Quell'angelo della Merkel accoglie migliaia di profughi siriani. Tra cui i più danarosi e capaci di lavorare, per la Germania "boss" europeo
Sabato 5 Settembre 2015 alle 23:08 | 0 commenti
Solo fino a pochi giorni fa la Germania si rivolgeva all'Austria con toni imperiosi chiedendo più controlli al Brennero, neanche fosse andata in porto con la forza del potere economico e finanziario quell'Anschluss (annessione) a cui Hitler arrivò con la pressione militare. Ora la Germania di quell'angelo della Merkel si mostra convertita alle parole di papa Francesco e si prepara ad accogliere migliaia di profughi siriani raccogliendo plausi e applausi dei Paesi europei.
Peccato, dicono alcuni inguaribili maliziosi odierni (ai tempi del Führer rimasero inascoltati), che quegli siriani non siano propriamente così poveri come la gran parte dei rifugiati africani e che porteranno nuova ricchezza e potere a quel Quarto Reich che ogni giorno diventa sempre più di un'ipotesi e che è quello guidato dalla "Finanza".
Lo faranno con le loro disponibiltà , magari già fatte arrivare da quelle parti, ma anche col loro lavoro, fisico e intellettuale, vista la provenienza di questa massa di cercatori di un'area meno maledetta della loro, lavoro che è fortemente funzionale all'economia tedesca in crescita perenne. Da quando gli aiuti dell'Europa, Italia inclusa quindi, furono sicuramente ben utilizzati per assorbire l'impatto dell'unificazione e per trasformarlo in forza propulsiva di tutto il Paese, che oggi, però, aveva bisogno di un volto più umano dopo quello truce con cui ha affossato la Grecia, creando le premesse per impossessarsi dei suoi asset migliori, a partire dagli aereoporti.
Ecco, quindi, che la Germania accoglie i siriani (non a caso nelle foto sono i meglio vestiti...) e matura crediti dall'Europa e dal mondo per il suo poco storico spirito d'accoglienza, che pare tanto un'invasione per inclusione.
Ovviamente questo pare sempre a quei soliti maliziosi contemporanei i cui padri furono inascoltati fino al deflagrare della seconda guerra mondiale.
Rumorosa per le armi di allora: mitragliatrici, cannoni, bombe, aerei e navi.
Silenziosa oggi per il ticchettio discreto di tastiere di computer, inclusi quelli muti col touch screen, che impartiscono ordini nelle Borse, decidono gli spread, fissano i tassi, generano o tolgono masse monetarie.
Nella seconda guerra mondiale si moriva fisicamente ma si poteva combattere il nemico anche con dei sia pur impari corpo a corpo per sperare nella vittoria finale, come avvenne a prezzo di sangue, tanto sangue, generato, però, dagli "Ideali".
Nella terza guerra totale, in corso da anni, si muore economicamente, nel silenzio e senza neanche avere la possibilità di guardare in faccia il nemico, la "Finanza".
Che manovra il mondo e anche quell'angelo della Merkel, che, però e intanto, finchè le sarà possibile, dopo l'accoglienza dei profughi passerà all'incasso della imprevista, ma strategicamente costruita, facciata umanitaria nei prossimi vertici europei in cui la Finanza tornerà con lei a tartassare greci, portoghesi, spagnoli, italiani... per incasasre utili non produttivi per tutti, ma riservati esclsuivamente a chi gioca in Borsa e grazie alle Borse.
Oggi il must sarebbe non quello di fermare i profughi, di cui addirittura la Germania e altri suoi simili si impossessano per i propri tornaconti, ma quello di fermarsi.
A riflettere su questa alternativa: aspettare impotenti e immobili la propria fine sicura nei lager recintati dai poteri economici e finanziari o provare a gettarsi in massa, noi con gli ideali residui legati almeno ai nostri figli, contro le distese di filo spinato del denaro generato dallo sfruttamento fatto ora anche di mutui e finanziamenti negati ai poveri per darli ai richi.
Quel filo spinato può fermare tanti di noi.
Ma non tutti noi.
Ecco la nostra unica arma di oggi: capire insieme e agire di conseguenza insieme non per chiedere ma per pretendere una sola cosa: equità .
Diranno di no i poteri?
Si tengano allora i loro giochi finanziari, noi riprendiamoci i nostri soldi. Lì dove sono custoditi, ma non certo per noi.
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