Rievocazione Ezzelino da Romano
Lunedi 28 Settembre 2009 alle 16:01 | non commentabile
Comune di Romano d'Ezzelino
Migliaia di persone. Qualcuno ha detto 5, altri addirittura 7mila persone. Quello che è certo è che in tantissimi si sono dati appuntamento in Villa Negri, questo week-end per qualcosa che è stato più di una rievocazione dei 750 anni di Ezzelino da Romano.
Qualcosa di più perchè una macchina organizzativa che ha coinvolto quasi 200 volontari, che ha visto, nella sua serata conclusiva, anche la partecipazione dell'Europarlamentare Lia Sartori e dell'Assessore provinciale Costantino Toniolo, non è solo una festa.
Quello che Romano, dal Sindaco Rossella Olivo, agli assessori Remo Seraglio e Francesca Filiaci, dall'Associazione Siriola agli Sbandieratori degli Ezzelini, dalla Pro loco al Teatrino delle pulci, toccando tanti, tantissimi volontari che hanno prestato la loro professionalità e la loro passione, hanno dimostrato che c'è qualcosa in più, della voglia di stare insieme.
Hanno dimostrato che Ezzelino appartiene a ciascuno di noi, è nel nostro sangue di gente del pedemonte, nei nostri sogni quando abbiamo paura dei fantasmi, è nei nostri pensieri quando, da veneti, ci confrontiamo con i lombardi o con i laziali.
E nel nome di Ezzelino si sono visti a Romano, un convegno storico-militare con Ambrogio Macchi e Leonardo Pianezzola, una rievocazione teatrale a cui hanno assistito più di mille persone in due repliche, una intera giornata di mercato medievale, saltimbanchi, giullari, mangiafuoco, armigeri, sbandieratori, figuranti in rigorose ricostruzioni del Duecento pedemontano. Ezzelino non è stato celebrato: Ezzelino è stato vissuto. Perché, come ha detto l'assessore Remo Seraglio, Ezzelino ha lasciato un segno, fa parte della nostra coscienza civile e della nostra memoria storica. Per quanto vituperato e messo in ombra da tanta storiografia, Ezzelino è e resta patrimonio di queste contrade, incendiate dalla sua ferocia, ma anche rese consapevoli della loro profonda unione. Il Veneto era uno, e uno il suo padrone, ben prima che arrivasse il leone di San Marco a rendere più graziose le nostre piazze. Ezzelino era un demonio, un tiranno e un ambizioso signorotto? Forse. Ma restano, a 750 anni dalla sua morte, due aspetti che fanno parte del nostro patrimonio, un'idea e una suggestione. L'idea che questo territorio da Treviso a Verona, da Belluno a Padova debba essere unito e forte e centrale nella politica europea. La suggestione invece riguarda il suo mito. Una leggenda narrata da Dante Alighieri a Oscar Wilde, da Ariosto ai romanzi di Marco Salvador. Parte da questa idea e da questa suggestione il lavoro che spetta ora al gruppo che l'Assessore Seraglio e l'Amministrazione di Romano hanno attivato fin dall'inverno scorso. Perché solo il primo passo è compiuto: la comunità di Romano è di nuovo unita nel nome del suo condottiero.