Integrazione alunni stranieri, Vicenza modello per il governo
Venerdi 9 Marzo 2012 alle 17:37Presentato il piano territoriale scolastico
Martedi 15 Settembre 2009 alle 18:18Comune di Vicenza
Nuovo piano territoriale scolastico di Vicenza, assessore Moretti: "Funziona e diventa modello concreto per le altre realtà . Solo in due scuole abbiamo superato di una unità il tetto del 35% degli stranieri"
Per la prima volta sui banchi di scuola con il piano territoriale scolastico. Accade a Vicenza, dove il Comune, l'Ufficio scolastico provinciale e i dirigenti scolastici degli 11 istituti comprensivi cittadini hanno applicato in via sperimentale per le classi prime elementari la reintroduzione, opportunamente corretta, dei bacini di utenza. Obiettivo: favorire il radicamento del bambino nel quartiere di residenza e tentare contemporanemante di riequilibrare la presenza degli alunni stranieri, rifiutando il diffondersi di scuole di serie A e di serie B.
Il risultato? "I dati - dichiara il vicesindaco e assessore all'istruzione Alessandra Moretti - dimostrano che il metodo funziona e indica a Regione e Ministero la soluzione per contenere percentuali troppo elevate di alunni stranieri nelle scuole, senza alcuna forma di discriminazione, anzi garantendo il diritto allo studio ed all'apprendimento per tutti i bambini, indipendentemente dalla nazionalità . Con questo piano Vicenza ha davvero dimostrato una grande capacità di risolvere concretamente i problemi del territorio, a differenza di chi si limita ad enunciazioni propagandistiche e di facciata. La Regione Veneto, con le linee guida 2010-2011 relative al dimensionamento della rete scolastica e dell'offerta formativa, e lo stesso Ministro Gelmini nelle sue recenti dichiarazioni recepiscono di fatto quanto l'amministrazione Variati ha introdotto un anno fa e oggi può già applicare direttamente sui banchi di scuola".
Due i principali obiettivi centrati grazie alla reintroduzione del bacino di utenza accompagnata all'ipotesi, che peraltro non è stato necessario applicare, di una quota del 30-35% di bambini stranieri per ogni scuola: da un lato l'eliminazione delle grandi disparità tra una scuola e l'altra in termini di presenze di bambini stranieri (nel 2008 c'erano picchi del 79,3% a fronte di scuole senza alcun bambino straniero, oggi non si supera il 38%), dall'altro la promozione di un'idea forte di città , che mette al centro della vita sociale i quartieri, con le persone e in particolare i bambini che li vivono.
"Per quanto riguarda la presenza degli stranieri - spiega l'assessore Alessandra Moretti - nel nuovo anno scolastico solo in due scuole primarie della città su 26 si è di poco superata la percentuale del 35%, fatto che non ha reso comunque necessario lo spostamento di nessun bambino straniero, perché una unità in più non andava assolutamente ad incidere sull'equilibrio della classe: gli insegnanti sono infatti adeguatamente attrezzati dal punto di vista didattico ed educativo e si tratta, per la maggior parte, di bambini nati in Italia da genitori stranieri. Del resto, in termini di numeri, il 38% rispetto al 35%, significa la presenza di un bimbo straniero in più in classe. Ciò dimostra che il patto fatto con e tra i dirigenti scolastici ha consenito di governare le iscrizioni, arginando l'anarchia consolidata che determinava grandi disparità ".
"Quanto al radicamento nel quartiere di residenza promosso dal nuovo meccanismo di iscrizione - osserva l'assessore - esso consente il reale inserimento degli allievi nei quartieri dove abitano e va di pari passo con il nostro impegno a lavorare perchè i bambini possano raggiungere la scuola facilmente ed autonomamente, favorendo così la mobilità sostenibile e la conseguente qualità della vita nel contesto urbano".
"I dati pervenuti ed ad oggi elaborati - conclude l'assessore Moretti - ci consentono insomma di affermare, con piena soddisfazione, il successo del piano territoriale scolastico. Per questo, di concerto con i dirigenti della città , per il prossimo anno scolastico estenderemo il metodo anche alle scuole dell'infanzia e alle secondarie di primo grado. Questa fase sperimentale ci ha permesso di testare l'efficacia del progetto e di creare per tempo nella cittadinanza la consapevolezza che gli alunni stranieri sono una risorsa importantissima, qualora inseriti in maniera equilibrata ed intelligente nelle scuole di ogni quartiere. Del resto le scuole, assieme all'ente locale ed all'Ufficio scolastico provinciale, sono chiamate prima di tutto ad assicurare il diritto allo studio ed alla formazione a tutti e il percorso di integrazione diventa funzionale al raggiungimento di tale diritto".