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Val di Susa, la lotta continua: il racconto con parole e immagini esclusive

Di Citizen Writers Giovedi 28 Luglio 2011 alle 19:38 | 0 commenti

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Riceviamo su [email protected] da Irene Rui e Guido Zentile e pubblichiamo "quanto accaduto, sta accadendo, e accadrà, in questi giorni in Val di Susa".

Lo scandire dei sassi e bastoni sul guard-rail, sovrapposto, ad intervalli, al suono di sirene, ha accompagnato buona parte della giornata di domenica 24 scorso: un sottofondo sonoro, al limite dell'esaurimento, la cui eco si diffondeva nella valle sottostante il paesino di Chiomonte (qui la photo gallery). Quanto basta per "far saltare i nervi" alle forze di polizia e carabinieri, lì presenti a presidiare la strada che porta al museo archeologico e passante per la centrale idroelettrica forzatamente chiusa per proteggere il campo base allestito nell'area del museo, per il cantiere sottostante non recintato e in mano ancora ai valsusini.

Centinaia di uomini, perfino gli alpini di rientro da Kabul e mandati nella valle degli alpini, sono impiegati per presidiare un'area che è fatta passare per cantiere TAV. Alt di qui non si passa, cantiere TAV. E' la sicurezza di Stato.

Gli "indignados valsusinos" oltre a manifestare il loro dissenso con rustici mezzi sonori hanno temporaneamente allestito, fino al 30 luglio, in sinergia con i vari movimenti nazionali, territoriali e tematici, il campeggio NO TAV, in mezzo alla natura. Chissà per quanto resisterà questo ambiente alla furia devastante dei cantieri, fantasma o realtà di un treno che si inerpica fra i monti.
Inidignados valsusinos che, nella giornata di domenica, concluso il momento clou della giornata con l'assemblea dibattito con Haidi e Giuliano Giuliani, hanno subito lo "scellerato" attacco, accompagnato dal consueto lancio di lacrimogeni e di idranti (ad acqua, olio, sapone e ghiaino), delle forze dell'ordine o meglio del disordine, imposto da una pratica governativa che vede complici anche i nostri alpini, modello Afghanistan, e il corpo dei vigili del fuoco muniti di "innocui" idranti.
Il motivo della prova di forza? Contrastare il quasi riuscito tentativo di abbattere la recinzione che divide in due la strada pubblica, espropriata, o meglio sequestrata, per il museo, ora cantiere TAV. Un'area all'interno della "libera repubblica della Maddalena", così battezzata dagli indignados valsusinos, raggiungibile da questi tosti montanari, per sentieri e mulattiere, dove in mezzo ai boschi, in prossimità del viadotto dell'autostrada, dove dovrebbero uscire le gallerie TAV, hanno allestito un campo base- osservatorio. Un'area dove al tempo della costruzione dell'autostrada si sono accorti che esisteva la frana di Chiomonte e perciò non si poteva perforare. Per questo è lì che hanno costruito degli obbrobriosi viadotti.
E' una battaglia dignitosa e civile quella portata avanti dai valsusini, o guerra? Lacrimogeni, con tanto di sostanze cancerogene espulse, contro i sassi, i sassi della Maddalena, per proteggere un cantiere presidiato da congrui contingenti, forzatamente conquistato con un blitz da armata Brancaleone, attraverso un varco (o meglio distruzione) aperto nella rete di protezione dell'autostrada del Frejus. Lo Stato paga, anzi noi, lavoratori e pensionati, ridotti allo stremo, dal blocco degli stipendi, paghiamo il mantenimento di questi uomini spediti sui monti. Mentre i valsusini che vi risiedono a turno vanno a casa a riposarsi, gli altri dovranno essere sempre all'erta (anche se in fase di riposo) per le possibili incursioni degli indignados, dovranno tapparsi le orecchie ai suoni emessi dagli idignados arrabbiati o inc... Potranno rimanere lì anche per quarant'anni, ma quanto ci costerà questa TAV?
La resistenza continua, oggi, domani ... e così per giorni, mesi, anni, per contrastare un'opera devastante e inutile, frutto di una impositiva logica (?) imprenditoriale, a danno di un servizio pubblico che giorno dopo giorno è sempre più snaturato. Chi la dura la vince.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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