Antibiotici a pranzo e cena. Con la carne
Lunedi 29 Marzo 2010 alle 14:45Adico   Â
Ogni anno un consumatore medio ne ingerisce a sua insaputa quasi 9 grammi, l'equivalente di quattro cure
Una cura involontaria, anzi quattro. Ogni anno un consumatore medio di carne ingerisce a sua insaputa quasi 9 grammi di antibiotici, equivalenti a un poker di terapie.
Il nuovo dossier della Lav (Lega anti vivisezione) porta alla luce i rischi sanitari ancora poco conosciuti dai carnivori. L'ingestione continuata di questi medicinali, infatti, può provocare alla lunga disturbi intestinali cronici e può rendere i trattamenti antibiotici inefficaci quando veramente servono.
"PERCHE' MANGIAMO GLI ANIMALI"
Il dossier «Rischio sanitario degli allevamenti intensivi. Resistenza agli antibiotici e nuove malattie» è stato pubblicato dalla Lav in concomitanza con l'uscita del romanzo-inchiesta di Jonathan Safran Foer "Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?" (Guanda editore). Nell'autobiografia Foer - in Italia in questi giorni - descrive con realismo il sistema degli allevamenti intensivi, mettendone in discussione la necessità e in evidenza le sofferenze inflitte agli animali. Quest'indagine, che ha creato un grande dibattito negli Stati Uniti, ha portato l'autore alla scelta di diventare vegetariano.
ANTIBIOTICI A PRANZO E A CENA
Le condizioni di vita negli allevamenti industriali sono responsabili del debole stato di salute degli animali. Senza i farmaci, quindi, non sarebbe possibile far funzionare alcun allevamento intensivo. Per produrre 1 chilogrammo di carne sono impiegati mediamente 100 mg di antibiotico. I farmaci rimangono spesso nei tessuti degli animali e arrivano nel piatto. Ciò significa che l'italiano medio che consuma circa 87 kg di carne ogni anno (senza considerare i consumi di prodotti ittici) ingerisce involontariamente quasi 9 grammi di antibiotici, equivalenti alla somministrazione di circa 4 terapie antibiotiche ogni anno. «Il consumo di carne comporta rischi sanitari di cui si parla ben poco in Italia - spiega Roberta Bartocci, biologa, responsabile Lav settore Vegetarismo - e di cui raramente i consumatori hanno consapevolezza: dal rischio di assumere antibiotici ‘a pranzo e a cena', al rischio di venire a contatto con patogeni che hanno sviluppato resistenze agli antibiotici».
I RISCHI PER LA SALUTE
Secondo l'Autorità alimentare europea, Efsa (European Food Security Authority), in molti casi i cibi di origine animale trasmettono all'uomo batteri resistenti agli antibiotici. L'ingestione continuata - tramite la carne - di questi medicinali può provocare alla lunga disturbi intestinali cronici e l'inefficacia degli antibiotici quando ne sorga la necessità . Il rischio è non avere la possibilità di guarire dalle patologie trasmesse da questi batteri, dalle più semplici a quelle che potrebbero avere esiti potenzialmente fatali. Tra questi patogeni che hanno sviluppato resistenze agli antibiotici ci sono anche la Salmonella typhimurium e parathyphimurium (l'infezione si trasmette con le uova e la carne, soprattutto avicola e suina), lo Staphylococcus aureus, Campylobacter coli e jejuni. Ma i rischi maggiori sono quelli che potrebbe causare un altro batterio divenuto resistente: un particolare ceppo di Escherichia coli che provoca colite emorragica e insufficienza renale. La contaminazione del cibo (carne e latte bovino) avviene attraverso le feci dell'animale, ma anche tramite l'acqua. Il maggior fattore di rischio è rappresentato dal consumo di carne macinata di manzo cruda o poco cotta (hamburger disease), ma ne è stata dimostrata la presenza anche in carni di pollo, agnello e maiale.
RADDOPPIO DEI CONSUMI
Secondo la Fao entro il 2050 i consumi mondiali di carne raddoppieranno. Oggi si calcola che gli animali allevati sulla Terra siano circa 10 volte gli umani: si contano 1.300.000.000 di bovini, 1.000.000.000 di suini, 1.700.000.000 di ovini e caprini, ben 52.000.000.000 di avicoli, 900.000.000 milioni di conigli, senza considerare pesci e crostacei. "Raddoppiare questi numeri significa portare al collasso la Terra sotto il profilo ecologico, sanitario ed economico - prosegue Roberta Bartocci -. I cittadini pagheranno sempre di più con la loro salute un metodo di produzione animale altamente rischioso. E' indispensabile riconvertire il sistema alimentare attuale verso un sistema ‘sostenibile' iniziando dal non considerare più gli animali come cibo, né come cibo indispensabile perché così non è: proteine, carboidrati, vitamine, sali minerali e benefici grassi sono ampiamente disponibili nel mondo vegetale."
Carlotta De Leo
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