Accesso al credito e private equity, indagine del Club Finance Cuoa
Giovedi 17 Luglio 2014 alle 23:00 | 0 commenti
Fondazione CUOA - Si è tenuto oggi, presso Fondazione CUOA, il workshop di presentazione dei dati relativi all’indagine “Credito e private equity: il punto di vista delle imprese e le tendenze in attoâ€, promossa dal CLUB Finance della business school vicentina.
L’obiettivo dell’indagine, eseguita da marzo a giugno 2014 su un campione di 110 aziende situate in prevalenza nell’area del Nordest Italia (Veneto 66%, Lombardia 13%, Emilia 6%, Trentino 5%, Friuli 5% e altre regioni 5%), è stato rilevare il punto di vista delle imprese rispetto all’accesso al credito presso il sistema bancario, nonché a canali e strumenti alternativi di finanziamento con particolare riferimento all’opzione del private equity. Per quanto riguarda il tema del credito, dall’indagine è emerso che il costo di quest’ultimo è cresciuto nella maggior parte dei casi (40,6% delle risposte), ma non in un modo generalizzato. Per il 33,3%, infatti, il costo del credito è rimasto sostanzialmente identico. Non emerge, infine, un fenomeno diffuso di razionamento del credito e per il 37,5% del campione, il totale dell’affidamento è rimasto invariato.
“Nella definizione del costo del credito occorre tener presente il trend discendente della curva dei tassi, che ha favorito una leggera riduzione del costo complessivo, nonché le differenze, in termini di pricing del credito, tra piccole imprese e grandi aziende, con queste ultime presumibilmente avvantaggiate†- spiega Francesco Gatto, Responsabile Area Finance del CUOA. - “La distinzione tra piccole e grandi aziende è decisiva anche nella valutazione del dato sull’andamento globale degli affidamenti, per cui le aziende più grandi risultano avere una capacità di acquisizione di affidamenti maggiore. Dobbiamo tuttavia anche distinguere le imprese sane e in crescita, quindi potenzialmente in grado di acquisire crescenti affidamenti, dalle imprese con qualche difficoltà e tensione, che sono potenzialmente in situazioni di rientro dei fidi o comunque di razionamento del creditoâ€.
Tra i fattori di scelta delle banche con cui lavorare, le imprese attribuiscono grande rilevanza al profilo di competenza e professionalità dei manager di banca (59,6% delle risposte) e alla conseguente capacità di analizzare il piano strategico e di business (53,9% delle risposte). Le aziende auspicherebbero, inoltre, a un contatto diretto più frequente con la banca (52,9% delle risposte), così da metterla in condizione di comprendere pienamente il proprio business, nonché a una comunicazione chiara ed esplicita dei parametri di valutazione del merito creditizio (76,5% delle risposte). “Le banche dovrebbero entrare in modo più incisivo nella vita delle imprese, conoscendole direttamente e più da vicino, non solo attraverso i bilanci o la conoscenza della storia passata†- continua Francesco Gatto. - “Dall’indagine, infatti, emerge che gli istituti bancari dovrebbero puntare su un incremento di competenza orientato soprattutto verso la capacità di analizzare il modello strategico e di business (86,5% delle risposte) delle proprie aziende clientiâ€.
Il private equity, invece, viene visto come un possibile strumento per supportare progetti di sviluppo e di espansione (54% delle risposte), che possono richiedere non solo risorse finanziarie in misura maggiore rispetto a quelle di cui l’imprenditore può disporre, ma anche risorse manageriali qualificate e competenti. I risultati dell’indagine CUOA, tuttavia, mostrano che il private equity dovrebbe essere maggiormente declinato rispetto alle peculiarità del tessuto imprenditoriale delle PMI.
“Non dobbiamo infine dimenticare che l’ingresso del private equity può essere considerato propedeutico a un progetto di quotazione in Borsa, nonostante il grado di conoscenza sulle attuali opportunità di quotazione sia ancora nullo (36,2% del campione) o scarso (57,4% del campione)â€, conclude Gatto.
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