Azionisti "di peso" della Popolare di Vicenza pronti a uscire allo scoperto
Martedi 3 Novembre 2015 alle 22:05 | 0 commenti
Non sono ancora noti i nomi degli iscritti, ma il “nocciolo†vicentino di azionisti storici di Popolare di Vicenza, intenzionati a sottoscrivere l’aumento chiesto dall’ad Francesco Iorio per non distruggere il cordone che lega la popolare al territorio, è pronto a uscire allo scoperto. Forse già domani e comunque entro la settimana gli azionisti vicentini faranno sentire la loro voce, per garantire che di fronte alle difficoltà , i grandi azionisti della BpVi non si tirano indietro e non lasceranno fuggire altrove un istituto che l’anno prossimo, nonostante il momento terribile, festeggerà i propri 150 anni di storia.
A Montebelluna intanto proseguono i contatti con i potenziali investitori che vogliono rilevare la controllata BIM. Dopo le indiscrezioni pubblicate stamattina dal Messaggero, oggi pomeriggio su sollecitazione della Consob, Veneto Banca ha pubblicato un comunicato in cui conferma di aver concesso un’esclusiva di tre settimane a Bsi, l’istituto elvetico ceduto da Generali alla brasiliana Btg Pactual. L’esclusiva è stata conferita lo scorso 23 ottobre, perciò scadrà il prossimo 13 novembre. Secondo le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano romano, l’offerta ammonterebbe a 280 milioni di euro (cifra vicina ai 289 milioni promessi dalla cordata capitanata da Pietro D’Aguì e bloccata da Francoforte), ma Veneto Banca dice che questo dettaglio è prematuro perché «L’offerta – spiega la nota – è ancora oggetto di valutazione». Stamattina intanto l’ad Cristiano Carrus, in un’intervista al Sole24Ore ha fatto sapere che l’idea di trovare un partner è ancora in agenda, ma sarà rimandata a una data successiva allo sbarco in Borsa.
Oggi comunque è stato anche il giorno di Banca Intesa, che ha presentato una trimestrale dai conti sfavillanti rispetto alle altre banche (utile netto di 2,726 miliardi di euro nei primi nove mesi, in deciso miglioramento rispetto agli 1,203 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso). Tuttavia l’utile netto del terzo trimestre è risultato in flessione a 722 milioni rispetto ai 940 milioni del secondo trimestre, e ciò ha scatenato i dubbi degli investitori sulla promessa che il dividendo sarà davvero generoso come il ceo aveva garantito. A metà giornata il titolo perdeva perciò oltre il 3%, ma le rassicurazioni di Messina sul fatto che il dividendo sarà di «almeno 2 miliardi» hanno riportato un po’ di fiducia, così la banca torinese ha ceduto in Borsa un più modesto 1,13%.
L’ultima novità di giornata riguarda Generali, che è uscita dalla lista delle istituzioni finanziarie (banche e assicurazioni) “sistemicheâ€, soggette cioè a controlli e requisiti di capitale più stringenti, stilata dall’Fsb, il Financial stability board con sede a Basilea. Al suo posto, nella classifica dei 9 grandi gruppi assicurativi mondiali, entra Aegon. Nella lista delle 30 banche, dove figura per l’Italia solo Unicredit, esce la spagnola Bbva ed entra la China Construction Bank. Dato che far parte del club implica maggiori controlli e requisiti, uscirne assicura per converso un certo grado di libertà in più, perciò il titolo ha chiuso in territorio positivo a +0,98%.
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