Ciambetti e la sua analisi economica
Domenica 15 Novembre 2009 alle 09:06 | non commentabile
Roberto Ciambetti  Â
Chiunque guiderà la Regione del Veneto, avrà questo difficile compito: programmare con tutti i fattori negativi della crisi, con la capacità di vedere oltre di essa, in un contesto congiunturale economico che continuamente cambia. Certo, sarà cosa difficilissima. Dai dati segnalati da Veneto Lavoro sappiamo che le cosiddette "aperture di crisi aziendali" sono 94 nel mese di settembre 2009 ed sono tornate a crescere dopo la prevedibile flessione registrata nel corso dei mesi estivi, allo stesso modo cresce il numero di lavoratori probabilmente coinvolti, che si attestano a 2.300 unità . Nel complesso nei primi nove mesi dell'anno le aperture di crisi sono risultate oltre 770 mentre i lavoratori probabilmente coinvolti risultano circa 18.700. Nonostante dunque il lavoro urgente da realizzare con Sindacati, Ministero del Lavoro ed Enti Locali per affrontare situazioni urgenti, l'attenzione dei politici regionali dovrà attestarsi sulla capacità di programmazione. E la domanda fondamentale è chiedersi in che direzione andare, quali politiche attuare? Queste sono le problematiche da affrontare. Credito, ricapitalizzazione, riconversioni aziendali. Ci vorranno idee forti, ma le idee valide 15 anni fa per il Veneto sono ancora valide ora? In un mondo che si è rimpicciolito a causa della globalizzazione, gli strumenti di programmazione della Regione veneto visibili nei maggiori documenti di pianificazione vanno in parte rivisti? Al mutare del capitale sociale e imprenditoriale mutano anche i caratteri costitutivi dell'impresa veneta. Cambierà necessariamente anche la programmazione regionale, e si dia dunque indicazione di questa volontà cominciando a lavorarci subito sui programmi. Intelligentemente un articolo del Sole 24 ore di Ottobre metteva in evidenza un dato: "Finita la sbornia della delocalizzazione e il ricorso alla flessibilità estrema, c'è un ritorno alle origini, alle abilità della manifattura locale".
Dunque si dovranno valorizzare qualità , marchi che danno garanzie ai clienti e hanno appeal nei mercati e ciò è in definitiva una caratteristica del prodotto made in Veneto. Ma questi prodotti hanno bisogno di infrastrutture per essere vincenti.
Ancora di più vale questo discorso per i beni della conoscenza, per il terziario avanzato. E' qui che si giocherà la programmazione regionale: la complementarietà fra Assessorati sarà linea guida per la prossima legislatura. Se pensiamo alle infrastrutture stradali, alle comunicazione essenziali per lo sviluppo dell'economia, non possiamo pensare di programmare divisi nelle materie e magari divisi in ambiti politici. Leadership forte di un Presidente ma grande gioco di squadra, questo deve essere il futuro del Veneto.
Ecco che al dopo "Politica dei Distretti" penso che l'innovazione nelle infrastrutture veicolerà la catena produttiva dei distretti.
In questi giorni, quando i giornali sono pieni di notizie che riguardano il prossimo candidato Presidente della Regione del Veneto, mi chiedo se non sia giunto il tempo e l'ora di parlare del futuro, di programmi, di unirci nei progetti.
Non perdiamo ulteriore tempo, ne abbiano del lavoro da fare. Pedemontana, la terza corsia verso Trieste con i suoi vantaggi e svantaggi, la Metropolitana regionale, i collegamenti aerei, banda larga, digital. E' per questo che insisto sull'intersettorialità delle competenze degli assessorati, una organizzazione diversa dell'esecutivo maggiormente collegiale per fronteggiare le sfide di un futuro difficile. Concentriamoci fin da subito su una politica post Distretti industriali: non lasciamo trascinare dalla divisioni in una lacerazione della quale non c'è assolutamente bisogno.
Roberto Ciambetti
Capogruppo Gruppo consiliare
Lega Nord Liga Veneta Padania