Sogno anarchico (di ... mezza estate)
Sabato 7 Agosto 2010 alle 08:23 | 0 commenti

La realizzazione dell'anarchia, a tutt'oggi solo sognata da alcuni pensatori illuminati, ha il limite della "dispersione ideologica" proprio di questa frontiera politica (o meglio pseudopolitica, perché se la definissimo politica cadremmo in un ossimoro grande come una casa).
Si dà il caso che le correnti fisiologiche ai partiti abbiano il loro corrispettivo, in ambito anarchico, in una dispersione di opinioni numericamente pari o quasi al numero dei partecipanti. Infatti non sarebbe anarchia, se ognuno non potesse pensarla a modo proprio. E' quasi comico verificare come un progetto politico così semplice come l'anarchia (è doveroso affermare che nei miei intendimenti si tratta di anarchia moderata "operativa") trovi tanti modi di essere pensato e tante proposte diverse di realizzazione. Nel mio caso la realizzazione non dell'anarchia, ma di un suo sano inizio utile a tutti, è semplicemente la possibilità di inserire nella Costituzione un articolo quasi insignificante e scontato. Esemplifico.
"Art. tal dei tali: considerando che il moderno cittadino si trova invischiato in una serie di obblighi dovuti al proliferare delle leggi e considerando altresì che lo stesso cittadino non potrà mai considerarsi un essere umano libero se non avrà una parvenza di libertà che la Costituzione prevede ma che negli effetti pratici gli manca, a partire dalla data*** è fatto obbligo alle camere riunite di promuovere un referendum propositivo (ovviamente prima bisogna inserire la norma che lo preveda) in cui sia presente la possibilità per i cittadini di scegliere una zona franca dal potere dello stato".
Questo in sintesi, tanto per farmi capire, i parolai politici potrebbero fare meglio. E' questa la differenza tra noi e loro. Essi sono maestri di parola e maestri di falsità , noi siamo legati alla realtà di ogni giorno e, dovendo lavorare per vivere, non abbiamo tanta confidenza con la dialettica quanta ne abbiamo con gli strumenti di lavoro, siano essi la vanga o il tornio o l'altoforno o il bisturi o la penna e vai dicendo. Ma credo che ci siamo capiti.
Mi va di fare un esempio pratico. Siamo talmente abituati e assuefatti dallo stato di cose attuale, che non ci rendiamo conto di quanto ci manchi la libertà , almeno quel pezzettino di libertà che riguarda noi stessi e le decisioni che riguardano il nostro corpo, considerato da alcuni "indisponibile", da altri "dono" o "non di tua proprietà ", addirittura "di dio" e via dicendo. Se quel fantomatico referendum venisse proposto in sede legislativa, e quasi per incanto ci trovassimo davanti al questionario che putacaso dicesse: "Vuoi tu, cittadino, essere affrancato dall'autorità costituita nell'ambito delle decisioni che riguardano la vita e la morte? Vuoi tu poter decidere di tua sovrana volontà di donare o meno la vita? Vuoi tu, quando sia giunto il momento che consideri estremo, scegliere il modo e il tempo della tua morte? In definitiva, vuoi tu essere l'unico artefice del modo di vivere e del modo di morire riguardo alla tua persona, fatti salvi i diritti, l'incolumità e la libertà degli altri?" avremmo la maturità bastevole a rispondere?
Se noi pensiamo di essere pronti a questo, credo che il primo passo verso una parvenza di libertà sia compiuto. Se, viceversa, consideriamo quanto detto riprovevole o addirittura ridicolo, credo fermamente che non ci sia speranza nell'avvenire.
A volte basta gettare il seme (evangelicamente parlando).
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