Agricoltura e 1 settembre. Manzato: grazie alla terra e a chi la lavora
Mercoledi 31 Agosto 2011 alle 10:38 | 0 commenti
Franco Manzato, Regione Veneto - "In occasione dell'1 settembre, giornata che la Conferenza Episcopale Italiana ha dedicato alla ‘Salvaguardia del Creato', voglio ribadire il mio ‘Grazie alla terra' e ‘grazie a chi la lavora' perché possiamo nutrirci. E ribadisco che l'agricoltura è e deve rimanere portatrice di etica, in un mondo dove l'economia non sembra averne, rispondendo a criteri di speculazione piuttosto che alle esigenze del bene comune".
Lo ha affermato l'assessore all'agricoltura del Veneto Franco Manzato richiamandosi al tema proposto dalla CEI per questa giornata, la sesta dedicata alla Salvaguardia del Creato: "In una terra ospitale, educhiamo all'accoglienza". "E' un tema cruciale - ha sottolineato Manzato - rispetto al quale il documento preparato dai vescovi riafferma come la solidarietà non sia una questione di forma, ma nasce dai valori, dalla responsabilità etica dell'economia, dall'uso saggio delle tecnologie. Il documento solleva, in particolare, la questione dei ‘rifugiati ambientali', generati dalla terra stessa, ‘divenuta inospitale a motivo del mancato accesso all'acqua, al cibo, alle foreste e all'energia, come pure dell'inquinamento e dei disastri naturali', indotti da cambiamenti climatici favoriti dalla industrializzazione, ma anche ‘dal degrado e dalla perdita di produttività di vaste aree agricole, dall'inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, dalla perdita della biodiversità , dall'aumento di eventi naturali estremi, dal disboscamento delle aree equatoriali e tropicali".
"Faccio mie queste considerazioni, che del resto appartengono alla mia cultura personale e territoriale - ha continuato Manzato - e ribadisco che la qualità del territorio è una ricchezza collettiva che va tutelata ad oltranza. Non esistono speculazioni, ritrovati tecnologici, ideologie o esigenze economiche che possano farci trascurare questa esigenza che è fondamentale in maniera assoluta. Servono, e la Cei lo ricordava lo scorso anno, ‘comportamenti etici che facciano emergere la dimensione sociale dell'agricoltura, fondata su valori perenni, da sempre fecondi, quali la ricerca della qualità del cibo, l'accoglienza, la solidarietà , la condivisione della fatica nel lavoro'. Il problema dei rifugiati ambientali si risolve anche dando loro, nella loro terra, vere opportunità di procurarsi alimenti, senza che siano costretti a fare i contoterzisti delle multinazionali. Noi amministratori siamo chiamati a piantare gli alberi per le future generazioni e per questo io metto al centro della mia azione l'uomo, la persona, che non può essere soverchiato da presunte esigenze tecniche che qualcuno esalta come motori di uno sviluppo che rimane di pochissimi perché priva i più della qualità , della biodiversità , e delle potenzialità del territorio stesso".
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