Area Barcaro Zaccaria, Franca Equizi: "Progetti edificatori assolutamente inadeguati al contesto urbanistico dell'epoca"
Venerdi 14 Aprile 2017 alle 12:21 | 0 commenti
L'ex consigliere comunale Franca Equizi ci invia un intervento sull'Area Barcaro Zaccaria, zona est di Vicenza, da anni lasciata abbandonata.
La vita politica vicentina fu sconvolta, nei primi mesi del 2008, dalle dimissioni del sindaco Enrico Hullweck. L'annuncio della sua possibile candidatura alle elezioni politiche, con la conseguente caduta anticipata della giunta, mandò in fibrillazione la maggioranza che, a causa dei tanti dissidi interni, non garantiva più i numeri per governare. La giunta invece, incurante della situazione, fu stranamente presa da una sospetta frenesia deliberativa. Non capivo perché, vista l'inconciliabile spaccatura della maggioranza, gli assessori, volessero portare in consiglio tante delibere, per lo più di urbanistica, nonostante la certezza di non avere i numeri per l'approvazione.
Non immaginavo che fosse stato concordato, ovviamente sottobanco, quello che io chiamo "el pato del quarelo", il progenitore carbonaro del patto del Nazzareno tra PD e Forza Italia. Alcuni esponenti del PD, ritengo solo per tornaconto elettorale, garantirono il numero legale e, nonostante l'assenza di sindaco assessori e consiglieri di maggioranza, approvarono varie delibere. La prevista colata di cemento del piano Barcaro Zaccaria ottenne il via libera in questo clima surreale e, fatto raro, alla presenza di alcuni esultanti proprietari dell'area. Il progetto, come dissi allora in consiglio novella Cassandra derisa da molti dei presenti, andava affossato insieme a quello della vicina area Marotti. Sostenni che erano progetti edificatori assolutamente inadeguati al contesto urbanistico dell'epoca e con grossi impatti sulla viabilità . Cosa importava, come sostennero alcuni, che i proprietari delle aree avessero maturato una aspettativa ultra ventennale? Da quando l'aspettativa di una risposta positiva è un diritto acquisito?
Questa regola non scritta, condivisa all'epoca da destra e sinistra, vale, a quanto pare, solo per alcuni costruttori vicentini? Perché autorizzare queste imponenti e inutili colate di cemento quando la crisi dell'edilizia era già in atto da tempo e non c'era richiesta di altre abitazioni? I lavori, nonostante tutto, iniziarono nel 2009, ma dopo pochi scavi si fermarono definitivamente. Nell'area oggi, dopo quasi un decennio, sono presenti dei laghetti di acqua stagnante, ben visibili oltre la rete rossa di cantiere, densamente abitati da zanzare, pantegane e altro. Dal 2009 ad oggi la proprietà , come da notizie apparse sulla stampa, ha fatto le seguenti richieste: anno 2015, la società proprietaria presenta in tribunale la richiesta di concordato, anno 2016, il curatore fallimentare chiede al comune la restituzione dei 450.000 euro pagati dai privati per gli oneri di urbanizzazione del cantiere, anno 2017 il curatore propone, sempre al comune, la modifica del piano con la riduzione delle volumetrie, ma in cambio chiede di poter edificare insediamenti commerciali.
Il progetto quindi, come previsto ancora nel 2008 dalla sottoscritta, si è rilevato un fallimento annunciato. Perché ora il comune, considerato che il privato non ha realizzato neppure le opere pubbliche previste dalla delibera, dovrebbe restituire, dopo quasi dieci anni, quanto lecitamente e doverosamente incassato per poter rilasciare la concessione edilizia? Il rischio d'impresa, come prevede il nostro sistema capitalista, non deve ricadere sulla collettività , ma sull'imprenditore. Sono stati forse i cittadini a sollecitare l'approvazione del tanto agognato piano o i costruttori per meri fini speculativi? Cari costruttori mai come in questo caso vale il proverbio "chi troppo vuole nulla stringe".
Il comune ora, a mio pare, non deve assolutamente modificare il piano, men che meno restituire gli oneri e obbligare altresì i privati alla sistemazione dell'area. Ricordo che il piano scadrà nel 2018.
Scommettiamo invece che, viste la modalità di approvazione della lottizzazione, l'amministrazione comunale cercherà in tutti i modi di andar incontro alle richieste del privato?
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