Antonacci e il suo libro: vero o falso?
Venerdi 14 Dicembre 2012 alle 21:39 | 5 commenti
Prima interpretato in quei giorni e poi scritto da Giulio Antonacci, per molti la firma dei successi de Il Giornale di Vicenza prima delle difficoltà degli ultimi anni, per altri solo l'amico e il portavoce del suo conterraneo Nicola Amenduni, re dell'acciaio e non solo, e del partner d'affari immobiliari locale Gaetano Ingui.
Lui solo lo sa fino in fondo chi sia stato, ma di sicuro lui da ospite pugliese di questa terra per 38 dei suoi 60 anni, come ha ricordato in uno dei suoi interventi strappalacrime di stasera, ha imparato a conoscere Vicenza come pochi e a farsene interprete per anni dalla sua scrivania.
Se Vicenza è a metà fra spirito cristiano e nebbia democristiana forse Antonacci si è immedesimato nell'habitat facendosene interprete e protagonista come potremo scoprire leggendo, è d'obbligo, il suo libro.
Per capire anche se il secondo libro già annunciato è una scusa per le cose scritte nella bozza del primo e cancellate nell'edizione da oggi nelle librerie (per minacce o scarso coraggio?) o la trovata marketing dell'editore per vendere bene il primo lavoro e lanciare da subito il secondo della saga degli Antonacci.
Una nota stonata tra tante emozioni? Aver citato presunte minacce ricevute alludendo ad ambienti giornalistici e non aver salutato pubblicamente, dopo i salamelecchi ai cosiddetti "personaggi" presenti, i due unici direttori in sala e forsanche i due unici giornalisti venuti per lavoro: oltre al sottoscritto anche Alessio Mannino, direttore di La Nuova Vicenza.
È Vicenza, bellezzai. È Vicenza.Â
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