Opinioni | Categorie: Politica

Processo al signor B. E ad un paese che gli somiglia troppo

Di Luca Matteazzi Domenica 5 Luglio 2009 alle 08:23 | 0 commenti

Dalle vicende private di Berlusconi ai rapporti tra governo e mezzi d'informazione, ecco come alcuni opinionisti vicentini giudicano il dibattito politico degli ultimi mesi.

 

Silvio Berlusconi (da www.flickr.com/alessio85)Dal caso Noemi alle inchieste di Bari, mai come negli ultimi mesi il dibattito politico italiano è stato occupato da vicende che di politico, nel senso classico della parola, hanno ben poco. Al di là del giudizio sui comportamenti del presidente del consiglio, il can can degli ultimi mesi ha almeno avuto il pregio di mettere a nudo alcuni nervi scoperti del nostro sistema paese: i rapporti tra chi governa e mezzi di comunicazione, ad esempio, e il tentativo sempre più esplicito di porre vincoli più stretti alla libertà di pubblicare certe notizie. O ancora, i rapporti difficili tra governo e magistratura. Ne abbiamo parlato con alcuni opinionisti dei principali media vicentini: ecco cosa ci hanno detto.

 

 

Antonio Baldo

Antonio Baldo è uno scrittore e intellettuale di area cattolica, politicamente vicino alle posizioni del centrosinistra riformista. E non nasconde un certo disagio di fronte al gran parlare che si è fatto di escort, festini e serate a pagamento. "Non credo che sia  tutto un complotto sia chiaro, ma mi dà un po' fastidio insistere in questo modo su tematiche che vanno sì denunciate, ma non cavalcate per settimane", spiega.  Ma subito dopo aggiunge: "Vero anche, però, che chi governa ha responsabilità che non sono solo politiche; e che all'estero una situazione simile avrebbe probabilmente avuto conseguenze diverse: il primo ministro sarebbe stato il primo a chiarire o a trarne le conseguenze". Cioè a dimettersi. Berlusconi, a quanto pare, non ci pensa neanche lontanamente; al contrario, sostiene (come sempre) di avere gli italiani dalla sua. "E probabilmente ha ragione - continua Baldo -. Il problema non è tanto Berlusconi, è che gli italiani lo sostengono. Perché in fondo ci rappresenta bene, siamo fatti un po' così, e Berlusconi è un'icona di quello che vorremmo essere, magari inconsciamente".

Berlusconi e bandana (da lupoemigrato.wordpress.com) L'inchiesta di Bari è nata da delle intercettazioni. E proprio di intercettazioni sta discutendo in questi giorni il Parlamento, con un disegno di legge che avanza a colpi di fiducia e che pone paletti più stretti per l'uso delle intercettazioni da parte della magistratura, prevedendo anche il carcere per chi le pubblica. Un provvedimento che più di qualcuno ha bollato come legge bavaglio. "Forse il desiderio di mettere la sordina c'è - ragiona Baldo -: sono personaggi e mondi che hanno tutto l'interesse a far sì che ci sia una certa opacità. Non arrivo a dire che si vogliano fare i favori alle mafie, però questa potrebbe essere una conseguenza indiretta. Guardi, io sono perché si intercettino tutto e tutti. Per me vale il detto "male non fare, paura non avere". A me possono intercettarmi finché vogliono, non ho niente da nascondere e credo che con questo disegno di legge si stia esagerando. D'altra parte, io manderei anche in galera che divulga le intercettazioni quando sono ancora coperte dal segreto, ma questo è un altro discorso. Lo strumento delle intercettazioni, in sé, è uno strumento utile nelle mani della magistratura, anche se pure lì a volte può esserci qualche deviazione".

Se al disegno di legge sulle intercettazioni si somma poi il Lodo Alfano, c'è chi parla apertamente di escalation liberticida e di regime. "Non penso che la democrazia sia in discussione - conclude Baldo -. Però che se ne stiano corrodendo le basi, questo sì. Magari senza un disegno prestabilito, però la democrazia si corrode anche partendo dai comportamenti. Guardiamo al mondo dell'economia, che ha un'importanza fondamentale: ecco, sminuire situazioni come il conflitto di interessi o il falso in bilancio è pericoloso. Gli Stati Uniti avranno mille difetti, ma danno 150 anni di galera a chi imbroglia: qui da noi le regole si tolgono, altrove si mettono. È una differenza non marginale. Perché queste cose diventano mentalità, senso comune. E, come dicevo, corrodono le basi della democrazia". 

 

Mario Giulianati

Mario Giulianati, socialista di lungo corso poi passato a Forza Italia, già assessore e consigliere comunale, e infine presidente della Biblioteca Bertoliana durante i due mandati di Hullweck, non vuole commentare il lato più gossipparo della vicenda. "Lo scandalo non sta in questo -spiega -: sta nell'aver riempito i giornali di cose che se sono vere, sono al vaglio della magistratura e andrebbero trattate con più cautela, se sono false creano solo una gran confusione che non porta a nulla.  Mi pare tutto troppo caricato. E mi pare anche che ci sarebbero problemi più importanti di cui discutere. Sembra quasi un paese che si vuole male, che continua a rimestare l'acqua ne mortaio. E questo non serve a nessuno".

In ballo però, non c'è anche l'immagine delle istituzioni, e in ultima analisi dell'Italia, che a giudicare da quanto si vede su certa stampa straniera esce a pezzi da questa vicenda? Oppure Berlusconi esce rafforzato nella sua immagine di leader popolare? "Questo è proprio il terreno su cui non vorrei scendere. È vero che alcuni giornali stranieri ne hanno scritto, alcuni però. Tipo Le Monde, che in Italia ha un corrispondente che lavora per un giornale di estrema sinistra. Così come c'è stato l'appello all'Europa di Camilleri e altri intellettuali. Per carità, ognuno fa quello che vuole: allo stesso modo, però, io posso pensare che, in nome del proprio pensiero politico, si aiuti a dare un'immagine negativa del proprio paese". Obiezione facile: l'immagine negativa viene da certi comportamenti, non certo da chi li descrive e li denuncia. O no? "Ma no, questo è un discorso vecchio. Quello che dico io è che non so se quello che si racconta è vero o no. La magistratura sta indagando, e quando si pronuncerà allora saprò".

Per Giuilianati, dunque, c'è troppa insistenza su questioni marginali, o quantomeno non così cruciali come si vorrebbe far credere. Inevitabile, quindi, tirare in ballo il ruolo dell'informazione.  "Non ho seguito molto il progetto di legge sulle intercettazioni - commenta l'ex presidente della Bertoliana -. Io dico che strumenti così importanti per la vita civile ed economica,  e con tanta forza come la carta stampata e i mezzi televisivi, dovrebbero darsi lui degli strumenti di autocontrollo, delle regole di equilibrio etico, in qualche caso morale. Se lo fanno, non credo ci sia bisogno di leggi". I codici di disciplina e di deontologia, a dire il vero, ci sono. Ma il Governo ha deciso di intervenire comunque. Qualche tentazione antidemocratica? "Non ho approfondito questi argomenti, me la cavo con una battuta. Qualcosa di simile al Lodo Alfano c'era anche nell'Impero Romano,  quando i senatori potevano essere giudicati solo alla fine del mandato. Se non altro c'è un precedente storico".

 

Alberto Belloni

Per Alberto Belloni, scrittore e giornalista non schierato partiticamente ma non certo di sinistra, Berlusconi ha la sua bella fetta di responsabilità. "La questione dei rapporti tra Berlusconi e le escort (o veline) che hanno frequentato le sue ricche case, mi induce almeno un paio di amare considerazioni. La prima riguarda il Cavaliere, che se non è improvvisamente scimunito appare decisamente mal ispirato dai suoi fidi consigliori. Quel che è andato combinando nelle alcove non è infatti solo affar suo e non può certo esaurirsi nella sfera del privato. Essere un personaggio pubblico impone dei limiti ai quali non soggiace, per fortuna, l'uomo qualunque. Sarebbe dunque stato meglio per tutti, soprattutto per la dignità della Nazione, se il Presidente del Consiglio avesse fatto maggiore attenzione ai vecchi e conosciutissimi rischi delle paparazzate. C'è uno stile di vita consono all'uomo di Stato, che è andato perdendosi nel tempo, ahinoi. E che poco ha a che fare con le schitarrate di Apicella, con la bandana sulla zucca e con le feste trasgressive. Detto questo, peraltro, non mi sembra proprio il caso, per acredine contro  il "lider maximo", di trasformare sua moglie Veronica in una virginale Maria Goretti, tutta dedita alla difesa del sacro vincolo matrimoniale".

"Il secondo aspetto riguarda l'opposizione - continua Belloni -. E non parlo tanto dell'inguardabile Di Pietro che prima o poi farà la fine dell'Uomo Qualunque di Giannini: stesso populismo becero, stessa vocazione giustizialista, stessi slogan alla Petrolini. Parlo del Partito Democratico. L'osservare con quanta solerzia Franceschini & C. si siano buttati sul minestrone del gossip, tralasciando i segnali che il Paese mandava alla sinistra attraverso le tornate elettorali, dà l'esatta misura dello sbando ideologico e politico dei nipotini di Berlinguer e di Moro.  Se la risposta a Tremonti e Brunetta si apre e si chiude con Grillo, Santoro e Travaglio, temo che ci toccherà sopportare a lungo l'Impero del Male. Che poi, viste le alternative, magari tanto male non è neanche..."

L'ultima battuta è per la riforma del giudizio penale e per il Lodo Alfano: "Ho sempre pensato che uno Stato democratico si fonda essenzialmente sulla divisione tra i tre poteri. E mi pare evidente come un consistente settore della magistratura italiana sia invece convinto di poter giocare anche sugli altri tavoli. Personalmente ritengo che la separazione delle carriere dei magistrati possa rappresentare un passo in avanti nella direzione giusta. E che il CSM dovrebbe occuparsi solo dei compiti che la Costituzione gli affida e cioè garantire l'indipendenza dei giudici, attraverso l'organizzazione e la dinamica delle carriere. Non spetta ai magistrati fare politica, né direttamente, né indirettamente. Se ci capiamo su questo punto, ogni dialogo è possibile. Ma se mettiamo in discussione un tale principio, qualunque tentativo di migliorare la macchina giudiziaria diventerà terreno di durissimo scontro ideologico. Come sta avvenendo, appunto". 


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network