Martini: crocifisso in tutte le scuole
Provincia di Vicenza
"Il crocefisso sia presente in tutte le aule delle scuole vicentine"
"Il crocefisso sia presente in tutte le aule delle scuole vicentine."
La Provincia di Vicenza, attraverso l'Assessore all'Istruzione Morena Martini, esprime il suo disappunto in merito alla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo e appoggia la decisione del Governo italiano di ricorrere alla Grande Camera.
"Nel settembre del 2007 -precisa la Martini- a poco più di un mese dalla nomina ad Assessore all'Istruzione, ho voluto augurare un buon anno scolastico agli studenti degli istituti superiori del vicentino, alle loro famiglie, agli insegnanti, al personale ausiliario, ai dirigenti, insomma a tutti i protagonisti del mondo della scuola con una lettera in cui ho ribadito l'importanza della presenza del crocefisso in aula. Un simbolo che richiama le nostre origini culturali, altamente educativo a prescindere da ogni singola e specifica confessione religiosa. In quell'occasione ho anche invitato i Dirigenti e gli insegnanti, qualora non avessero un crocefisso a disposizione, a richiedermelo, che avrei provveduto io alla fornitura. Oggi, alla luce delle considerazioni fatte dalla Corte di Strasburgo e da qualche politico miope che non perde occasione per gettare fango sulla nostra storia e i nostri valori prima ancora che sul nostro credo, ribadisco a gran voce il mio invito: in ogni aula sia presente un crocefisso. E se manca, non indugiate a chiedere, sarò io stessa a procurarlo."
Una presa di posizione chiara, che peraltro non fa altro che confermare quanto la Provincia, e l'Assessore Martini in particolare, vanno dicendo già da tempo.
"A seguito della mia lettera -sottolinea la Martini- ho ricevuto il plauso dell'Imam di Vicenza, a dimostrazione che il crocefisso rappresenta, indipendentemente dal valore religioso attribuitogli dal singolo, l'insieme di quei principi e valori umanistici, etici e comportamentali che costituiscono il patrimonio storico e le radici più profonde della nostra cultura".
Variati sul no ai crocifissi
Comune di Vicenza
Il sindaco Variati sul "no" ai crocifissi nelle aule stabilito da una sentenza della Corte europea di Strasburgo: "Su queste materie a dover riflettere e a decidere è la coscienza di un popolo"
"Qualcuno crede di togliere i crocifissi dalle aule scolastiche e dagli edifici pubblici? A Vicenza ciò non avverrà , quanto meno perché il Governo ha già annunciato un ricorso e noi non intendiamo consentire alcuna azione fino a che tutti i procedimenti non saranno giunti a termine. E poi, francamente non mi piace per niente un'Europa che si perde dietro alla pretesa di venire a dare ordini ad uno Stato su cosa può o non può appendere alle pareti degli edifici pubblici. Credo profondamente nel fatto che su queste materie a dover riflettere e a decidere sia la coscienza di un popolo, anche in considerazione della propria storia, della cultura e delle tradizioni oltre che, naturalmente, dell'evoluzione della società e dei costumi, ma non certo dei burocrati con le loro imposizioni calate dall'alto. Sono ben altri i temi su cui l'Europa dovrebbe impegnarsi. Credo comunque che il più profondo significato del crocifisso stia dentro ognuno di noi, fatto proprio da ciascuno in modo diverso, elaborato e custodito laddove, fortunatamente, nulla possono le decisioni burocratiche. Mi piace pensare che anche per chi non è cristiano, o non è credente, il crocifisso sia oggi - nella sua più vera semplicità - il simbolo culturalmente rivoluzionario dell'umiltà che si fa forza, della sofferenza salvifica, dell'accettazione e del perdono, dell'amore universale, non certo di una imposizione prepotente e aggressiva. A chi può far paura questo crocifisso?".
Continua a leggereCrocifisso ipocrita
Togliamoli tutti, i crocifissi. Togliamoli dalle scuole e, già che ci siamo, anche dalle nostre case. E non perché danno fastidio a qualche musulmano troppo integralista o a qualche italofinlandese troppo sensibile. Togliamoli semplicemente perché non hanno più senso.
L'annosa questione del crocifisso nei luoghi pubblici, riaccesa adesso dall'ultima sentenza della corte europea per i diritti dell'uomo, è indubbiamente complessa. Chi chiede di toglierli osserva che, in una stato laico e in una scuola pubblica, la presenza di un simbolo religioso c'entra poco o nulla, ed è difficile dargli torto. D'altro canto si può sostenere, con altrettanti buoni argomenti, che il crocifisso nella nostra società ha un valore culturale, prima ancora che religioso. Piaccia o non piaccia, la nostra storia, la nostra cultura, il nostro universo di valori si sono plasmati anche, se non soprattutto, con il contributo (e a volte con lo scontro) della cultura cristiana e delle sue istituzioni. Pescando un esempio dal mondo della scuola, come potremmo pensare di spiegare Dante, Michelangelo o Galileo, senza considerare cosa ha voluto dire per loro il cristianesimo?
Sì al crocifisso nelle scuole
On. Mara Bizzotto
L'on. Mara Bizzotto contro la sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo
"MACROSCOPICA IDIOZIA PROIBIRE IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE"
"Continueremo sempre ad esporre questo simbolo della nostra storia e dei nostri valori in ogni scuola ed edificio pubblico"
anche la risoluzione sulla libertà di stampa in Italia ed in altri Stati membri presentata dai gruppi di centrosinistra. Nel testo si denunciavano in particolare anomalie nel caso italiano e pressioni da parte del governo contro i media italiani ed europ
"Proibire il crocifisso nelle nostre scuole è una macroscopica idiozia. Facciano pure le sentenze che vogliono: noi continueremo sempre e comunque ad esporre il crocifisso in ogni scuola e in ogni edificio pubblico, e non ci piegheremo a chi vorrebbe distruggere la storia, le tradizioni e i valori più profondi del nostro Paese e dei nostro popolo".
Queste le dure parole della parlamentare europea della Lega Nord, Mara Bizzotto, sulla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'uomo di Strasburgo che si è espressa contro la presenza del crocifisso nelle scuole italiane.
"Si tratta di una sentenza sbagliata e pericolosa, che dimostra una volta di più come l'Europa sia distante dai sentimenti e dalla volontà popolare -continua l'onorevole Mara Bizzotto- Noi siamo orgogliosi delle nostre radici cristiane, e diciamo no ad un'Europa in preda ad un deleterio laicismo che vorrebbe annientare la nostra identità ".
Continua a leggereLe donne contro la mutilazione femminile
Cgil, Cisl, Uil    Â
Le donne dei sindacati vicentini intervengono sul tema delle mutilazioni sessuali delle donne
È una tradizione aberrante che va messa al bando.
Il tema è al centro di un convegno dal titolo "I segni sul corpo - Le pratiche di mutilazione sessuale e i diritti umani nelle comunità migranti", previsto per lunedì 19 ottobre alle 20.30 a Vicenza, in sala dei Chiostri di Santa Corona. L'evento è promosso e organizzato da Cgil-Cisl-Uil.
Le donne dei sindacati vicentini intervengono sul tema delle mutilazioni sessuali delle donne. Una pratica mostruosa, che deturpa e violenta il corpo della donna nella sua femminilità più intima e che nulla ha a che vedere con il rispetto delle altre culture. È una tradizione aberrante che va messa al bando, anche in Italia. Il tema è al centro di un convegno dal titolo "I segni sul corpo - Le pratiche di mutilazione sessuale e i diritti umani nelle comunità migranti", previsto per lunedì 19 ottobre, alle 20.30, a Vicenza, in sala dei Chiostri di Santa Corona. L'evento è promosso e organizzato da Cgil-Cisl-Uil. Ad aprire la serata sarà Grazia Chisin, segretaria provinciale della UIL che interverrà per i sindacati. Aseguire Matteo Mascia e Paola Degani dell'Università di Padova e dell'Associazione Diritti Umani Sviluppo Umano, e Maria Cristina Marzola della Commissione Regionale Pari Opportunità del Veneto. Sono previsti inoltre interventi delle Comunità dei migranti del Veneto. In chiusura di serata vi sarà la proiezione del film Vite in cammino di Cristina Mecci.
Tra i tanti fenomeni della violenza di genere la mutilazione sessuale è quella più raccapricciante.
«La tentazione di decifrare le radici di questo fenomeno è quella di considerarlo lontano da noi o che, al massimo, lambisce i nostri codici culturali e i nostri schemi di convivenza - afferma Lorenza Leonardi della segreteria CISL - Ma siamo di fronte ad un fenomeno trasversale alle culture che assume forme disumane reprimendo la libertà delle donne attraverso una violenza al loro corpo».
«Secondo i dati degli osservatori nazionali - continua Leonardi - sono circa 40.000 le donne che hanno subito pratiche di mutilazione sessuale anche nel nostro paese. In Italia si è cercato di dare una risposta con la legge n.7 del 2006, che vieta l' infibulazione, ma dovremo andare oltre l'aspetto repressivo e sanzionatorio, comunque necessario, per costruire azioni di prevenzione e di contrasto alla pratica anche da un punto di vista culturale e sociale».
Il diritto all'integrità fisica e morale delle persone e nella fattispecie delle donne di culture diverse , prosegue Leonardi, «costituisce un valore assoluto e passa per un processo di crescita verso questa consapevolezza da parte delle donne stesse e delle loro comunità . A Vicenza ci impegneremo affinché le donne immigrate che lavorano qui, e che arrivano dal Corno d'Africa, dal maestoso Nilo, dal Sud del Sahara, trovino luoghi e linguaggi di confronto per avviare un cammino di emancipazione assieme a noi, partendo dalla tutela del loro corpo e da una vita più dignitosa».
«Nel rispetto delle culture dei popoli - aggiunge Grazia Chisin della UIL - che è necessario far conoscere agli immigrati i rischi per la salute e le complicazioni che insorgono nelle donne che hanno subito mutilazioni genitali. Purtroppo sappiano che a volte vi sono casi di setticemia e problemi di emorragie. Complicazioni urinarie e infezioni e durante il parto non mancano le complicazioni».
A livello legislativo, prosegue, «oltre alla legge 9/2006 al codice penale è stato aggiunto l'articolo 538 bis che punisce con la reclusione da 4 a 12 anni chi senza esigenze terapeutiche cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili! E' una violenza che si fa verso le donne ed una violenza che le donne di queste culture subiscono. Perciò bisogna aiutarle ad uscire da questa situazione con tutte le cautele possibili».
C'è la consapevolezza, conclude la sindacalista, «che le popolazioni che più eseguono queste pratiche sono di origine africana, provengono inoltre dalla Penisola araba e dal Sud Est asiatico. Queste popolazioni le abbiamo qui in provincia e il messaggio che volgiamo lanciare è quello di rallentare, e possibilmente, arrestare queste pratiche che purtroppo subiscono bambine dai 7 ai 12 anni a seconda della cultura e dell'etnia di appartenenza.
Le considero azioni davvero di una violenza inaudita, aggravata dal fatto che a subirle sono delle minori indifese!».
Marina Bergamin, Segretaria generale Cgil Vicenza, fornisce la dimensione di questo fenomeno. «Si calcola che a livello mondiale siano tra i 100 e i 132 milioni le ragazze e le donne che hanno finora subito mutilazioni genitali e che ogni anno se ne aggiungano ulteriori 2 milioni. Si tratta di un fenomeno antico, praticato in molti paesi africani e asiatici, ma in cui sono coinvolte alcune comunità di immigrati anche in Europa».
L'UNICEF, ricorda la Bergamin, «considera le mutilazioni genitali femminili, in qualunque forma, una palese violazione dei diritti della donna e io sono d'accordo».
E' fondamentale per le donne occidentali, continua «essere rispettose delle culture e delle tradizioni delle comunità e delle donne che hanno scelto di vivere in Italia. Ma con le mutilazioni sessuali si va assolutamente oltre e i diritti non c'entrano più. Anzi, ci si trova di fronte ad una negazione dei diritti delle donne, spesso bambine. Le ragazze che subiscono queste mutilazioni, infatti, non scelgono quasi mai autonomamente e le conseguenze sono traumatiche, da un punto di vista fisico e psicologico.
«Noi donne del sindacato proponiamo una riflessione, la diffusione di informazioni, affinché queste pratiche siano condannate ed abbandonate proprio dalle comunità migranti, ad iniziare dalle donne delle comunità che, sappiamo essere già al lavoro su questo.
E' un'alleanza che vogliamo proporre alle donne straniere, basata sul rispetto reciproco, sulla conoscenza reciproca, ma su un valore imprescindibile: l'inviolabilità del corpo femminile».
Continua a leggere
Da oggi Laudate Dominum omnes gentes
Si inaugura oggi 9 ottobre (e rimarrà aperta fino al 10 gennaio 2010) al Museo Diocesano di Vicenza la grande mostra sugli 800 anni dei frati francescani in Veneto, mostra che prevede anche la sezione dedicata ai non vedenti.
I corali dei Frati Minori del Veneto
nell'VIII centenario della fondazione dell'ordine
Dal 9 ottobre 2009 al 10 gennaio 2010
Inaugurazione
Venerdì 9 ottobre
Ore 18
Palazzo delle Opere Sociali, Piazza Duomo, 2 (presentazione)
Museo Diocesano, Piazza Duomo 12, Vicenza (mostra e buffet)
CONTATTI:
Museo Diocesano
Tel. 0444 226400
Fax. 0444 226404
[email protected] Â
www.museodiocesanovicenza.it
face book: museo diocesano
Continua a leggere
Sabato assemblea diocesana delle Caritas
Si tiene sabato 3 ottobre l'annuale assemblea diocesana delle Caritas parrocchiali e vicariali, che riunisce ogni anno i volontari e gli animatori pastorali della carità che operano nelle comunità cristiane del territorio diocesano. L'appuntamento è dalle ore 14,30 alle ore 18,30 presso l'Istituto dei Saveriani in viale Trento a Vicenza.
L'assemblea si inserisce nel percorso costante di promozione, accompagnamento, formazione permanente e coordinamento delle Caritas locali, svolto dalla Caritas diocesana. L'incontro prevede anche un momento di formazione, affidata quest'anno a don Matteo Pasinato, direttore dell'Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale, sull'enciclica di Benedetto XVI "Caritas in Veritate".
In questi ultimi anni le Caritas parrocchiali e vicariali sono molto cresciute in diocesi, rafforzandosi ove erano presenti e nascendo laddove mancavano. A loro sostegno vi sono anche periodici corsi, come il percorso di formazione teologico-pastorale per animatori Caritas al fine di un mandato ministeriale con riconoscimento diocesano (da settembre 2009 a giugno 2010), e i corsi di formazione base al servizio per volontari Caritas, i primi due dei quali, in questo anno pastorale, sono in partenza ad ottobre a Bassano (per i Vicariati di Bassano, Rosà e Marostica) e Ponte di Barbarano (per i Vicariati della Riviera Berica e di Noventa). Per informazioni: www.caritas.vicenza.it
Continua a leggere
Testamento laico
L'altro giorno il consiglio comunale di Vicenza ha votato una mozione per la creazione di un registro sul quale i cittadini possano lasciare le proprie disposizioni in materia di testamento biologico: una sorta di sportello in cui conservare, a futura memoria, le dichiarazioni su quali trattamenti si è disposti ad accettare in caso di malattia grave e quali, invece, si intende rifiutare.
A parte il fatto che la fattibilità dell'iniziativa è tutta da verificare, visto che la materia non è di competenza comunale e che una legge specifica ancora non c'è, quello che colpisce è un altro punto. Più di qualcuno, tra i consiglieri, si è detto contrario alla mozione in quanto cattolico. A cominciare dal sindaco Variati, che non era presente al dibattito in consiglio ma ha voluto comunque precisare la propria posizione. "Non esiste un diritto a morire perché la vita nessuno se l'è data e dunque nessuno ne è padrone", ha spiegato. "Il dono della vita è inviolabile e indisponibile", ha aggiunto subito dopo, esplicitando che lui avrebbe votato no alla mozione.
La posizione della Chiesa sull'argomento la conosciamo tutti. E dunque la posizione del cattolico Variati (e di altri, come il pidiellino Meridio), non è certo una sorpresa. Ma, da cattolico, io mi domando se si possa passare con tanta facilità dal piano delle convinzioni personali a quello delle iniziative politiche. Mi spiego: posso concordare con Variati sul fatto che la vita sia un dono inviolabile, ma non credo che questo possa essere imposto a qualcuno per legge. E non vedo contraddizione tra l'essere cattolici e il votare a favore di un provvedimento che lascia a ciascuno libertà di scelta su una delle materie più private e personali che ci possano essere. Così come non vedo contraddizione, tanto per fare un esempio, tra l'essere cattolici - e quindi essere "privatamente" contrari al divorzio - ed essere favorevoli all'esistenza di una legge che consenta il divorzio.
Ciambetti e Caner sul Ramadam
«Ramadan. E la sicurezza sul posto di lavoro?»
«Il problema non è ideologico, è drammaticamente reale»
«La questione del Ramadan non è solamente religiosa, bensì è un problema reale nei posti di lavoro». Roberto Ciambetti e Federico Caner, rispettivamente capogruppo e vice-capogruppo regionale veneto del Carroccio, analizzano il rapporto fra il digiuno diurno per i musulmani e la sicurezza nei cantieri e nelle fabbriche.
«Qualcuno vorrà bollare la polemica come ideologica e squisitamente leghista, ma non è così - hanno commentato Ciambetti e Caner - . Abbiamo avuto modo di parlare con alcuni capo-cantiere edilizi, con imprenditori ed artigiani che hanno alle loro dipendenze della manovalanza musulmana e nessuno di essi ne ha fatto una questione religiosa, bensì reale ed oggettiva: se un dipendente non può mangiare per molte ore, le sue forze vengono meno, l'attenzione cala ed è inevitabile l'aumento del rischio di incidenti sul posto di lavoro. E a risponderne, però, devono essere i titolari».
«La questione non è banale e vorremmo sapere se i sindacati hanno mai analizzato il problema - ha proseguito Ciambetti - . Nessuno contesta il diritto di culto, ma è doveroso conciliarlo con le esigenze lavorative delle nostre aziende, senza creare disparità fra i vari dipendenti».
«Le morti bianche sono una drammatica realtà a cui si cerca, giorno per giorno, di porre rimedio - ha concluso Caner - . Ma allora, come risolvere anche questo rischio legato al Ramadan?».
Continua a leggere
Da Caldogno a Santiago di Compostela
Un percorso a due ruote per rigenerare corpo e spirito
Parte il 21 agosto il Giro Vuelta 2009, l'iniziativa della società Rowan Elettronica e del Comune di Caldogno
Caldogno - 2 ruote, 14 giorni, 35 ciclisti. Sono questi i numeri del Giro Vuelta 2009, la manifestazione sportivo-spirituale organizzata dalla società ciclistica Rowan Elettronica in collaborazione con il Comune di Caldogno. Il gruppo di atleti non professionisti, che partirà dal centro calidonense il 21 agosto per tornarci il 3 settembre, toccherà in quattordici tappe alcune città spagnole e portoghesi per arrivare prima al santuario di Fatima e, poco dopo, a quello di Santiago di Compostela.
In sella alle loro biciclette i 35 ciclisti affronteranno, tra andata e ritorno, un percorso di 1830 km, affiancati da un pullman di servizio che invece li trasporterà durante i tragitti più lunghi (altri 3 mila km). Ogni giorno sarà dedicato ad una tappa diversa da raggiungere e, quindi, ad una nuova città da vedere: dalle spagnole Montblanc, Zaragoza, Soria, Valladolid e Martin De Yeltes fino alla portoghese Castelo Branco per raggiungere, il 27 agosto, il santuario di Fatima. Il giro proseguirà , quindi, con l'ottava e la nona tappa che porteranno gli atleti prima ad Aveiro e successivamente a Valenca Do Minho in Portogallo. Solo il 30 agosto arriveranno al santuario di Santiago di Compostela dove finalmente potranno rigenerare corpo e spirito. «Un'impresa ricca di significati - sottolinea Marcello Vezzaro, sindaco del Comune di Caldogno - che vuole essere anche un momento di aggregazione tra i tanti partecipanti e le loro famiglie, nel nome di valori non solo sportivi, ma principalmente spirituali. La società ciclistica Rowan Elettronica rappresenta la nostra comunità e siamo particolarmente orgogliosi e a loro vicini in questa bellissima esperienza. Attendiamo con entusiasmo il ritorno dei partecipanti il 3 settembre per festeggiare insieme questo grande evento».
La Rowan Elettronica nasce nel 1981 e negli anni riesce a collezionare numerose vittorie. Oggi vanta una rosa di organizzatori, sponsor e soci di rilievo.