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L’unico modo per fermare la costruzione della nuova base militare era la mobilitazione ad oltranza, senza scendere a patto con l’istituzione, senza accettare compromessi né compensazioni. Bisognava prendere esempio dalla Valsusa che da vent’anni si mobilita contro la costruzione del Tav.Â
Tuttavia il danno è fatto, ma non possiamo certamente rimanere in silenzio. Per non incappare più in questi errori bisogna ripartire dalla lotta contro le servitù militari e contro le guerre imperialiste collegandole ad un più ampio programma di lotta che sappia coinvolgere i settori più colpiti dalla crisi del capitalismo. Crediamo sia necessario, e quindi possibile, continuare tenacemente l’attività contro la guerra, le basi e a favore della diserzione. Pensiamo, però, sia necessario farlo in modo completo, legando la battaglia contro la guerra a quella per la difesa del lavoro e dei diritti sociali, contro la crisi economica provocata da pochi ai danni di molti. Una battaglia che deve avere il coraggio di affrontare il grande responsabile dell’esistenza di basi, guerre, disoccupazione e fame. Questo responsabile ha un nome: capitalismo. L’illusione di riformarlo dandogli un “volto umano†è ripetutamente fallita. Per questo non c'è sviluppo possibile dei movimenti se non si guadagna la piena indipendenza di classe. A differenza degli altri, noi pensiamo che questo sistema non possa essere riformato, ma solo rovesciato con le lotte che devono partire dalle piazze, dalle scuole e dai luoghi di lavoro.
La soluzione alle tragiche catastrofi che il capitalismo genera sta in un sistema realmente e radicalmente alternativo, un sistema sociale ed economico basato sul socialismo.
Alternativa Comunista, un 4 maggio contro il Dal Molin
Giovedi 28 Marzo 2013 alle 18:36 | 0 commenti
Alternativa Comunista Vicenza - La nuova base di guerra "Dal Molin-Del Din" è pronta. E con la base arriva anche l’ennesimo affronto dei militari USA: invitano la cittadinanza a visitare la base il prossimo 4 maggio, come a coronare un lungo idillio vissuto tra la popolazione vicentina e il gigante militare statunitense. L’esercito USA, dopo anni di effettivo arresto del movimento di protesta, crede di aver ottenuto il consenso della popolazione alla costruzione della nuova base. Ma noi sappiamo bene che non è così.
Credono che aver costruito una base eco-friendly, con particolare attenzione allo stile architettonico, al risparmio energetico e alla piantumazione di tanti alberelli, possa bastare a far dimenticare che hanno costruito una base da cui partiranno militari armati di tutto punto per  trasmettere morte, devastazione e saccheggio nei territori in cui operano.
Noi saremo in prima linea, quel giorno, a denunciare il massacro che produce la guerra imperialista, lo scempio ambientale che è stato commesso costruendo la base sulla falda acquifera e non solo; contestiamo da oggi con forza la complicità di tutti coloro i quali hanno preso parte, più o meno attivamente, alla  svendita della lotta contro il Dal Molin accontentandosi di aver strappato, dopo anni di battaglie, un semplice  pezzo di terra adiacente alla base che qualcuno ha avuto il coraggio di chiamare Parco della Pace,  opera di compensazione che è stata voluta fortemente dal sindaco di Vicenza Achille Variati. Nel 2010 annunciò sulla stampa con grande enfasi e soddisfazione che, dopo il viale della Pace (situato di fronte alla base militare Usa Ederle) e il villaggio della Pace (area residenziale dei militari Usa) il governo nazionale concedeva l’area inutilizzata proprio affianco alla nuova enorme base, per poi istituirvi anche il Parco della Pace, tanto per ribadire il concetto. E certamente non furono molte le voci allora fuori dal coro:  il Presidio non ha mai respinto il Parco della Pace in quanto compensazione, anzi.
Il 4 maggio ci saremo anche per ricordare che il Partito di Alternativa Comunista era l’unica organizzazione politica che si rifiutò di appoggiare il referendum sul Dal Molin. Quel referendum ebbe l’effetto contrario a quello che i promotori dicevano di voler ottenere: seppure migliaia di cittadini si dichiararono contrari alla base, il voto non poteva avere alcun valore legale e, anche se l’avesse avuto, sappiamo bene che gli Usa e il Governo italiano non l’avrebbero preso minimamente in considerazione. Basta vedere come  è  finito il referendum sul controllo e la gestione dei servizi pubblici essenziali come l’acqua, trasporti, rifiuti, ecc.
I risultati sono noti a tutti, di pochi giorni è la notizia che Aim e i suoi servizi approderanno sul mercato. L’unico modo per fermare la costruzione della nuova base militare era la mobilitazione ad oltranza, senza scendere a patto con l’istituzione, senza accettare compromessi né compensazioni. Bisognava prendere esempio dalla Valsusa che da vent’anni si mobilita contro la costruzione del Tav.Â
Tuttavia il danno è fatto, ma non possiamo certamente rimanere in silenzio. Per non incappare più in questi errori bisogna ripartire dalla lotta contro le servitù militari e contro le guerre imperialiste collegandole ad un più ampio programma di lotta che sappia coinvolgere i settori più colpiti dalla crisi del capitalismo. Crediamo sia necessario, e quindi possibile, continuare tenacemente l’attività contro la guerra, le basi e a favore della diserzione. Pensiamo, però, sia necessario farlo in modo completo, legando la battaglia contro la guerra a quella per la difesa del lavoro e dei diritti sociali, contro la crisi economica provocata da pochi ai danni di molti. Una battaglia che deve avere il coraggio di affrontare il grande responsabile dell’esistenza di basi, guerre, disoccupazione e fame. Questo responsabile ha un nome: capitalismo. L’illusione di riformarlo dandogli un “volto umano†è ripetutamente fallita. Per questo non c'è sviluppo possibile dei movimenti se non si guadagna la piena indipendenza di classe. A differenza degli altri, noi pensiamo che questo sistema non possa essere riformato, ma solo rovesciato con le lotte che devono partire dalle piazze, dalle scuole e dai luoghi di lavoro.
La soluzione alle tragiche catastrofi che il capitalismo genera sta in un sistema realmente e radicalmente alternativo, un sistema sociale ed economico basato sul socialismo.
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