25 aprile: la storia, il boccolo, la democrazia nel segno di San Marco
Martedi 25 Aprile 2017 alle 08:01 | 0 commenti
San Marco, santo politico ed emblema laico: il leone marciano domina le piazze delle città dei Domini veneziani, figura negli zecchini e nei ducali le monete franche del Mediterraneo, compare negli atti ufficiali della cancelleria Dogale e nei documenti delle cittadine, sventola nella bandiera delle navi mercantili come in quelle da battaglia. Il grido Marco, Marco, Marco salutava le vittorie navali della Serenissima come pure guidava le rivolte popolari contro i tentativi della nobiltà filoimperiale di rovesciare in terraferma l'ordine veneziano come accadde all'epoca della Lega di Cambrai.
"Per trecentosettantasette anni le nostre sostanze, el nostro sangue, le nostre vite le xe stade sempre per Ti, o San Marco; e felicissimi sempre se semo reputà Ti con nu, nu con Ti; e sempre con Ti sul mar nu semo stai illustri e vittoriosi. Nissun con Ti n'ha visto scampar, nissun con Ti n'ha visto vinti o spaurosi" scandì fieramente Giuseppe Viscovich, ultimo capitano veneziano di Perasto riassumendo con queste parole lo spirito che aveva legato Venezia e i suoi Domini al suo Santo laico in un rapporto reciproco, con la città impegnata a difendere la reliquia del corpo dell'evangelista e il santo teso a proteggere la città dai suoi nemici.
Proprio quella reliquia, giunta a Venezia non per mano della chiesa ma per impresa laica, custodita non nel Duomo ma nella cappella del palazzo Ducale, avrebbe reso lo stato Veneziano, e la sua chiesa, autonomi rispetto alla gerarchia romana con una libertà impensabile per altre nazioni e stati.
Il rigore, l'austerità , che si percepiscono nel telero di Gentile Bellini "Processione in Piazza San Marco" del 1496 ben sintetizzano il senso del 25 aprile per Venezia e i suoi Domini.
Non sorprende, allora, pensare che proprio al 25 aprile, la cultura popolare veneziana abbia voluto affiancare la tradizione del boccolo, il bocciolo di rosa donato dai fidanzati o dai mari a morose e mogli a sigillare, in un giorno altamente simbolico, il loro pegno d'amore.
La coincidenza volle che poi si volesse fissare nel giorno di San Marco la celebrazione della conclusione della Seconda Guerra mondiale e con essa la fine del conflitto civile quando, per dirla con Pasolini "Nella storia la giustizia fu coscienza /d'una umana divisione di ricchezza, / e la speranza ebbe nuova luce". Giorni di speranza quelli del 1945 con l'impegno di un Veneto a liberarsi delle macerie, innanzitutto morali, della guerra per costruire ed essere protagonisti di un nuovo mondo basato sulla giustizia, la libertà , la democrazia. Quel Veneto di allora, con coerenza e dignità , vinse la sfida trasformando una regione povera ad economia e società rurale in un autentico motore produttivo e industriale tra i primi, da ultimi che eravamo, in Europa. Lo fece con le proprie forze, con le proprie risorse, con la propria volontà , spirito di sacrificio, dedizione al lavoro, costruendo giorno dopo giorno, nel solco democratico, una nuova identità dalle radici antiche, senza mai tradire la propria storia, lingua e cultura. Fedeli dunque alla tradizione, ma pronti a rinnovarsi.
Oggi ci attende una nuova sfida democratica, una grande opportunità : nel mentre si vanno definendo nuovi equilibri geopolitici internazionali, nella crisi degli stati nazione sorti nell'Ottocento, il Veneto può riconquistare una sua autonomia fedele alla sua storia in perfetta e cristallina democrazia, iniziando dal Referendum del prossimo ottobre, per dare così ai suoi cittadini e a chi vive e lavora onestamente nella nostra terra nuove speranze e nuova luce.
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