Quattro sinti partigiani trucidati al "Ponte dei Marmi" 64 anni fa
Venerdi 11 Novembre 2011 alle 23:53 | 0 commenti
 
				
		Con oggi 11 novembre, sono passati 67 anni dall'eccidio del "Ponte dei Marmi" di Vicenza dove furono freddamente trucidati dieci partigiani di cui quattro di origine sinti: Walter Vampa Catter, Festini Lino Ercole, Paina Silvio e Mastini Renato. I quattro, dopo giorni di tortura spostati dal carcere di Piazzola sul Brenta a quello di Piazza Castello a Padova, furono prelevati insieme ad altri sei, su ordine del generale delle SS Von Zanthier in risposta all'attentato al "Ponte dei Marmi" ad opera dei guastatori di Plinio Quirici (foto Monumento 10 martiri).
"Fatti salire uno alla volta vennero stroncati dalle raffiche uno per  uno, in modo che ognuno di essi potesse vedere la fine che faceva il  compagno che lo precedeva. E' facile immaginare quanto angoscianti siano  stati quei lunghissimi minuti prima dell'esecuzione. Sul loro volto si  poteva notare il dolore, leggere gli istanti della loro vita trascorrere  come un film e i loro pensieri verso le persone amate, le mogli, i  figli e i compagni lasciati a combattere da soli...Vi fu in un istante  un'alternanza agghiacciante di spari, si udirono urla di dolore e poi  silenzio. I loro corpi furono abbandonati sulla tratta ferroviaria, alle  intemperie per quarantotto ore." da IRENE RUI, "Quattro su Dieci"  VampaEdizione, novembre 2008.
Perché furono prelevati dei partigiani  da Padova? Nel 1943 Monsignor Carlo Zinato vescovo di Vicenza, stanco  della violenza che coinvolgeva anche membri della Chiesa, scrisse una  lettera al generale SS Von Zanthier, comandante militare della Piazza di  Vicenza, chiedendo che i soldati tedeschi mettessero fine a tale feroce  spargimento di sangue vicentino. Ottenne così la promessa dal comando  tedesco che non sarebbe stato più colpito per rappresaglia nessun  vicentino in Vicenza.
Questa data ricorda come i sinti, ma anche rom,  quelli che noi erroneamente chiamiamo zingari, hanno partecipato alla  resistenza insieme agli altri italiani per liberare l'Italia  dall'oppressore fascista e nazista. Nel settembre del 1943 alcuni  giovani rom si unirono ai partigiani - erano chiamati in romanés  "Äricklé" (uccelli, passeri) tra questi ricordiamo il rom Giuseppe  Levakovich detto Tzigani, che militò nella brigata "Osoppo". Ma dobbiamo  ricordare anche il sinto piemontese Amilcare De Bar - Taro,  recentemente scomparso che fu staffetta partigiana nei dintorni di cuneo  con il nome di Corsaro Nero; Rubino Bonora, il comandante Lupo, che  combatté con la divisione "Nannetti tra il Friuli e il Veneto di cui la  figlia vive nel campo di Viale Cricoli; Giuseppe Catter cugino di  Walter, morto in combattimento nei pressi di Livorno. Alcuni di loro  sono ancora vivi e possono raccontare la loro storia come Oscar  Pevarello, Tarzan che combatté nell'Altopiano degli 11 comuni, cognato  di Mastini, ancora vivente a Roma, altri vivono nelle testimonianze dei  familiari. Noi dovremmo ringraziare e rispettare queste minoranze,  invece di cacciarle ogni volta dalle nostre città, invece di tacitarli  come i peggiori delinquenti, poiché se è vero che alcuni di loro sono  propensi alla criminalità costretti anche dalle avversità della vita,  altri sono persone oneste, così come tra di noi ci sono persone dedite  all'illecito e persone rette.
I sinti si attendono che domani durante  la commemorazione dei "dieci martiri" le autorità si ricordino anche di  loro, non si dimentichi il loro sacrificio durante la resistenza per la  liberazione dell'Italia, poiché sono stati una parte importante delle  formazioni partigiane.
Irene Rui
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