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Profumo sfiduciato:Unicredit,Lega contro Libia

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 21 Settembre 2010 alle 23:59 | 0 commenti

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Rassegna.it - Le deleghe di ad assegnate al presidente Rampl, dopo la controversia sul ruolo degli investitori libici. Profumo: "Mi mandano via, forte amarezza". Sullo sfondo la Lega, che attacca la Libia e va all'assalto delle banche del Nord

Finale di giornata col giallo sul fronte Unicredit. Dopo quattro ore di riunione, e un durissimo scontro che ha visto al centro l'amministratore delegato Alessandro Profumo, il cda della banca ha sfiduciato Profumo assegnando le deleghe di Ad al presidente Dieter Rampl. 

Nel corso della giornata si era accreditata l'ipotesi che Profumo stesse per rassegnare le dimissioni dalla guida del gruppo bancario, addirittura anticipando il Cda serale e lo scontro con gli altri consiglieri. Ma non è andata così. Dopo essersi consultato con i suoi avvocati, il manager ha adottato un'altra strategia andando allo scontro in Cda, dove si sono affrontate due cordate opposte.

Al centro dello scontro la questione degli azionisti libici. Il 4,58% del gruppo è in mano alla Banca centrale libica dal 2008, ma adesso il fondo sovrano Libyan Investment Authority otterrà il 2,59%. Nella controversia i soci storici della banca considerano i libici come investitore unico, soggetto alla limitazione al 5% nel diritto di voto, al contrario dell'orientamento di Profumo. L'appoggio del presidente Rampl ai vecchi azionisti ha aperto lo scontro a Piazza Cordusio. In tutto i libici sono al 7,58%, operazione portata avanti con l'assenso di Profumo, a cui i soci avevano chiesto invece di fermare la partecipazione di Tripoli.

In realtà, però, dietro questa situazione si allunga l'ombra della Lega. Secondo le indiscrezioni della stampa, attualmente il Carroccio è impegnato nel tentativo di estendere la sua influenza sulle banche del Nord, come peraltro già detto apertamente da Bossi. All'interno di Unicredit c'è anche uno scontro politico, dunque, lo dimostrano le dichiarazioni del governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha attaccato la presenza dei libici: è "una scalata bella e buona, da contingentare", ha detto.

"Mi mandano via". Sono queste le poche parole, riportate dal Corriere della Sera, che l'ad avrebbe confidato ad un amico già domenica, riferendosi alle pressioni di alcuni grandi azionisti della banca. Profumo "non cede - ha scritto il Corriere - alla tentazione di rassegnare subito le dimissioni", preferendo "aspettare il Consiglio di amministrazione", ma non nasconde "la forte amarezza per essere trattato così, dopo quindici anni" di dedizione assoluta alla "sua" banca.

"Amarezza", ripete, anche per il "rapporto personale con Rampl", andatosi deteriorando fino alla rottura, prosegue il Corsera. Profumo, riferisce il quotidiano di via Solferino, "si rammarica con i suoi dell'incomprensione delle Fondazioni che temono di venir scalzate dai fondi del governo di Muammar Gheddafi, ma riconosce di non essere riuscito a comunicare nei tempi e nei modi giusti le scelte fatte "solo nel nome della stabilità della banca". E, spiega alle persone a lui più vicine, "non si capisce" perché "la polemica sui libici si sia spostata a quella sulla redditività". Unicredit, sostiene il suo amministratore delegato, fa meglio dei suoi concorrenti e tenuto conto dei tempi difficili "c'è di che essere soddisfatti".

Dall'opposizione è intervenuto il parlamentare del Pd, Matteo Colaninno, intervistato oggi da Radio24. Lo scontro dimostra una "pesante regressione del mercato finanziario italiano ad una decina di anni fa. E' in gioco l'indipendenza del sistema bancario dalla politica e comunque l'indipendenza di fare banca da logiche che nulla hanno a che fare con l'esercizio dell'attività finanziaria. Questo è in gioco con il rischio delle dimissioni Profumo". Il rischio, a suo giudizio, è "far tornare indietro agli anni ante novanta il sistema bancario italiano dove c'era la politica che entrava nelle banche, con il risultato che le banche non avevano nè la stessa attrattività rispetto agli investitori che hanno oggi, nè la stessa redditività".


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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