Lettera aperta al vicesindaco di Thiene
Martedi 23 Marzo 2010 alle 12:54Sezione Regionale del Veneto- Il Presidente
Gentile vicesindaco di Thiene,
Dott. Antonello Amatori,
ho letto questa mattina sul Giornale di Vicenza della sua proposta di promuovere la realizzazione di una piazza attorno alla bella chiesa di San Girolamo, nella zona Conca. Intervengo personalmente sulla questione poiché si sta analizzando un contesto che conosco bene, essendo vissuto per anni a poca distanza dall'edificio, precisamente in via G.Zanella.
Se si considerano le foto dei primi anni del ‘900, si noterà come Thiene fosse una cittadina dal centro perfettamente equilibrato, secondo un disegno tipico dei comuni di media o piccola grandezza dell'alto vicentino, luogo che conservava i segni del suo passato, già da edifici di stile gotico e via fino ai nostri giorni. Le diverse epoche, indice di un gusto per l'architettura in continuo cambiamento, avevano lasciato nel centro quelle caratteristiche di armonia che tacitamente avevano regolato la crescita di questo come di altri centri in tutta Europa (l'altezza degli edifici, la regolarità di alcune aperture, l'uso di materiali e intonaci tradizionali).
Come ho sottolineato in una precedente lettera indirizzata alla sua amministrazione, dal secondo dopoguerra fino ai nostri giorni c'è stato uno continuo smantellamento di qualcosa che andava conservato o restaurato, mai imposto in un tessuto di per sé armonioso. Le energie impiegate per rovinare, di fatto, le piccole vie del centro potevano essere investite per creare una città nuova che assecondasse le esigenze di crescita con la richiesta di nuovi parametri costruttivi. Negli anni sono così sorti edifici come l'orribile condominio Everest, oppure altri interventi che hanno visto l'inserimento di edifici troppo alti e architettonicamente scadenti nelle vie più centrali, talvolta a spese di palazzi del XIV o XV secolo.
Gli anni '80 e '90 del ‘900 sono stati caratterizzati dall'eliminazione delle mura di sassi che dividevano le belle proprietà gentilizie e che davano testimonianza di una vicina tradizione agricola in un comune di vocazione commerciale, seguiti da operazioni legittimate dalle varie amministrazioni per eliminare i tettucci di accesso ai cortili (si veda il caso di viale Bassani) e l'utilizzo talvolta d'improbabili intonaci su palazzetti storici. Per proseguire, sarebbe meglio non menzionare i restauri mal eseguiti di decorazioni e affreschi sulle facciate di altre costruzioni.
Recentemente la sua amministrazione ha avuto l'idea infelice di proseguire nel deturpare Palazzo Cornaggia, già negli anni '60 sufficientemente manomesso con l'abbattimento di una sua ala storica, con l'alienazione della grande mura di recinzione.
L'istituzione, quindi, di una piazzetta attorno alla chiesa di San Girolamo non può che essere un‘ottima soluzione per offrire respiro alla chiesetta di San Girolamo, purché non si prosegua nell'abbattimento delle mura adiacenti (sempre referenti a Palazzo Cornaggia), rimuovendo così la memoria del secolare disegno. Gestire il delicato equilibrio di un tessuto urbanistico è un affare delicato che non può essere proposto in base a scelte architettoniche calate dall'alto dove si considerano i parametri contemporanei ignorando secoli di storia. La dimostrazione di questo la si può riscontrare nella chiesa di San Girolamo stessa, alla quale nei primi anni '90 è stata addossata quella pessima architettura che è la chiesa nuova, demolendo di fatto un piccolo chiostro coevo. Quell'edificio rimarrà sempre quale testimonianza di una amministrazione che non ha saputo consigliare la cittadinanza in termini di gusto e cultura storico-estetica.
Le propongo una passeggiata a Malo, o a Lonigo o a Sandrigo, dove, senza nessuna presunzione, sono state mantenute le caratteristiche di quella bella architettura che si sta perdendo attraverso interventi privi di conoscenza e analisi storica.
Con l'augurio di una buona settimana,
Davide Fiore
Presidente SIPBC- Sez. reg. del Veneto