Via Medici: la via dei profughi. Meri Spiller mostra l'altra faccia dell'hotel Adele: "volete che muoiano in mare? Ditelo voi! Noi no!"
Giovedi 14 Luglio 2016 alle 04:54Â
Camminavamo in Via Medici con un collega per iniziare le interviste per la nostra rubrica Arti e Mestieri, quando ci siamo imbattuti nel discusso Hotel Adele. Lo scenario è quello delle foto che accompagnano gli articoli sulla “via dei profughiâ€, nostri e della stampa locale: Hotel Adele, profughi fuori dall’hotel e affacciati alla terrazza. Ci avviciniamo ad alcuni di loro, chiediamo da dove vengano per lo più in inglese o in francese, pochissimi capiscono e parlano l’italiano. Sbirciando dalla finestra vediamo diversi profughi seduti ad un tavolo con davanti una lavagna e due che supponiamo siano insegnanti. La curiosità (giornalistica) ci spinge ad entrare. Ci accoglie il personale che nella confusione ci chiede chi siamo e, dopo una reazione "ostile" a chi ha evidenziato in passato alcuni dubbi sul modo di operare della struttura ("L'esclusiva di Salhama, profugo palestinese all'Hotel Adele: "Pulivo i loro appartamenti a dieci euro al giorno" e "Intervista esclusiva integrale di Salhama, un profugo palestinese all'Hotel Adele: passato e presente duri sognando un futuro"), ci fa entrare perchè, spieghiamo, ci piacerebbe raccontare anche la loro versione dell'accoglienza.
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