Amsterdam, Scamozzi e il secolo d'oro
Lunedi 28 Giugno 2010 alle 18:59 | non commentabile
Studio Esseci - Una mostra ad Amsterdam celebra l'influsso di Vincenzo Scamozzi sull'architettura del secolo d'oro olandese.
Un persistente luogo comune classifica tuttora sotto il nome di Palladianesimo la rivoluzione architettonica che cambiò il volto dell'Europa del Nord fra Seicento e Settecento, attribuendone i meriti all'influsso del grande architetto vicentino Andrea Palladio (1508-1580).
Una grande mostra nel Palazzo Reale di Amsterdam "Perfection in Proportion. The Legacies of Palladio and Scamozzi in the Golden Age" vuole raccontare una storia diversa e mettere in luce l'influenza decisiva di Vincenzo Scamozzi (1548-1616) sulla architettura olandese della cosiddetta Dutch Golden Age, il momento d'oro dell'arte, scienza ed economia olandesi che, nel corso del Seicento, raggiungono una eccellenza senza rivali nel mondo.
Scamozzi fu probabilmente allievo di Palladio ma ben presto giunge ad una propria visione dell'architettura, sorretta da una potente visione teorica. Scamozzi diviene noto in Olanda attraverso il suo trattato: l'Idea dell'Architettura Universale, stampato a Venezia nel 1615. Alla morte sua morte, l'incisore e mercante di stampe fiammingo Justus Sadeler acquistò infatti quasi 700 copie dell'Idea, diffondendole sia a Venezia, dove aveva la propria bottega, sia ad Anversa con cui manteneva frequenti contatti. Fu qui che Rubens se ne procurò una copia nel giugno del 1617.
A partire dal terzo decennio del Seicento architetti come Jacob van Campen, Pieter Post o Justus Vingboons, adottarono l'Idea di Scamozzi come manuale teorico e pratico dell'architettura classica, che a partire dal 1640 cominciò a circolare attraverso un gran numero di versioni ridotte e ristampe. Il Dutch Classicism si fondò completamente sulla lezione scamozziana, ignorando le pagine dei Quattro Libri dell'Architettura che Palladio aveva dato alle stampe nel 1580.
Un successo che si spiega con la particolare affinità tra i principi di moderazione e rigore propugnati da Vincenzo e gli ideali dei facoltosi mercanti e funzionari governativi olandesi, principali committenti di edilizia residenziale del tempo. Come scrisse uno dei principali uomini politici del tempo, Constantijn Huygens: "L'architettura può essere appresa al meglio da Scamozzi, il più capace e colui che meglio osserva le proporzioni".
Significativamente, la mostra è ospitata nella più importante architettura dello "Scamozzianesimo olandese": il palazzo Reale di Amsterdam, originariamente progettato da Jacob Van Campen nel 1648 come palazzo municipale della città . Attraverso disegni originali, dipinti, modelli antichi e di ricostruzione provenienti da Italia, Gran Bretagna e Olanda, la mostra presentati i grandi edifici dello "scamozzianesimo" olandese, dalla Mauritshuis al Noordeinde dell'Aia di Jacob Van Campen e i palazzi e le ville degli altri grandi architetti olandesi, da Pieter Post a Philips Vingboons.
La mostra costituisce l'evento di riapertura del Palazzo Reale di Amsterdam, oggetto di un esteso e accurato restauro. E' curata dal professor Konrad Ottenheim, dell'Università di Utrecht, il massimo esperto di architettura olandese del Seicento. Ottenheim ha sviluppato le proprie ricerche sul tema all'interno del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, collaborando alle mostre vicentine Palladio e il Nord Europa (1999) e Vincenzo Scamozzi (2003) e ad un memorabile convegno nel dicembre 2005, presieduto dal decano degli studi scamozziani, Franco Barbieri, che costituisce la base teorica della presente mostra.
La mostra è organizzata dal Palazzo Reale in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza. Sarà inaugurata martedì 29 giugno alle ore 16.30 da Sua Altezza Reale la Principessa Margherita, sorella della Regina d'Olanda, dal Sindaco di Amsterdam e dalla Presidente del Centro di studi palladiani Amalia Sartori. "Sono particolarmente onorata e orgogliosa che il nostro Centro palladiano sia stato chiamato ad una partnership così prestigiosa - dichiara Amalia Sartori - esito di un progetto di ricerca quasi decennale. Iniziative come questa contribuiscono a valorizzare la cultura italiana e insieme le radici comuni dell'identità europea."