera presente in una delle sette sedi comunali con un'attesa minima di un giorno.
La Biblioteca Civica Bertoliana risponde egregiamente alla crescente domanda di informazioni digitali, pervasività della rete e partecipazione attiva degli stessi utenti tramite iniziative promosse sia dalla Regione Veneto che dalla Provincia e dal Comune di Vicenza.
La realtà della biblioteca vicentina è oramai a conoscenza di molti, principalmente studenti, che prendono letteralmente d'assedio le sedi centrali di palazzo S. Giacomo e palazzo Costantini durante tutta la settimana. Cifre ufficiali, infatti, parlano addirittura di 26mila utenti annuali. Da questi dati si trarrebbe solo di utopia considerare Vicenza come una realtà non studentesca.
Vicenza è una delle "città universitarie" italiane di notevole rilevanza. Vicenza, però, non dispone di nemmeno una vera e propria aula studio adibita al soddisfacimento delle esigenze e delle necessità di tutti gli studenti universitari, o meno, che assediano le sedi di palazzo San Giacomo e palazzo Costantini durante tutto l'arco della settimana.
Soprattutto durante l'anno accademico si assistono a vere e proprie rincorse al posto sin dalle prime ore della mattinata, mentre nel pomeriggio si necessita di molta fortuna. Solo verso le 18-19 si apre qualche spiraglio tra le scrivanie, altrimenti sempre occupate durante la giornata.
Se ci si recasse a palazzo Costantini alla ricerca di donare un po' di pace alle proprie letture, lontani dalla confusione famigliare, ci si accorgerebbe ben presto di non aver fatto la scelta azzeccata.
Dopo aver ultimato la facile richiesta di un prestito, ci si troverebbe costretti ad imbattersi in una disperata ricerca di uno spazio libero tra manuali fotocopiati, volti assonnati dalle molte ore di studio e smaniosi di salutare l'amico o il conoscente diretto al bagno, giovani ragazzini intenti a mandare sms e vicini di lettura troppo chiassosi per le circostanze.
Sembra quindi non esserci più spazio per i meri cultori della lettura. Ma confondere una biblioteca con un'aula studio non comporta forse il fatto che a Vicenza si stia assistendo ad una vera e propria confusione concettuale?
Ora, il problema sollevato non si riferisce al comportamento tenuto dagli studenti universitari o delle scuole superiori nelle sale della Bertoliana, ma il fatto che l'atteggiamento tenuto da quest'ultimi non potrà mai essere paragonato a quello di un utente che interpreta la biblioteca come un luogo di svago, rilassamento, fonte di informazioni per le personali ricerche culturali, nonché spazio di ispirazione per numerosi pensatori del passato. Proprio per questi fattori, il silenzio che regna sovrano in una biblioteca non deve essere scambiato con un luogo tranquillo in cui poter concentrarsi durante gli studi universitari.
Il concetto di fondo è la volontarietà reciproca che interagisce tra i due soggetti. L'utente originario è interessato all'evoluzione del proprio bagaglio culturale e una biblioteca è pronta a soddisfarlo grazie al proprio patrimonio di manoscritti garantendo, vista la totale gratuità, una certa parità sociale tra le parti. Non esiste nessuna regola ferrea che impone il silenzio in biblioteca, proprio perché il silenzio in biblioteca è spontaneo, non forzato. Perché chiunque si rechi in questo luogo è cosciente del proprio interesse.
Tra uno studente universitario, imbrigliato dalle scadenze di esami e lezioni, e una biblioteca non sussiste, invece, questo elemento di volontarietà. Anzi, solo una relazione forzata e un certo tipo di compromesso: "per studiare necessito di tranquillità e concentrazione lontano dalla confusione casalinga, dove la posso trovare? In biblioteca".
A questo punto, è indubbio che di biblioteche come una volta e di utenti originari non ne esistano più, infatti, entrambi hanno positivamente seguito lo sviluppo dei tempi. L'utente originario si adegua alla tecnologia e all'interazione tra più input e, dall'altra parte, la progettazione di una biblioteca multimediale si basa sulla prerogativa di fornire servizi sempre più all'avanguardia e di agevole accesso.
Ciò, però, non deve consentire il fatto di poter scambiare con tale disinvoltura la Biblioteca Civica Bertoliana, istituzione tra le più antiche in Veneto, con una semplice, quanto disordinata, aula studio. Molte città hanno seguito la scelta di scindere nettamente questi luoghi, altre non se ne sono curate affatto, Vicenza per ora non si muove.
Alcuni anni fa Italo Calvino affermava che «(..) la cultura paga ben caro l'essersi liberata da una base economica. Prima viveva sul privilegio, però aveva radici solide. Ora gli intellettuali non sono borghesi e non sono proletari (..)» In questo caso non vorremo rappresentare la cultura come un elemento di divisione societaria, del resto quelli dell'illustre scrittore in La speculazione edilizia (Mondatori, Milano, 2006, p. 40) erano altri tempi, ma sembra sia arrivato il momento per Vicenza di iniziare a pensare a come riuscire a scindere due aspetti della cultura totalmente contrapposti: quella volontaria e spontanea del lettore, da una parte, e quella imposta e infarcita di ferree scadenze dello studente universitario, dall'altra.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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