Marchionne e la Fiat non sanno dove, come e quanto investiranno in Italia
Martedi 25 Ottobre 2011 alle 09:41 | 0 commenti
Giorgio Langella, PdCI, FdSÂ -Â Sergio Marchionne replica alla Consob (che ha chiesto alla Fiat di fare chiarezza sul piano industriale) con alcune dichiarazioni interessanti:
"E' impossiile precisare gli investimenti sito per sito"; "Le accuse di anti-italianità che ho spesso sentito sono semplicemente assurde. Anti-italiano è chi abbandona il Paese, chi decide di non investire"; "L'atteggiamento della Fiom è preconcetto e anacronistico"; "Siamo rimasti sorpresi dal fatto che una richiesta della Consob, di natura limitata alle parti, abbia trovato ampia copertura nei media";
"Nemmeno nella crisi del 2008 abbiamo denunciato eccedenze strutturali. Pur di evitare licenziamenti abbiamo fatto ricorso a 30 milioni di ore cig nel 2009, nei casi più difficili ci siamo impegnati a ricollocare le persone. Un esempio quasi unico se guardiamo ai nostri concorrenti"; "Quest'anno venderemo 4,2 milioni di vetture diventando il quinto produttore mondiale".
Da queste dichiarazioni si capiscono molte cose:
1.- Marchionne e la Fiat non sanno dove, come e quanto investiranno in Italia
2.- Le precedenti dichiarazioni sulla scarsa professionalità dei lavoratori italiani che imponeva di andare all'estero a produrre sono state dette da uno che Marchionne considera anti-italiano. Peccato che fosse Marchionne stesso.
3.- La Fiom è cattiva.
4.- Marchionne non è a conoscenza che i lavoratori di Termini Imerese e della Irisbus sono stati lasciati a casa.
5.- Visto che per Marchionne è impossibile dire quanto si investirà in ogni sito produttivo, la vendita di 4,2 milioni di auto è una speranza.
Marchionne, al solito, fa finta di dire qualcosa ma non dice. Le sue promesse saranno smentite dai fatti? Poco importa, tanto chi ci andrà di mezzo saranno i lavoratori, non certo il suo "stipendio" milionario.
Sorge un dubbio: Marchionne non vuole dire qual è il piano industriale Fiat o non lo conosce neppure lui? In entrambi casi l'amministratore delegato della Fiat si rivela per quello che è: un manager mediocre che fa molti, troppi danni.
Giorgio Langella
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