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Stranieri, diritti a metà

Di Andrea Alba Martedi 22 Dicembre 2009 alle 12:00 | 0 commenti

Alloggi Erp, assegni di maternità, disoccupazione, voto, cittadinanza
Ecco cosa possono e cosa non possono fare le migliaia di stranieri
residenti nel vicentino. Con alcune situazioni paradossali

 

Immigrati a passeggio (flickr.com/berther)Qualche settimana fa un lettore - Alex Cioni, esponente del Pdl vicentino - scriveva una lettera a "Vicenza Più" sul tema della proposta di legge del voto agli stranieri, depositata in Parlamento. Della missiva ("Voto agli stranieri, patacca o buon senso?", 25 novembre), ci interessa trattare in questo articolo la parte in cui si lamentano i "diritti negati" agli italiani, e "presi" per sé dai "foresti", extracomunitari e non, presenti su suolo italiano e vicentino. In particolare si denunciano corsie preferenziali negli alloggi Erp, ma non solo. Scrive infatti Cioni: "Basterebbe entrare in una sede di qualche sindacato italiano per vedere con i propri occhi di come e quanto oggi gli immigrati siano sindacalizzati quasi più di noi italiani; basterebbe lavorarci assieme per capire di come e quanto bene conoscono le normative per l'ottenimento di bonus o di sussidi sociali; basterebbe sfogliare le graduatorie comunali per le richieste degli alloggi di edilizia residenziale pubblica per avere anche qui sott'occhio la prova provata che questi stranieri tutto sommato non sono poi trattati così male come qualcuno vorrebbe farci credere. I fatti parlano chiaro, altro che diritti negati agli stranieri, caso mai esiste un problema contrario: vale a dire i diritti negati agli italiani, ai nativi italiani, che si vedono portare via da sotto il naso ciò che spetterebbe prima di tutto a loro". E ancora, nel corso di uno scambio di battute, scritto, con la redazione: "In Italia i cittadini stranieri possono già votare alle elezioni amministrative e possono ottenere la cittadinanza dopo 4 anni purché siano comunitari". Su questi passaggi, sugli alloggi Erp e sui vantaggi e possibilità degli stranieri in Italia, abbiamo condotto una piccola indagine su scala vicentina: per chiarire una volta per tutte cosa è vero e cosa no circa i "diritti negati" che gli immigrati avrebbero preso agli italiani.

 

Alloggi Erp
Slogan (flickr.com/phauly)Andando per l'appunto a sfogliare graduatorie ed assegnazioni nell'edilizia comunale pubblica, si scopre che gli stranieri non sono poi così fortunati. Anzi, l'Ater provinciale, quest'estate, se n'è quasi vantata: il 23 luglio scorso l'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale di Vicenza, presieduta da Marco Tolettini (esponente del Pdl scledense), inviava infatti alla stampa un comunicato dal titolo "Meno del 9 per cento delle case Ater di tutta la provincia vengono assegnate alle famiglie straniere". Del testo di luglio riportiamo la prima parte, quella principale: "Ci sono dei luoghi comuni nell'immaginario collettivo difficili da sfatare - scriveva Tolettini - Uno di questi riguarda la presunta preferenza accordata ai cittadini extracomunitari nelle assegnazioni di alloggi sociali. Vi è da anni, infatti, la credenza che ci sia una sorta di "corsia preferenziale" nelle graduatorie di Erp per le famiglie straniere a scapito di quelle italiane. Dati alla mano, l'Azienda vicentina che si occupa di edilizia residenziale pubblica smentisce questo diffuso luogo comune. Dagli ultimi dati aggiornati in nostro possesso emerge una realtà che si discosta notevolmente dalle cifre registrate in altre province italiane: su un totale di 4299 alloggi dati in locazione dall'Ater in tutto il territorio provinciale, solo 384 abitazioni (pari all' 8,9 per cento) sono state assegnate a famiglie non italiane".
Il presidente Ater concludeva ricordando che il dato è in linea con la presenza di stranieri in provincia, ed elencando i numeri specifici delle principali città provinciali. Chi a questo punto sospetta che siano gli stranieri "vicentini" a fare poche richieste di alloggi, viene subito smentito: le richieste di alloggio pubblico da stranieri sono quasi un terzo del totale (più del 30%), ma analizzando le graduatorie si vede che pochissimi arrivano nei primi posti della graduatoria. La conferma arriva da chi di stranieri e dei loro problemi se ne intende, perché ogni giorno se li trova davanti negli sportelli del patronato. Michele Spione, responsabile del patronato Ital (Uil) di Vicenza, spiega che "in tutto, in termini percentuali, se guardiamo la graduatoria definitiva per gli alloggi Erp del comune di Vicenza per il 2008 sono state ammesse 847 domande, di cui il 31,75 % presentate da cittadini extracomunitari (269). Se andiamo a guardare la graduatoria di assegnazione degli alloggi però vediamo in ordine nei primi 100 posti che solo 8 domande sono state presentate da stranieri ( 8 % ), e la prima domanda utile è la numero 36. La seconda la troviamo al posto numero 60, poi si parte dalla 72, 73, 77, 80, 82, 89".

 

Assegni di maternità
Immigrati studenti (rete studentimassa)Sempre con la consulenza del nostro esperto del patronato Ital, la domanda successiva ha voluto far luce su eventuali corsie preferenziali esistenti per gli stranieri, europei ed extracomunitari, circa "bonus" sociali come l'assegno di maternità o quello per le coppie che hanno un terzo figlio. Ne emerge che la corsia preferenziale non c'è, al contrario: per il terzo figlio non è proprio previsto che un extracomunitario possa far domanda. "Sull'assegno di maternità non ci sono restrizioni - spiega Spione - la richiesta può essere presentata entro 6 mesi dal parto al comune di residenza da: madre naturale o affidataria pre-adottiva o adottante senza affidamento, cittadina italiana, comunitaria o non comunitaria in possesso della carta di soggiorno o dello stato di rifugiato politico (qui basta solo avere il permesso di soggiorno). Anche il bambino deve essere in possesso di carta di soggiorno, se non è nato in Italia o non è cittadino di uno stato dell'Unione Europea. Per il 2009 spetta un importo pari a 1545 euro". Diversamente, per l'assegno per il terzo figlio "si fa ancora discriminazione tra gli stranieri extracomunitari, per questa prestazione. Lo possono chiedere solo italiani e comunitari, e non gli stranieri anche se muniti di Permesso "CE lungo soggiorno", il documento che ha sostituito la Carta di soggiorno. L'assegno viene concesso dal Comune ma erogato dall'Inps, nel 2009 l'importo è pari a 128,89 euro per 13 mensilità".

 

Cassa integrazione e mobilità
Immigrati che manifestano (flickr.com/zingaro)Su questo punto, chi emigra in Italia per lavorare può stare tranquillo, al pari degli italiani, per alcuni mesi se collocato in cassa integrazione, ma deve preoccuparsi se viene messo in mobilità: qua il permesso di soggiorno scade dopo un semestre. Non una preoccupazione eccessiva, però, perché avendo comunque una fonte di reddito lecita il rinnovo viene concesso senza problemi. "Per gli stranieri i periodi di sospensione dal lavoro o cassa integrazione guadagni non creano problemi, se non per la parte economica, in quanto si è ancora dipendenti dal datore di lavoro - precisa Spione - Nel caso di applicazione della mobilità invece, di fatto si è licenziati dalla ditta". La prima difficoltà, sia per italiani che per stranieri, si ha lavorando in una ditta che ha meno di 15 dipendenti (si ha diritto a un'indennità molto più bassa rispetto a chi lavora in un'azienda medio-grande). Ma "si vuole precisare - continua il tecnico - che in fase di rinnovo del permesso nel caso di sospensione, cassa integrazione o mobilità non si riscontrano problemi perché lo straniero dimostra come previsto dalla normativa di essere in possesso della disponibilità di un reddito, da lavoro o da altra fonte lecita, sufficiente al sostentamento proprio e dei familiari conviventi a carico".

 

Cittadinanza: c'è straniero e straniero.
C'è straniero e straniero. E c'è Paese e Paese. Negli Stati Uniti chi nasce su suolo americano "è" americano, da quasi un secolo: dal 1911, per legge, la nascita in terra americana dà diritto alla cittadinanza. Sembra quasi banale: se io nasco in Italia, dovrei essere italiano no? E invece no. Addirittura, il ragazzo italiano "di fatto" - nato in Italia, parlante la lingua di Dante (o di Ruzante) e magari assolutamente ignorante della propria patria d'origine - deve fare molta attenzione, e ricordarsi di chiedere la cittadinanza esattamente con la maggiore età: già, perché al compimento dei diciannove anni non potrà più farlo. Di diritto di voto alle amministrative e di ottenimento della cittadinanza ci svela i dettagli, ancora una volta, il nostro esperto del patronato. "Oggi in Italia ci sono centinaia di migliaia di immigrati che possono già votare per le elezioni amministrative e per quelle europee - osserva Spione - Ma molti non sanno di avere questo diritto, ed è stato fatto molto poco per informarli: la possibilità però vale solo per i cittadini comunitari che risiedono legalmente in Italia, basta fare una domanda per essere inseriti nelle liste elettorali". Ben diversa è la situazione di chi nasce in Italia, ma non da cittadini italiani. "Esistono due sistemi tradizionali di trasmissione della cittadinanza alla nascita: lo "jus soli" e lo "jus sanguinis". Secondo lo "jus soli", il criterio è il luogo di nascita. Chi nasce sul territorio nazionale è cittadino. Negli Stati Uniti, come in molte nazioni, vige una forma di "jus soli" quasi pura. Chi nasce sul suolo americano è americano in ogni caso. Lo "jus sanguinis" è, invece un sistema che utilizza come criterio la pura e semplice appartenenza genealogica. È cittadino di un certo Paese chi discende da cittadini di quel paese. L'Italia ha un sistema di "jus sanguinis" quasi puro, certamente il più restrittivo tra le grandi nazioni europee. La normativa principale è contenuta nella legge 91 del 1992. Il figlio di stranieri non ha alcun diritto di cittadinanza anche se è nato e cresciuto nel Paese, lavora nel Paese, ne paga le tasse e parla la lingua del Paese. Il figlio di stranieri nato in Italia deve attendere il diciottesimo compleanno, dopodiché ha la facoltà di fare domanda per acquisire la cittadinanza. Ha un anno di tempo per farlo, perde il diritto se non lo esercita entro il diciannovesimo compleanno. Inoltre deve avere risieduto in Italia senza interruzioni. Se va all'estero per un paio d'anni perde il diritto".

 

I problemi della seconda generazione
Con seconda generazione in Italia si intendono i primi figli di stranieri, nati qua, che ormai hanno compiuto diciotto anni e stanno uscendo dalle scuole superiori e si affacciano all'università, oppure lavorano già da qualche anno. Ragazzi che, è bene ricordarlo, avendo vissuto tutta la vita qua sono italiani "di fatto", se non formalmente. Non assomigliano ai loro genitori, si ritengono italiani in tutto e per tutto, e non si ritengono "diversi" dai loro coetanei figli di italiani. Non sanno niente del loro Paese d'origine, non gli piace e non vogliono certo "rimpatriare", perché la loro patria è sempre stata questa: sono italiani e a volte addirittura veneti, nei nostri paesi di campagna dove il veneto si parla ancora. Dopo aver citato i loro problemi ad ottenere la cittadinanza, è utile descrivere i paradossi che si trova a vivere un ragazzo "quasi" italiano con i permessi di soggiorno. "Se parliamo dei giovani figli di stranieri, va detto che c'è in Parlamento una proposta per la cittadinanza portata avanti anche dalla maggioranza governativa - ricorda Spione -; ad oggi però l'unico modo di tutelarsi per questi soggetti, nati in Italia, è il permesso "CE lungo Soggiorno". Che va chiesto quando sono ancora minorenni. Spiego subito il perché: il problema che si pone quando compiono diciotto anni è se vogliono continuare a studiare, quindi andare all'università, oppure lavorare. Nel caso non facciano nessuna scelta, se non hanno da prima il permesso "lungo soggiorno" hanno la possibilità di fare un permesso di soggiorno "di disoccupazione", che però dura sei mesi. Se vanno a lavorare, seguono il percorso che fanno gli stranieri che chiedono il permesso in quanto lavoratori. Se studiano, ci sono altre complicazioni ancora: il permesso si ottiene ma dipende dal decreto flussi, quindi è un "punto di domanda" ogni anno, inoltre viene rinnovato solo se il ragazzo dimostra di aver sostenuto un certo numero di esami ogni anno. Se il ragazzo perde il permesso di soggiorno diventa clandestino". Un clandestino nato in Italia.

 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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