Allevatori vicentini al presidio Lactalis: "combattiamo contro le lobby"
Sabato 7 Novembre 2015 alle 17:30 | 0 commenti
Coldiretti Vicenza
Bilancio positivo per la manifestazione “Prezzo giusto per il giusto latteâ€, che si è svolta a Lodi, sede del centro di distribuzione dei prodotti della multinazionale del latte francese Lactalis, ed ha visto protagonisti una cinquantina di allevatori vicentini aderenti a Coldiretti, tra cui moltissimi giovani, che si sono uniti alle centinaia di manifestanti giunti dalle altre province venete.
“Il prezzo del latte sempre più basso ed insufficiente a ristorare gli allevatori dei costi di produzione – spiega il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – mette a dura prova il sistema allevatoriale vicentino ed italiano in genere, con il rischio chiusura di almeno 800 stalle in provincia di Vicenza e di oltre 3500 in tutto il Venetoâ€. Il centro di distribuzione dei prodotti della multinazionale del latte francese Lactalis, distribuisce i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli, ed è leader nel settore. “La vita o la morte di molte stalle sopravvissute fino ad oggi – aggiunge il direttore di Coldiretti Vicenza, Roberto Palù - dipende da almeno 5 centesimi per litro di latte, che si ricavano dalla differenza tra i costi medi di produzione pari a 38-41 centesimi ed i compensi riconosciuti scesi a 34 centesimi al litro. Perciò è fondamentale un adeguamento dei compensi, in esecuzione della legge 91/2015, che impone che il prezzo del latte alla stalla riconosciuto agli allevatori debba commisurarsi ai costi medi di produzione, che variano da 38 a 41 centesimi al litroâ€. In altre parole, gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar e quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. Come emerso dal dossier “L’attacco al latte italiano, fatti e misfattiâ€, presentato in occasione della manifestazione, sotto accusa è il fatto di sottopagare il latte italiano al di sotto dei costi di produzione con le importazioni dall’estero che vengono “spacciate†per made in Italy per la mancanza di norme trasparenti sull’etichettatura. Infatti, il prezzo del latte riconosciuto oggi agli allevatori è inferiore a quello di vent’anni fa e vengono proposti accordi capestro che fanno riferimento all'indice medio nazionale della Germania, con una manovra speculativa del tutto ingiustificata ed inaccettabile, perché la produzione italiana di latte si distingue per le elevate caratteristiche qualitative. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori. “Rischiamo concretamente di perdere per sempre la nostra produzione di latte con la scomparsa di animali, stalle, prati e pascoli per il fieno e delle malghe – sottolinea il presidente Cerantola – che, soprattutto in montagna, sono quelle che soffrono di più. Quasi la metà del latte consumato viene oggi dall’estero e la situazione è precipitata nell’ultimo anno con il taglio del 20% dei compensi riconosciuti alla stalla, dove non si riesce neanche a garantire l’alimentazione delle muccheâ€. La guerra del latte non si ferma con la ribellione che cresce nelle campagne delle diverse regioni da dove arrivano migliaia di allevatori della Coldiretti che mantengono l’assedio di notte e di giorno anche per l’intera giornata di domani, domenica 8 novembre 2015, alla multinazionale francese Lactalis.
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