A testa in giù. Le donne in Parlamento: se a governare fossero le donne
Mercoledi 6 Marzo 2013 alle 12:02 | 0 commenti
Teatro Astra - E se a governare fossero le donne? Se l'era chiesto Aristofane nel 392 a.C. quando aveva immaginato che le donne ateniesi, stanche dell'incapacità degli uomini di governare e di costruire un mondo giusto, attuassero un colpo di stato e salissero al potere. Dopo quasi 2500 anni, la domanda è quanto mai attuale: parola dei circa trenta tra ragazze e ragazzi dei Licei Pigafetta e Fogazzaro che giovedì 07 marzo (ore 21) andranno in scena al Teatro Astra con "A TESTA IN GIÙ. LE DONNE IN PARLAMENTO" per la direzione di Ketti Grunchi.
Lo spettacolo è l'esito di un percorso laboratoriale con un gruppo di giovani dei due licei vicentini, condotto dalla stessa Ketti Grunchi in collaborazione con La Piccionaia - I Carrara Teatro Stabile di Innovazione e con il supporto della docente Stefania Lievore (liceo Pigafetta). Una rilettura scenica del testo di Aristofane "Le donne all'assemblea", in cui un gruppo di donne decide di prendere il comando di Atene al posto degli uomini, che stanno portando la città alla rovina. Travestite da uomini, riescono ad entrare nell'assemblea della città e a far approvare un decreto che trasferisce alle donne il governo della pólis e, una volta al potere, instaurano una sorta di comunismo integrale in cui tutti beni sono messi in comune per essere sottoposti ad una saggia ed equa amministrazione. "Rispetto ai canoni della società patriarcale, un mondo governato dalle donne è un mondo alla rovescia: un mondo a testa in giù" - commenta Ketti Grunchi. "L'opera di Aristofane mette in scena un'utopia e nel descrivere il governo delle donne come l'unica possibilità di salvezza per la città rappresenta un manifesto del femminismo ante-litteram. Le donne al potere aboliscono la proprietà privata e la famiglia, i due pilastri su cui è costruita la società patriarcale. Non solo: attuano anche una vera e propria liberazione sessuale, decretando il diritto per ciascuna di avere rapporti e fare figli con chiunque lo desiderino".
Ed è qui che l'utopia cede il passo all'intenzione satirica di Aristofane di mettere in ridicolo la società e canzonare il potere smascherandone gli estremismi. "Descrivendo donne e uomini comuni, pieni di debolezze" - aggiunge Grunchi - "Aristofane ci mette di fronte ad uno specchio. Ci svela i perversi meccanismi del potere e ci colpisce dritto come un dardo del suo tempo. Il suo testo è un classico e come tale non finirà mai di parlare agli uomini e alle donne che lo vogliono ascoltare. Per lavorare con i giovani è importante offrire loro un luogo, un tempo ed un ascolto che spesso faticano a trovare. Uno spazio di attenzione necessario per un progetto che, a partire da un testo classico, vuole stimolare una riflessione sul nostro presente."
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