Inciviltà, integrazione, Rosarno ...
Lunedi 11 Gennaio 2010 alle 20:05Roberto Ciambetti
Inciviltà è termine strettamente connesso all'idea di città : incivilis, in latino, è colui che non è cittadino, non usa modi urbani. L'inciviltà mette a rischio la convivenza garantita nella città dal rispetto di regole condivise. Il senso di insicurezza nasce da una serie di comportamenti, talvolta non necessariamente illegali o illeciti, che vengono interpretati dai cittadini come un segno dell'indebolimento dell'ordine sociale e dell'assenza di controllo delle istituzioni.
Ecco che la cura degli spazi urbani e il rispetto delle regole del vivere quotidiano diventano un momento qualificante, perché la rigenerazione delle comunità locali, la loro rivitalizzazione e attivazione, sono i grandi strumenti per prevenire il crimine e ridurre la paura del crimine. Solo all'interno di contesti solidi, vivibili di giorno come di notte, sicuri, il cittadino costruisce quel tessuto fatto di relazioni, rapporti, affetti, sentimenti che costituisce la vera materia di cui sono fatte le nostre città . Per questo diciamo che la sicurezza non è faccenda che riguarda solo le strutture deputate, Forze dell'Ordine e magistrati, ma riguarda noi tutti ed esige rigore: bisogna essere intolleranti, cioè chiedere, esigere, il rispetto delle regole, di tutte le regole, a partire da quelle minute, le più banali.
Come si vede, l'intolleranza verso ogni forma di devianza incivile è cosa ben diversa, profondamente diversa, dallo spaesamento o stress culturale che si vive nel confronto con culture, modi di vita, abitudini diverse dalle nostre. Questa distinzione è ben conosciuta in Veneto, dove i terzo o quarto mondisti, gli immigrati di qualunque etnia o fede, sono non solo bene integrati ma in numero ben superiore a quello di altre aree del Paese che solo oggi, e solo sotto la spinta di fatti di cronaca delittuosa, comprendono come non si possa liquidare con poche irrisorie battute problematiche i temi che da anni la Lega pone come prioritari: quando dicevamo che la clandestinità era un serbatoio per la malavita organizzata come per la delinquenza terroristica, venivamo puntualmente irrisi o criticati pesantemente, fino ad essere bollati per razzisti. Si pensi anche solo alla violenza con cui furono bollate le iniziative di pattugliamento delle frontiere marine nella scorsa estate. Oggi, davanti ad una emergenza drammatica come quella emersa in Calabria, dove è chiaro il ruolo svolto dalla ‘ndrangheta nella rivolta di poveri disperati (che, si badi, non si sono rivoltati contro i loro aguzzini-schiavisti), parte della politica trova ulteriore occasione di scontro con dichiarazioni dure contro il governo e finanche con manifestazioni e cortei antigovernativi organizzati dalla sinistra.
Anche così si è incivili, ci si pone fuori dalle norme della città , le quali dicono che davanti ai grandi problemi che angustiano una società , bisogna saper dare una risposta comune. In caso contrario c'è da chiedersi a chi giovi veramente questa situazione: la cultura di una malintesa tolleranza ha spianato la strada all'indebolimento dell'ordine pubblico. Riscoprire l'intolleranza, cioè pretendere il rispetto delle norme comuni, far rispettare queste norme e applicare le giuste sanzioni per chi infrange la regola, non è un passo indietro, ma una conquista. Nè è faccenda di destra o di sinistra, ma di intelligenza e di diritto. E' la conquista della civiltà , la differenza tra il vivere nella città del diritto o nella foresta dove vige la legge del più forte.
Roberto Ciambetti
Capogruppo regionale
Liga Veneta - Lega Nord