Ricorso al T.A.R. del Veneto: guardie volontarie contro bracconaggio
Domenica 12 Agosto 2012 alle 17:33 | non commentabile
Coordinamento Protezionista Vicentino - Di fatto non permetterebbe alle guardie volontarie di contrastare efficacemente il bracconaggio e l'illegalità nella caccia.
La storia è nota, con un colpo di coda la giunta provinciale di Vicenza, il 24 aprile ha approvato l'ennesimo atto contro la fauna selvatica, la delibera n°47, un atto amministrativo che toglie completamente la libertà di operare alle guardie volontarie Zoofile e Venatorie in tema di caccia.
L'ex assessore alla caccia Spigolon, cacciatore, ha voluto fare un ultimo regalo ai propri elettori, l'ennesima delibera "contro natura". Le associazioni E.N.P.A. e L.A.C. hanno dato mandato all'avvocato Claudio Linzola del foro di Milano, esperto di diritto in materia.
Il legale ha predisposto per il TAR del Veneto, un ricorso articolato di ben diciannove pagine, nelle quali ha segnalato tutte le forzature e le illeggitimita' del documento approvato dalla provincia di Vicenza.
La questione è da tempo dibattuta, e oramai incancrenita, da un ventennio, la lobby venatoria piazza un proprio esponente all'assessorato alla caccia, persona che condiziona tutto quello che riguarda la protezione degli animali selvatici, lavorando quasi esclusivamente a favore di "sempre più caccia".
L'assessore sopraintende anche "al braccio armato della provincia", la polizia provinciale, questo può pregiudicare profondamente l'attività di contrasto al bracconaggio e ai reati venatori, che sono legati a filo doppio con il mondo dei cacciatori.
Renzo Rizzi portavoce CPV, ha aggiunto: Purtroppo è una triste realtà , basta vedere i filmati che girano su internet riguardanti l'ex assessore Spigolon, per comprendere a che livello siamo arrivati.
Lo si può apprezzare che da indicazioni precise agli agenti provinciali, su come non collaborare con i ENPA e LAC, offendendo le guardie Zoofile, uno spettacolo davvero penoso.
Il punto vero di scontro si consuma intorno all'uso degli uccelli da richiamo, animali catturati in natura e ingabbiati per fungere da richiamo per i loro simili in migrazione.
Per legge, l'uccello non può essere utilizzato se mutilato, oppure se sprovvisto di documenti e/o contraffazione dell'anello identificativo. Su questo fronte si concentra un bussess illegale che sfiora solo nella nostra provincia, i tremilioni di euro l'anno, oltre trentacinquemila tra, allodole, tordi, cesene, merli, fringuelli, peppole, pispole e prispoloni, vengono catturati in natura illegalmente ed immessi nel mercato con documenti contraffatti.
È su questo fronte, a loro più congeniale, che le guardie Zoofile si muovono, controllando anelli e documenti in possesso del cacciatore per scovare il reato. Il successivo passaggio, la denuncia penale e il sequestro degli uccelli catturati e quindi detenuti illeggimamente, fa imbufalire i cacciatori detentori dei richiami.
A volte loro stessi vittime di raggiri da parte dei trafficanti, scatenano il finimondo per evitare i controlli e i sequestri con proteste di ogni tipo.
Questo naturalmente si ripercuote a tutti i livelli, fino ad arrivare sul tavolo dell'assessore alla caccia, che deve garantire anche il benessere dei seguaci di diana, ed il cerchio si chiude.
Un dato significativo, lo danno i fatti, a fronte della ventina di animali segnalati e sequestrati da sei guardie guardie Zoofile nell'anno 2011, perché utilizzati nonostante fossero ciechi o mutilati, ci risulta che nessun reato penale di questa tipologia sia stato ravvisato dai quasi quaranta agenti guardiacaccia della provincia di propria iniziativa, per le motivazioni lasciamo all'immaginazione il verdetto.