Ricercatori berici scoprono nuove specie
Lunedi 7 Dicembre 2009 alle 16:54 | non commentabile
Giancarlo Marchetto
Arachnida Pseudoscorpionida - due nuove specie scoperte da ricercatori berici
Può capitare di sedersi sopra un'intera colonia di Pseudoscorpioni o Chernetidi, aracnidi predatori terrestri, e non accorgersene affatto. Loro, i poveri "esserini", comunque se ne accorgeranno di certo. Tranquilli non c'è bisogno di precipitarsi al pronto soccorso per due motivi eloquenti. Il primo sono le dimensioni dell'aracnide che raramente arriva a toccare il centimetro, coda praticamente assente. La seconda quella maggiormente tranquillizzante è data dal fatto che i pseudoscorpioni non dispongono dell'aculeo velenifero solitamente situato nella coda e pertanto sono assolutamente inoffensivi. Sono un po' imbroglioni in quanto tentano di emulare i loro cugini "armati" per cui assumono un atteggiamento di sfida con le chele alzate: E' tutto un bluff ed inoltre le dimensioni irrisorie fanno il resto ...per gli uomini non altrettanto per le loro prede. Gli pseudoscorpioni rappresentano una delle componenti costanti della fauna del suolo, con spiccata tendenza alla colonizzazione dell'ambiente ipogeo e all'endemismo. Nell'intero pianeta sono state censite circa 3300 specie di Pseudoscorpioni di cui 36 fossili, attribuite a 433 generi. In Italia le specie invece sono solo 207 (il 6.7% del totale), di cui ben 120 endemiche, appartenenti a 38 generi (8.8%), dati che comunque parlano di un popolamento chernetologico ricco e variegato nel nostro paese.
Da quasi un trentennio la Commissione Biospeleologica del C.S. Proteo di Vicenza lavora nel Triveneto in campagne di studio e ricerca sulla fauna cavernicola. Addirittura con alcuni sconfinamenti sui Pirenei.
Sui coleotteri i campioni raccolti vengono studiati e catalogati direttamente dall'entomologo Erminio Piva, il responsabile della Commissione, mentre per tutti gli altri taxa per un'indagine più completa in un ambito territoriale più vasto, l'incombenza ricade su altri specialisti.
Sugli Pseudoscorpioni il prof. Giulio Gardini di Genova è in assoluto lo studioso italiano di riferimento in virtù del catalogo dallo stesso redatto (1980), in particolare sulle specie cavernicole.
Questi minuti artropodi, numericamente assai diffusi nel nostro territorio, sono legati inscindibilmente ad ambienti caratterizzati da elevata umidità e bassa temperatura. Proprio per questa ragione le specie più evidenti (in senso relativo) vengono solitamente rinvenute nelle grotte. La forma del corpo ricorda da vicino quella dei veri scorpioni tuttavia si nota subito che il telson (coda), ed il relativo aculeo velenoso, sono assenti. In realtà è l'addome ad aver conservato i segmenti che lo scorpione ha "destinato" al telson (che risultano quindi più numerosi) e le uniche ghiandole velenifere sono annesse ai cheliceri: un paio di "micro-pinze", invisibili ad occhio nudo, che si trovano presso l'apertura boccale.
Assai più vistosi sono i palpi (le pinze visibili anche nella foto), che nel genere Roncus sono di un rosso vivace, e che lo pseudoscorpione usa per catturare la preda. I generi e le specie sono classificati in base alle proporzioni ed alla disposizione delle setole sul corpo e tramite il cariotipo (numero e tipologia di cromosomi).
Proprio sulla base di questi studi il prof. Gardini ha comunicato di aver individuato tra i reperti avuti dai ricercatori del CS Proteo, la presenza di due nuove specie, sino ad oggi ignote alla scienza.
La prima è stata raccolta in una cavità complessa in alta quota sul massiccio del monte Cavallo a Polcenigo (PN), nella "grotta di Buse Longhe". La seconda specie proviene dalla "Speoncia del diaol", grotta ricca di concrezioni, all'opposto ubicata a quote basse sul massiccio del Grappa in località Cavaso del Tomba (TV).
Giancarlo Marchetto