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Appello del consorzio Prisma e delle realtà cattoliche ai candidati sindaco

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 10 Maggio 2013 alle 17:09 | 3 commenti

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Consorzio Prisma - Una “riflessione e una proposta utile al bene di tutti” rivolte a chi si candida ad amministrare la città di Vicenza. Lo hanno scritto le realtà impegnate nell'economia sociale, nella cittadinanza attiva, nel volontariato e nell’impegno educativo ed ecclesiale. Il documento, predisposto dal Consorzio Prisma - che raduna la maggioranza delle cooperative sociali della provincia di Vicenza – è stato sottoscritto anche da Acli, Associazioni Genitori Scuole Cattoliche), Azione Cattolica, Caritas Diocesana, Centro Italiano Femminile, Movimento Ecclesiale d’Impegno Culturale e  Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi.

Partendo dalla constatazione che la vera emergenza a cui dedicare attenzione oggi è la precarietà lavorativa e la disoccupazione che riguardano fasce sempre più ampie di popolazione, il documento ricorda la presenza a Vicenza di energie vitali importanti (le imprese sociali), in grado di contribuire alla “costruzione di un rinnovato modello di economia e società, capace di giustizia sociale, sviluppo sostenibile e vere opportunità per tutti”.

Nell’appello si chiede “con semplicità e fermezza” a chi si presenta alle prossime elezioni di considerare questi contenuti nella definizione della propria futura azione amministrativa. E’ una richiesta di assunzione di responsabilità precisa, che per contro garantisce l’impegno della cooperazione sociale a dare continuità alla volontà di confronto e collaborazione.

Nello specifico, per il Consorzio Prisma e le realtà ecclesiali che sottoscrivono l’appello, per affrontare la situazione grave di crisi attuale serve un approccio operativo nuovo e più incisivo, un cambio di paradigma e un cambiamento profondo del modello economico e del modo di fare attività d’impresa.

“L'impegno di un'amministrazione locale – si legge - per l'inclusione sociale si può sviluppare con la valorizzazione dei laboratori di innovazione già esistenti, che devono trovare uno spazio di ascolto e diffusione più ampia e promuove partenariati trasversali, formule inedite miste tra i diversi attori”.

L'orizzonte proposto è quello di un'economia sociale di territorio, “capace di guardare ad un forte radicamento e alla valorizzazione delle proprie risorse locali, ma anche al rispetto della dignità delle persone”. Perché “un'Amministrazione locale può decidere di sostenere e privilegiare con politiche premianti le imprese intenzionate ad investire sul proprio territorio e a garantire un lavoro sicuro e dignitoso. Lo può fare con agevolazioni fiscali, semplificazioni burocratiche e detassazioni, ma anche con procedure coraggiose nell'individuazione delle forniture e delle collaborazioni basate sulle ricadute sociali, oltre che sulla congruità economica”.

Alla futura amministrazione viene chiesto di “saper riconoscere il potenziale di generazione di impiego che settori come la cooperazione sociale, la finanza etica, il commercio equo e solidale, l'housing sociale e l'agricoltura biologica possono determinare, contribuendo ad un processo di crescita che non le deve più circoscrivere a contesti marginali o alternativi”. Fra gli ambiti suggeriti, la cura del patrimonio artistico e della cultura, la promozione del turismo culturale e sociale, la manutenzione urbanistica e ambientale, il riciclo dei rifiuti, il riassetto idro-geologico, la promozione del risparmio energetico, la diffusione delle energie alternative, la promozione delle coltivazioni biologiche, gli allevamenti non inquinanti e i servizi alla persona”.

Il rilancio e lo sviluppo di un Paese, insomma, per il Prisma “necessitano di un modo innovativo di intendere la collaborazione tra soggetto pubblico e Terzo Settore”, con un approccio che eviti sia un distorto utilizzo della sussidiarietà che una mera logica di privatizzazione e di azzeramento del ruolo dello Stato”.

A servire però sono anche “luoghi pubblici dove costruire la politica, quale arte di governo della città” e “rapporti fondati sul ruolo paritario tra ente pubblico e privato, tra cittadini e amministratori nel partecipare alla vita della città”.

“Un welfare territoriale capace di riscattare e valorizzare competenze e protagonismi delle comunità locali – conclude il documento - è una sfida complessa, che chiede una visione comune e una confluenza di risorse ed energie con la pubblica amministrazione. Le realtà che provengono dall'economia sociale, dalla cittadinanza attiva, dal volontariato e dall’impegno educativo ed ecclesiale  si rendono disponibili a dare il loro contributo. Serve però anche un soggetto pubblico che confermi il proprio impegno e la propria responsabilità, a partire dalla definizione di una visione strategica complessiva e dalla forte assunzione di un ruolo di programmazione e regolazione. Ci auguriamo sia arrivato il momento per provarci insieme. Anche a Vicenza”.

UN'ECONOMIA SOCIALE CAPACE DI GIUSTIZIA, SVILUPPO E PARI OPPORTUNITÀ

In questa fase cruciale del nostro Paese serve una prospettiva vera di cambiamento, che può muovere i primi passi anche dai territori. In questo senso le prossime elezioni amministrative assumono un valore particolare per porre dei segni precisi, concreti e condivisi.

A partire da questa consapevolezza le realtà che provengono dall'economia sociale, dalla cittadinanza attiva, dal volontariato e dall’impegno educativo ed ecclesiale sentono la necessità di proporre a chi si candida all'amministrazione della comunità locale una riflessione e una proposta utili al bene di tutti.

La relazione che abbiamo con il territorio ci fa toccare con mano la preoccupazione sempre più diffusa - che spesso si trasforma in ansia e talvolta in disperazione – di chi vive nella precarietà lavorativa o di chi si trova ad aver già oltrepassato il confine della disoccupazione.

E' un dramma che non riguarda più solo le persone svantaggiate, ma che si estende ogni giorno a fasce di popolazione sempre più ampie: giovani, donne, persone espulse dal mercato del lavoro che hanno sempre meno prospettive di rientro.

Questa è oggi la vera emergenza, la vera priorità a cui destinare l'attenzione.

Anche a Vicenza.

Crediamo che ciascun candidato-sindaco debba dire in modo preciso come il Comune di Vicenza possa svolgere il proprio ruolo di attore istituzionale, sociale ed economico per contribuire ad aprire una nuova fase.

Nel vicentino sono presenti energie vitali importanti, in grado di contribuire alla costruzione di un rinnovato modello di economia e società, capace di giustizia sociale, sviluppo sostenibile e vere opportunità per tutti.

Sono persone che hanno dato vita ad organizzazioni, imprese, attività economiche e sociali: esperienze che si sono sviluppate nel tempo, creando occupazione, reddito, benessere, ma soprattutto un modello diverso di fare economia.

Anch'esse pagano il prezzo della crisi e sentono la fatica dell'incertezza e della precarietà che incombe.

Però non smettono di guardare al futuro con speranza. 

Chiediamo con semplicità – ma anche con fermezza - a chi si presenta alle prossime elezioni di considerare questi contenuti nella definizione della propria futura azione amministrativa.

Chiediamo di farlo con un impegno che vada oltre le semplici promesse e con una precisa assunzione pubblica di responsabilità.

Da parte nostra ci impegniamo non solo a chiedere, ma anche a dare continuità a questa volontà di confronto e collaborazione, sentendoci noi stessi chiamati a percorrere strade nuove, a progettare in nuovi contesti, a cogliere sfide ed opportunità che la situazione contingente ci impone e ci propone.

PER UN'ECONOMIA SOCIALE

Per affrontare l'attuale situazione serve un approccio operativo nuovo e più incisivo.

La coesione sociale si fonda infatti sulla capacità di protezione delle fasce più deboli, ma anche sulla riscoperta della capacità di cooperazione e di mutualismo tra tutti i cittadini.

Lo si può realizzare raccogliendo le esperienze e le disponibilità delle organizzazioni del Terzo Settore, che hanno saputo tener vivi questi valori nella loro pratica quotidiana, anche in questi anni così difficili.

Lo testimoniano le esperienze delle associazioni, delle cooperative sociali, dei comitati di tutela del territorio, dei gruppi di acquisto solidale, delle organizzazioni di consumo critico.

Il territorio si regge su questi fili intrecciati che non si sono piegati alla deriva degli interessi corporativi e non hanno smesso di credere al perseguimento di un bene comune.

Sono cantieri di “solidarietà vissuta”, che hanno spesso supplito ad uno Stato sociale in ritirata, che hanno offerto risposte concrete a chi ne aveva assoluta necessità, ma che hanno anche sperimentato un modello diverso di vivere la relazione tra individuo, società ed economia.

L'innovazione non passa infatti solo attraverso la creazione di nuovi prodotti, nuovi servizi, nuovi processi di produzione.

Serve un cambio di paradigma, un cambiamento profondo che riguarda il modello economico e il modo di fare attività di impresa.

L'impegno di un'amministrazione locale per l'inclusione sociale si può sviluppare  con la valorizzazione dei laboratori di innovazione già esistenti, che devono trovare uno spazio di ascolto e diffusione più ampia, con un processo di contaminazione che si allarga alle diverse forme giuridiche (pubblica o privata; profit o no-profit) e promuove partenariati trasversali, formule inedite miste tra i diversi attori.

Già in passato molte istituzioni della città sono nate da forme di solidarietà di cittadini che destinavano i propri beni e patrimoni alla costruzione di una città migliore e per dare opportunità a chi si trovava in condizioni di disagio.

Anche oggi si possono costruire percorsi  solidali, comunitari, per ridare “fiducia” e per costruire un patto di cittadinanza.

L'orizzonte che proponiamo  è quello di un'economia sociale di territorio, capace di guardare ad un forte radicamento e alla valorizzazione delle proprie risorse locali, ma anche al rispetto della dignità delle persone.

Un'Amministrazione locale può decidere di sostenere e privilegiare con politiche premianti le imprese intenzionate ad investire sul proprio territorio e a garantire un lavoro sicuro e dignitoso.

Lo può fare con agevolazioni fiscali, semplificazioni burocratiche e detassazioni, ma anche con procedure coraggiose nell'individuazione delle forniture e delle collaborazioni basate sulle ricadute sociali, oltre che sulla congruità economica.

E questo può essere la premessa per formule ancora più evolute di collaborazione tra il soggetto pubblico ed il sistema di imprese del territorio.

 

All'amministrazione comunale chiediamo di saper riconoscere il potenziale di generazione di impiego che settori come la cooperazione sociale, la finanza etica, il commercio equo e solidale, l'housing sociale e l'agricoltura biologica possono determinare, contribuendo ad un processo di crescita che non le deve più circoscrivere a contesti marginali o alternativi.

L'occupazione e lo sviluppo possono essere promossi in moltissimi ambiti, anche a Vicenza.

Non si tratta solo di ritrovare lo spazio di un rilancio su basi diverse del manifatturiero, che caratterizza da sempre il nostro territorio.

E' necessario guardare anche alla cura del patrimonio artistico e della cultura, alla promozione del turismo culturale e sociale, alla manutenzione urbanistica e ambientale, al riciclo dei rifiuti, al riassetto idro-geologico, alla promozione del risparmio energetico, alla diffusione delle energie alternative, alla promozione delle coltivazioni biologiche, agli allevamenti non inquinanti ... oltre che al campo dei servizi alla persona.

All'interno di questi settori può prendere le mosse una prospettiva di sviluppo, che può creare le basi per un cambiamento che va ben oltre la dimensione economica e produttiva.

E’ venuto davvero il momento di allargare il raggio di azione, non solo sul piano delle attività da promuovere, ma anche su quello del modello economico che vogliamo sviluppare nella nostra società, con uno nuovo slancio di idealità e di vitalità.

Il rilancio e lo sviluppo di un Paese necessitano di un modo innovativo di intendere la collaborazione tra soggetto pubblico e Terzo Settore, con un approccio in grado di evitare sia un distorto utilizzo della sussidiarietà che una mera logica di privatizzazione e di azzeramento del ruolo dello Stato.

Un'economia sociale capace di giustizia, sviluppo e pari opportunità ci sembra un obiettivo reale e percorribile, così come concrete sono state le esperienze di chi le ha sperimentate finora all'interno delle proprie organizzazioni.

A partire da queste potenzialità vanno sviluppati luoghi pubblici dove costruire la politica, quale arte di governo della città.

Servono rapporti fondati sul ruolo paritario tra ente pubblico e privato, tra cittadini e amministratori nel partecipare alla vita della città.

Ci sono questioni di fondo che chiedono una risposta chiara da chi si accinge ad amministrare la città e che devono essere condivise con le forze sociali: quali sono le priorità per questa città in un momento di scarsità di risorse? Dove e come reperire risorse aggiuntive? Come costruire il piano della città?

Un welfare territoriale capace di riscattare e valorizzare competenze e protagonismi delle comunità locali è una sfida davvero complessa, che chiede una visione comune e una confluenza di risorse ed energie con la pubblica amministrazione.

Le realtà che provengono dall'economia sociale, dalla cittadinanza attiva, dal volontariato e dall’impegno educativo ed ecclesiale  si rendono disponibile a dare il loro contributo.

Serve però anche un soggetto pubblico che confermi il proprio impegno e la propria responsabilità, a partire dalla definizione di una visione strategica complessiva e dalla forte assunzione di un ruolo di programmazione e regolazione.

Ci auguriamo sia arrivato il momento per provarci insieme.

Anche a Vicenza.

 

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Commenti

Giovanni
Inviato Venerdi 10 Maggio 2013 alle 19:27

Ma che ha fatto l'assessore alla Pace e alla Famgilia per i Disabili? Nulla di importante a quanto risulta, come tutta la sua attività di assessore pagato dai cittadini
Beppe
Inviato Venerdi 10 Maggio 2013 alle 21:02

Tutto bellissimo, ma ci mettono loro le risorse?
Beppe
Inviato Domenica 12 Maggio 2013 alle 22:09

Sarebbe interessante leggere la risposta...ma è questo il seguito che viene dato alle proposte?
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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