Unione tra BPVi e Veneto Banca, Luca Zaia: l’aggregazione è la strada per ripartire
Giovedi 11 Agosto 2016 alle 09:04 | 0 commenti
Alessandro Penati ha annunciato «partnership industriali e finanziarie». Beniamino Anselmi ha osservato che è «ovvio studiare operazioni comuni». Gianni Mion ha sottolineato che «sarebbe a suo modo criminale non trovare forme di collaborazione». Dunque i presidenti di Quaestio (fondo Atlante), Veneto Banca e Popolare di Vicenza sono tutti d'accordo: cooperare si può, anzi si deve. Ma questo sarà soltanto l'inizio, dato che la nuova proprietà e i vertici dei due istituti ritengono che la fusione fra il gruppo trevigiano e quello berico sarà una strada obbligata.
Non solo: nell'ottica di lungo periodo, in una fase successiva potrebbero entrare nella partita anche gli sportelli locali dell'ex Antonveneta, una rete nordestina di cui Montepaschi sarebbe intenzionato a disfarsi.
Ecco allora caricarsi di ulteriore significato l'adesione di Mion all'apertura di Anselmi, così come dichiarata ieri al Corriere del Veneto («Io sono d'accordo con Zaia. Spero si possa andare oltre»).
E Luca Zaia, il governatore della Regione che ancora a dicembre del 2013 proponeva («fra gli strali di chi adesso è stato chiamato in causa») il matrimonio fra Montebelluna e Vicenza, ricambia la stima e l'intesa: «Fin dal giorno della sua nomina ho pensato che il dottor Mion fosse l'uomo giusto, nel posto giusto e soprattutto al momento giusto. Difatti da ottimo manager delle grandi sfide qual è, sta facendo una riflessione assolutamente ragionevole: Atlante ha il controllo pressoché totale di due banche all'interno dello stesso mercato, per cui è logico e inevitabile che l'ipotesi di un'aggregazione venga scandagliata fino in fondo. Nel male della tragedia che si è consumata sulle spalle di 205.000 risparmiatori, abbiamo il vantaggio di ripartire non dalle macerie ma, come dicevano i romani, dalle ceneri: il fuoco disinfetta, possiamo guardare avanti».
Indiscrezioni di Palazzo dicono che i contatti siano già in corso, per cui già dopo Ferragosto dal Balbi potrebbero partire le lettere d'invito («ma basta anche qualche telefonata», rimarcano per dare l'idea delle affinità ), in vista di una serie di incontri da un lato con Penati, dall'altro con Anselmi e Mion. «La Regione è a disposizione - ribadisce Zaia - con il suo sistema del credito, la sua finanziaria Veneto Sviluppo, il suo apparato della formazione e del lavoro, anche nell'ottica delle possibili ricadute occupazionali di una fusione, che però non sarebbero affatto escluse in caso di vendita o spezzettamento delle due banche. A Penati, Anselmi e Mion dirò che abbiamo tutti delle responsabilità : loro finanziaria e noi etica. Ma insieme possiamo lavorare per non buttare l'occasione storica di disegnare il futuro modello del credito in Veneto».
L'idea delle nozze tra le due banche venete sembra riscuotere consensi bipartisan. «Logica vorrebbe che, al di là delle chiacchiere e dei campanili, le due banche venissero fuse e profondamente ristrutturate», afferma il senatore dem Gianpiero Dalla Zuanna. Zaia ne fa una questione di identità , ma non solo: «Non è una banale volontà di marcare il territorio o la solita difesa del localismo, è una questione di opportunità . Ora che con la trasformazione in Spa le regole sono uguali per tutti, una banca del territorio in Veneto avrebbe una marcia in più delle altre, perché opererebbe in un contesto sano di Pmi, manifattura, ricerca, innovazione, impresa vera».
di Angela Pederiva, da Il Corriere del Veneto
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