Istat, retribuzioni +0,8%, minimo storico. Si allunga attesa rinnovo, a marzo quasi 2 anni
Giovedi 28 Aprile 2016 alle 18:04
Le retribuzioni contrattuali orarie aumentano 0,8% nel primo trimestre 2016 rispetto al periodo precedente, l'aumento più basso mai registrato dall'Istat dall'inizio delle serie storiche, nel 1982, 34 anni fa. E' quanto si apprende dall'istituto di statistica. Nel mese di marzo l'indice delle retribuzioni rimane fermo rispetto a febbraio e aumenta dello 0,8% nei confronti del 2015. In particolare vedono un incremento tendenziale dell'1% i dipendenti del settore privato (0,8% nell'industria e 1,2% nei servizi privati) e una variazione nulla quelli della pubblica amministrazione, a causa del blocco della contrattazione. L'attesa media per il rinnovo dei contratti calcolata sull'insieme dei dipendenti sfiora i due anni. A marzo 2016 raggiunge 23,6 mesi, il tempo massimo mai registrato dall'Istat dall'inizio delle serie storiche (nel 2005).
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Donne vicentine: stipendi più bassi del 16%
Mercoledi 3 Marzo 2010 alle 22:49
Parità lontana: donne con stipendi più bassi del 16%
Presentato oggi uno studio della CISL di Vicenza che evidenzia un gap delle retribuzioni tra uomini e donne più elevato rispetto alla media nazionale e regionale.
Il divario tra uomo e donna pesa sulla busta paga delle vicentine oltre il 16%.
Molto più della media nazionale dove il gender pay gap, ovvero il dis-livello retributivo, si ferma ad una media dell'11,9% e di quello regionale, in Veneto è del 15,5%.
Il dato emerge dall'ultima indagine la Paga dei Talenti realizzato dalla CISL di Vicenza ed è relativo alla media di retribuzione delle dipendenti del capoluogo berico.
A pagare di più la disparità - e ad essere pagate di meno - sono le impiegate, che si ritrovano a fine mese circa il 20% in meno rispetto ai propri omologhi maschi. Gli emolumenti complessivi annui raggiungono 30mila e 500 euro per questi ultimi, mentre si fermano a 25mila 367 euro per le prime. Meno marcata la differenza tra operai, se una donna guadagna 19mila e 700 euro all'anno, un uomo arriva a percepire il 14% in più, ovvero 22mila 480 euro.
Per risalire la china non serve neppure il titolo di studio. Anzi a parità di grado di istruzione il gap si amplia, passando da un 10,2% in busta paga per la sola scuola dell'obbligo, al 17,2% se in possesso di diploma, al 22% in presenza della laurea di primo livello. In cifre significa che se una "dottoressa" guadagna 25mila 882 euro all'anno, un "dottore" ne percepisce invece 31mila 571.
La disuguaglianza più elevata si accumula negli anni dello sviluppo di carriera, ovvero tra i 30 e i 50 anni e in termini di stipendio identifica una discrepanza tra uomo e donna rispettivamente del 14,8% tra i 31-40 anni e del 22,2% tra i 41-50.
Segno che a "pesare" di più sul progresso professionale della donna sono famiglia e figli.
A livello di settori le pari opportunità risultano meno presenti nel settore dell'industria, qui la differenza retributiva è mediamente del 15,8%, mentre lo scarto è meno evidente nei servizi, dove si ferma al 6,5%.
A livello di dimensione penalizzano meno le donne le piccole aziende, 15% di distacco in busta paga, rispetto alle grandi, 17,6%.
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