Aperture festive negozi: significativa l'alleanza tra sindacati, confesercenti e mondo cattolico
Martedi 30 Aprile 2013 alle 22:04 | 1 commenti
Filcams Vicenza - Anche per quest'anno il ponte del 25 aprile e del primo maggio è amaro per molte commesse che lavorano nei centri commerciali, che non possono usufruire della giornata festiva dopo la deregulation (o liberalizzazione, ndr) delle aperture festive e domenicali introdotta per decreto dal Governo Monti un anno fa.
"Deregulation che tra l'altro ha reso vane una serie di norme regionali che potevano andare bene visto che contenevano una formula di equilibrio nelle aperture domenicali e non contemperavano le festività ", afferma Umberto Marin, segretario generale della Filcams di Vicenza. "Non abbiamo dichiarato lo sciopero del settore, ma abbiamo focalizzato la nostra attenzione preventivamente chiedendo alle aziende di tenere chiuso, solo in alcune realtà specifiche che hanno deciso di tenere aperto nelle due festività , e dove le lavoratrici ce l'hanno richiesto abbiamo dichiarato sciopero, il fenomeno nella nostra provincia, seppur esiste e non in piccola misura non è ancora così diffuso come in altre province venete come Padova, Treviso e Venezia.
Da tempo, nel Vicentino abbiamo pensato di concentrarci sulla petizione 'Libera la Domenica' organizzata insieme alla Confesercenti", sottolinea Marin.
Vicenza infatti è una delle province che hanno raccolto più firme in Veneto, circa 6200 contro le 7500 di Venezia e le 6500 di Treviso, 4500 a Padova e duemila sia a Rovigo sia a Verona. 700 le sottoscrizioni venute dal Bellunese.
"Vicenza quindi ha partecipato in modo più che attivo alla raccolta di sottoscrizioni spiega Marin, "per la proposta di legge di iniziativa popolare che ha lo scopo di ridare ruolo alle istituzioni locali per regolamentare gli orari di apertura degli esercizi commerciali, proposta lanciata alcuni mesi orsono dalla Confesercenti assieme alla Cei (Conferenza episcopale italiana). Iniziativa alla quale anche le nostre categorie di Cgil Cisl e Uil (Filcams-Fisascat-Uiltucs) hanno aderito".
La proposta di Legge di iniziativa popolare è tesa ad abrogare l'art. 3 comma 1 del DL 223/2006, "ovvero la parte riguardante le liberalizzazioni selvagge che nulla di positivo hanno portato al nostro tessuto commerciale. Anzi", precisa il segretario Filcams, "hanno portato disagi ai lavoratori e ai piccoli commercianti e guadagni nulli per gli esercizi medio-piccoli e per i grandi gruppi, visto il momento di recessione dei consumi delle famiglie". Così la grande distribuzione tende a tenere inalterato il fatturato, a scapito dei piccoli negozi e delle piccole realtà che non ce la fanno più a rimanere aperte: "ma a che prezzo?", evidenzia Marin.
"Il principio fondamentale di una vita sociale dovrebbe essere anche quello per i lavoratori di concedersi qualche momento di aggregazione e partecipazione alla vita sociale, un momento di pausa settimanale in cui vivere il tempo libero e la famiglia, i propri hobby o il proprio credo", continua il segretario Filcams, "la completa libertà di apertura dei locali determinata dal Governo Monti rende impossibile coniugare i tempi di lavoro con quelli della vita e della famiglia, molte volte nel caso di donne e madri per retribuzione basse in quanto legate a lavoro part time con enorme flessibilità oraria e obbligo di lavoro nei giorni festivi e domenicali, condizioni che contribuiscono allo sfaldamento sociale.
"Siamo comunque fiduciosi che la proposta di legge popolare per limitare la deregulation possa essere accolta da una maggioranza parlamentare", unica alternativa al momento possibile e per questo praticata con decisione", sottolinea Marin.
"A livello sociale è significativo che molte forze, dai sindacati ad alcune associazioni dei datori di lavoro, alla Conferenza Episcopale Italiana, ai molti Sindaci e forze politiche che hanno aderito alla sollecitazione al progetto comune. Un progetto che ha un unico denominatore: ridare alla società e al sociale, al ritrovo conviviale, alla convivenza e alla partecipazione agli eventi e alla possibilità di aggregazione il giusto spazio, liberandosi dal concetto che prima di tutto viene il profitto, nella vita di ogni uomo o donna riteniamo che il rispetto e la possibilità di scegliere debba essere sempre seguita". E conclude il segretario Umberto Marin: "Pensiamo che liberare la festività dal lavoro e tornare a normare il lavoro domenicale uscendo da questa liberalizzazione selvaggia sarebbe un buon risultato per il buon vivere comune. Ora chiediamo ai nostri parlamentari di esprimersi e di impegnarsi positivamente perché ciò avvenga".
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