Apindustria: con Jobs Act dimissioni volontarie sono una vera “impresa”, ispettori come autovelox
Mercoledi 20 Gennaio 2016 alle 16:51 | 0 commenti
Apindustria Confimi Vicenza
Grazie all'ultimo decreto attuativo del Jobs Act sulle dimissioni telematiche, anche una dimissione volontaria può rivelarsi un lungo percorso a ostacoli. La legge prevede infatti che, a partire dal 12 marzo, chiunque intenda lasciare il posto di lavoro debba formalizzare le proprie dimissioni attraverso una procedura telematica piuttosto complicata, ricostruita in ogni suo passaggio dal Presidente di Apindustria Confimi Vicenza, Flavio Lorenzin.
«Il lavoratore dimissionario deve recuperare un codice Pin individuale fornito dall'Inps – spiega il rappresentante delle Pmi – che consente di accedere in via riservata ai servizi online presenti sul portale dell’ente previdenziale. Dato che l'Inps non ha inviato a tutti questo Pin, l'utente può richiederlo attraverso lo stesso sito, ma per ragioni di sicurezza il codice viene fornito solo a metà . La parte restante viene recapitata a casa per posta, generalmente nel giro di una settimana, a discapito di chi ha fretta di dimettersi per formalizzare l'assunzione con un nuovo datore di lavoro».
Dopo aver recuperato il Pin dell'Inps scatta la fase due. «L'utente deve accedere al sito Cliclavoro – continua Lorenzin – un portale del Ministero del Lavoro nel quale le aziende effettuano alcuni adempimenti obbligatori. Qui il codice viene fornito subito e interamente per via telematica: basta allora compilare un modulo e trasmetterlo per ricevere una marca temporale, dopodiché il lavoratore avrà sette giorni di tempo per ripensarci e revocare eventualmente le dimissioni. Quest’ultima è un'ulteriore complicazione di cui non si sentiva proprio il bisogno, dato che la facoltà di ripensamento era evidentemente già implicita anche nella procedura di convalida, introdotta dalla legge Fornero e tuttora in vigore fino al prossimo 12 marzo».
Naturalmente, le sanzioni amministrative previste in caso di alterazione dei moduli sono decisamente pesanti e sproporzionate, visto che vanno dai 5 mila ai 30 mila euro. «L’informatizzazione applicata alla burocrazia in alcuni casi può generare dei piccoli mostri – conclude Lorenzin – e nonostante le ispezioni sulle procedure che portano a termine i rapporti di lavoro esistano da tempo, si continua a cercare di fare cassa cercando il “pelo nell'uovo†presso imprese sostanzialmente oneste anziché combattere le patologie croniche del sistema. Per rendersene conto basta osservare la vicenda del cosiddetto “caporalatoâ€, che esiste da secoli ma della cui esistenza pare che l’Italia si sia accorta solo dopo la morte di qualche povero lavoratore. Invece di combattere i veri fenomeni evasivi, si preferisce usare gli ispettori come gli autovelox, per fare cassa ai danni di chi cerca quotidianamente di fare al meglio il proprio dovere. Apindustria continuerà a combattere contro gli innumerevoli cavilli e lungaggini che ministri e burocrati mettono quotidianamente in campo, di cui la procedura telematica per le dimissioni è solo l’ultimo degli esempi».
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