Autostrade venete, aumenta il peso degli spagnoli di Albertis
Giovedi 9 Febbraio 2017 alle 07:53 | 0 commenti
Abertis sale al 60% di Brescia-Padova, acquistando le quote di Mantovani e Gavio dell’ex Venezia-Padova. E punta a salire ancora, confermando l’offerta alle Province pronte a vendere e la disponibilità a rastrellare le quote degli altri soci che bussassero alla porta per vendere. Il prezzo è quello offerto alle Province: 300 euro ad azione. È su questa base che il colosso catalano delle infrastrutture, che a settembre aveva acquistato da Intesa Sanpaolo, Astaldi e Tabacchi la quota di controllo del 51,4% di A4 Holding, che ha in pancia l’arteria a pagamento centrale del Veneto, ha chiuso ieri l’accordo per rilevare l’8,37% di Autostrade Serenissima, l’ex Padova-Venezia nelle mani dell’altro gestore Gavio per il 25,3%, per il 16% di Autovie Venete e per il 36,23% del costruttore Mantovani, oltre a un ulteriore 0,16% direttamente della società della famiglia Chiarotto.
Quote acquisite ai tempi d’oro, prima dello scandalo Mose, seguendo l’idea accarezzata da Piergiorgio Baita di acquisire il controllo di A4 Holding con l’acquisizione e la ricapitalizzazione di Reconsult. Ora l’uscita di scena, con i catalani che hanno messo sul tavolo dell’ex Venezia-Padova 46,6 milioni, e altri 900 mila euro a Mantovani, a cui vanno in complesso oltre 17,7 milioni. Buoni sia per l’azienda di costruzioni in crisi, sia per regolare i rapporti della società autostradale le cui prospettive di sviluppo si sono infrante da tempo nello scontro interno tra l’asse Gavio-Mantovani e Autovie Venete. Ma i catalani non si fermano qui. Confermano l’intenzione di semplificare la gestione di A4 Holding, accrescere i dividendi dall’Italia e guardare qui ad altre acquisizioni di autostrade esistenti, come successo per la Brescia-Padova. Dove puntano a rastrellare tutto il possibile. Il prezzo non a caso è di 300 euro ad azione, con uno sconto del 10%, dicono gli spagnoli, rispetto ai 330 euro del valore-base delle azioni nell’acquisizione di settembre; valore depurato dall’avviamento e dal debito della società , rispetto al valore per azione fissato allora in 625 euro rispetto ai 594 milioni pagati. I 300 euro è la cifra offerta alle Province di Vicenza (7,4%, a cui si aggiunge lo 0,24% del Comune), Verona (4,23%), Venezia (0,08%) e Brescia (4,5%) che stanno vendendo in pool all’asta il 12,2%. E l’offerta resta valida, nonostante Abertis abbia raggiunto una confortevole quota del 59,93%. Ma è chiaro che l’asta promossa cercando di alzare il prezzo, partendo da una base di 377 euro, avrà ben poche speranze di non andare deserta. E a quel punto gli enti pubblici dovranno accettare la trattativa privata, per un lotto di azioni che potenzialmente vale 91,8 milioni (41,3 la quota della Provincia di Vicenza, 23,5 quella di Verona). È chiaro a questo punto che il primo obiettivo del colosso catalano è di salire al 66% con cui poter liberamente metter mano allo statuto della società . Ma la prospettiva è di salire al massimo possibile, offrendo lo stesso prezzo a chi busserà per esser liquidato. E non si vede perché a questo punto non dovrebbero sfruttare l’occasione Banco Bpm, il cui 2,7% vale 15 milioni, così come soci minori come Popolare Vicenza, con lo 0,2% che ne vale 1,1 milioni, o Fondazione Cariverona, con lo 0,14% che valgono 793 mila euro. Liquidare il 32,2% dei soci pubblici costerebbe 180 milioni. Prospettiva a cui si sottrarrà il Comune di Verona guidato da Flavio Tosi, presidente di Brescia-Padova, la società che gestisce concessionaria autostradale di A4 Holding, confermato dagli spagnoli. Le sue 86 mila azioni per il 4,64% valgono 25,8 milioni. Ma Tosi ha già detto di considerare strategica quella partecipazione per influire sulle infrastrutture del territorio e un errore vendere ad un prezzo dimezzato rispetto a settembre. E punta a rimanere nella società , anche nella prospettiva estrema di ritrovarsi solo al fianco degli spagnoli.
Di Federico Nicoletti, da Corriere del Veneto
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