1 maggio: lavoro, legalità, solidarietà
Venerdi 30 Aprile 2010 alle 19:22 | 0 commenti
Cgil Vicenza - Lavoro, legalità , solidarietà . Queste le parole d'ordine che il sindacato ha scelto per la Festa del Lavoro di quest'anno. Parole che hanno contenuti e riferimenti precisi e profondi.
Viviamo in un periodo di grave crisi economica, i cui effetti negativi vengono pagati da chi lavora.
Soprattutto dai lavoratori dipendenti, in particolare i più giovani e precari, ma anche da coloro che perdono il lavoro a 45-50 anni e non vedono prospettive, se non precarie e incerte. Tra questi, c'è chi non riesce a vedere un futuro e arriva a gesti estremi, come abbiamo visto nelle scorse settimane. Spesso ci si accorge dei risvolti sociali ed esistenziali della crisi solo davanti al morto suicida o al dramma familiare. La crisi la stanno pagando anche molti lavoratori autonomi e piccoli imprenditori, soprattutto coloro che lavorano in regola e pagano le tasse. Vengono soffocati dai prezzi e dalle condizioni stabiliti dai più grandi di loro: coloro che, nella crisi, continuano a stare bene, come stavano prima. A volte anche meglio. Il lavoro, quindi, come questione sociale fondamentale. Che, a quanto pare, non interessa la politica, soprattutto quella di chi ci governa. Il Governo, infatti, non allunga il periodo di durata della cassa integrazione per evitare i licenziamenti, e non ne aumenta gli importi, per assicurare condizioni di vita decenti. Non pensa e realizza nessuna politica industriale, per indirizzare l'economia e le imprese verso l'uscita dalla crisi. Anzi, aggrava le condizioni di lavoro con leggi che rendono il lavoratore ancora più debole e meno tutelato, costringendo lo stesso Presidente della Repubblica a rinviare al Parlamento il disegno di legge cosiddetto "collegato al lavoro". Gli imprenditori, dal canto loro, si accontentano di ciò cha passa la politica e non guardano al futuro con sguardo lungimirante, scommettendo sui loro dipendenti, innanzitutto, evitando di licenziare. Salvo rare eccezione che, per fortuna, ci sono.
La manifestazione nazionale del 1 maggio 2010 si tiene a Rosarno. Nei giorni scorsi, in quella località della Calabria, le forze dell'ordine hanno arrestato coloro che sfruttavano gli immigrati. Ci siamo resi conto così cosa significhi parlare di legalità , in quei luoghi. Si comincia finalmente a fare giustizia? Non possiamo però dimenticare che in quel luogo, pochi mesi fa, quegli stessi immigrati sono stati cacciati, per essersi ribellati alle angherie della ‘ndgrangheta. E che, nei giorni successivi alla loro ribellione, enfatizzata e vilipesa dai mezzi di informazione, e da importanti uomini di Governo, abbiamo sentito le accuse più turpi, rivolte a coloro che, dicono oggi polizia e carabinieri, sono stati sfruttati e offesi. Certo, è giusto condannare gesti di intemperanza, soprattutto quando colpiscono persone che non c'entrano. Ma sarebbe giusto, e questo non è avvenuto, che coloro che avevano minacciato con le armi gli immigrati vengano arrestati e che qualche ministro e molti politici, del nord in particolare, chiedano scusa. Purtroppo ciò non avverrà . Accadrà invece che gli immigrati che hanno accusato i delinquenti vengano espulsi dal nostro Paese, per effetto di leggi, in particolare la Bossi-Fini, che prevedono che, in assenza di lavoro non ti venga rinnovato il permesso di soggiorno e risulti clandestino. Stiamo vivendo il paradosso secondo cui, anche nella nostra realtà , lavoratori che lavorano e risiedono nei nostri Comuni da molti anni che, avendo lavorato in regola e versato i contributi, maturano il diritto all'indennità di mobilità o di licenziamento per un anno o più, perdono questo diritto e il permesso di soggiorno se risultano disoccupati al momento del rinnovo del permesso, che potrebbe cadere anche pochi mesi dopo il licenziamento.
Lavoro e legalità , quindi, stanno insieme. Se lavoratrici, lavoratori e cittadini, italiani e stranieri, operano in regola e nel rispetto delle leggi, si creano le condizioni per colpire la criminalità , compresa quella mafiosa, presente anche nella nostra realtà , come ci ricordano spesso i magistrati, colpevolmente vituperati da chi sta al governo del Paese.
La solidarietà ci richiama alla necessità di pensare ad una società accogliente. In un mondo nel quale le persone si muovono alla ricerca di condizioni di vita migliori o fuggono dalle guerre, non è pensabile ricacciare indietro tutti coloro che vengono nel nostro Paese. La crisi sta producendo altri effetti perversi, oltre a quelli già richiamati. Accade, per esempio, che molti immigrati rimandino al loro Paese di origine moglie e figli, spesso nati in Italia e qui vissuti fini al giorno della partenza. Dopo aver faticosamente raggiunto il ricongiungimento familiare devono di nuovo rompere la famiglia. Per questo ritengo offensivo sentir parlare di unità delle famiglie, del valore dell'istituto familiare da parte di coloro che poi approvano e sostengono leggi che producono questi effetti nefasti. A meno che non si pensi che la famiglia e la vita hanno valore solo per noi, per i nostri familiari e, al massimo, per chi è nato e vive nella nostra comunità e chi viene da fuori può anche morire. D'altra parte, non sentiamo anche qui, da noi, affermare che coloro che arrivano con i barconi possono anche affondare. E' questo il rispetto della vita? Per me no.
Solidarietà significa quindi, oggi, lottare insieme per conservare e migliorare i diritti e le condizioni di vita e di lavoro di tutte/i e di ciascuno/a, indipendentemente dal luogo di nascita o provenienza.
Significa, in qualche modo, tornare alle origini della festa del Lavoro, nata come festa internazionale, da tenere per tutti i lavoratori del mondo nello stesso giorno. Non dimentichiamo che, nei primi anni di svolgimento della Festa del lavoro, i lavoratori che manifestavano pacificamente venivano repressi, anche con la violenza. Qualcuno vuole tornare a quei tempi? Il sindacato no.
Tornare alle origini non significa tornare indietro. Così come andare alle radici, ricercare le proprie radici non contribuisce a stare meglio, se contemporaneamente non si allunga lo sguardo oltre la propria città , regione, nazione.
Programma
Campo Marzo dalle ore 15.00 alle 20.00
Festa multiculturale delle donne migranti - danze e musica entica
SmaKoaKustiKo - Concerto minimo con esperimento di decostruzione pop
La badante di Amleto - Performances teatrali sulle panchine del parco
Partecipano: Blalab, Ensemble Vicenza, La piccionaia I Carrara, Claudio Manuzzato, Manonuda teatro, Musafragile theatre, Ombrerosse, Stefano Salvetti, Tetra e altri a sospresa
THELONIUS 20° ANNIVERSARY BAND Con Michele Calgaro - chitarra, Alex Sipiagin - tromba, flicorno, Robert Bonisolo - sax tenore, Ettore Martin - sax, Beppe Calamosca - trombone, Lorenzo Calgaro - contrabbasso, Mauro Beggio - batteria
Sala dei ss. Filippo e Giacomo, stradella S. Giacomo Ore 18.00
"L'astratto". Consonanze e stavaganze.
Con: Alessandra Borin - soprano, Ilaria Fantin - arciliuto e tiorba, Massimiliano Varusio - violoncello barocco, Alessandra Bicego -clavicembalo, Valentina Brusaferro - voce recitante. 
Musiche di Stradella, Scarlatti, Strozzi.
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