Barista Weliton, paesano da lontano
Lunedi 16 Agosto 2010 alle 15:10 | 0 commenti
Viene del Brasile, ha perso il lavoro da conciatore. Ma vuole battere la crisi: con un amico, apre locali che funzionano...
di Cristina Salviati (da Scarp de' tenis)
In un Veneto in profonda crisi economica c'è anche chi, con grande coraggio e spirito di impresa, si butta in nuove avventure.
È il caso di Weliton de Arruda, extracomunitario, ma solo, è proprio il caso di sottolinearlo, nel senso che proviene da un Paese non europeo, il Brasile.Â
In realtà Wueliton è molto più italiano di tanti autoctoni, visto che fin dal suo arrivo in Italia, vent'anni fa, si è sempre occupato di temi di convivenza, impegnandosi come mediatore per gli stranieri. «Ho fatto questo servizio a Lonigo, come volontario, non appena la padronanza delle lingua italiana me l'ha permesso. Grazie all'interessamento del comune avevo aperto uno sportello stranieri, per dare consigli e informazioni: allora la figura del mediatore non era ancora istituzionale».
Oggi Weliton de Arruda è cittadino italiano, e il suo impegno civile è un po' diminuito.
Ma solo perché, in quanto imprenditore, dispone di minor tempo libero.
Il primo lavoro in conceria
Arrivato nel nostro paese il giovane brasiliano aveva trovato lavoro in una conceria a Sarego. Il lavoro era duro, ma permetteva di passarsela piuttosto bene. «È proprio grazie a quel lavoro che ho conosciuto il mio grande amico Fabio Morin - racconta il brasiliano -. Si può dire che da vent'anni io e lui ci sosteniamo spalla a spalla. Il primo a perdere il lavoro sono stato io, e con esso anche la moglie che, data la non facile situazione, ha deciso di rimpatriare. Volevo seguirla, ma Fabio mi ha convinto a restare, ospitandomi a casa sua. Qualche tempo dopo ho scoperto di avere anche una figlia, in Brasile: la mia compagna non mi aveva detto di essere incinta al momento della partenza. Così sono tornato a casa, per vedere la bambina e decidere cosa fare. Ma ormai era tardi: il matrimonio ormai era distrutto, e io ho deciso di tornare in Italia».
Rientrato, Weliton ha trovato lavoro come cameriere in un ristorante sui colli di Vicenza, e ha scoperto di saperci fare, con i clienti. «Il proprietario non c'era mai, a conti fatti ero più un gestore che un cameriere, e i clienti tornavano numerosi - racconta -. Poi, però, ho trovato di nuovo un lavoro stabile e ho lasciato il ristorante. Tempo dopo è toccato a Fabio di restare senza lavoro: un giorno mi viene a trovare e mi dice che a starsene con le mani in mano non ce la fa proprio. In breve, mi convince a rilevare un bar di paese, a Brendola».
Una targhetta per conoscersi
Wueliton torna, dunque, a radicarsi sui colli Berici, stavolta come barista e comproprietario. «Lì mi sono davvero accorto di essere uno "straniero straniero": i clienti affezionati del piccolo locale mi guardavano storto. Allora mi sono inventato la targhetta col nome in modo da togliere, se non altro, l'imbarazzo quando non sapevano come chiamarmi». Dalla targhetta è nata un'amicizia tra paesani, stranieri e non. L'impresa da quattro anni funziona benissimo e oggi ha spinto i due soci a lanciarsi in una nuova avventura: rilevare un bar molto noto e frequentato sulla statale per Verona, all'altezza di Tavernelle. In molti lo conoscono come "Giampanino", da qualche settimana è diventato "Welfa Bar", e propone anche da mangiare, piatti del luogo e sudamericani.
«Con moderazione, però - sorride Weliton -. Perché qui si ferma molta gente a mezzogiorno e bisogna saper offrire cibi leggeri, a chi poi deve riprendere il lavoro...»
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