Irene, una padovana precaria, e un Buongiorno straniero
Lunedi 1 Marzo 2010 alle 07:00
Irene è una giovane di 28 anni, lavoratrice precaria come tantissimi altri giovani, fortissimamente legata ai valori della Costituzione e all'ANPI.
Ci è stata fatta giungere questa sua lettera che pubblichiamo (questo 1° marzo, che sia quello della manifestazione degli immigrati o quello del Capodanno Veneto) come testimonianza umana, prima che politica
Venerdì, giorno libero.
Ma piove, ho da correggere un pacco di compiti, fare i piatti e stendere qualcosa in bagno.
Suonano. Non aspetto nessuno.
Un "Buongiorno" straniero si fa sentire al citofono.
Come sempre, sempre (fuori dal supermercato, al semaforo, agli angoli delle strade...) prendo qualche moneta o qualcosa da mangiare e la porto giù.
So che è inutile, troppo poco ma devo mettere a tacere, dare una briciola pur minima per sfamare anche la mia coscienza, che grida.
Sgancio i 2 euro nella mano nera e tesa di là dal cancello, faccio in fretta, piove e mi giro per tornare su.
Ma quella mano ha una voce, parla, mi dice: "Ho il permesso, ma non ho lavoro".
Allora devo fermarmi, quegli spiccioli non bastano, a me per prima.