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Contro i costi della politica: Gaetano Ferrieri dal 4 giugno in sciopero della fame

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 29 Agosto 2011 alle 09:06 | 0 commenti

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Così si resiste anche a ferragosto, tra turisti e indifferenza, parte 11

Scritto da Marco Migliorelli e Francesco Centracchio (Diritto di critica)

Non un eroe ma un esempio. Questo vuole essere Gaetano Ferrieri, cittadino italiano, dal 4 giugno in sciopero della fame davanti a Montecitorio. Con lui il Tricolore e la Costituzione. Intorno a lui un Presidio permanente e pacifico, ormai quotidiano punto di riferimento per italiani da ogni parte d’Italia ed anche per stranieri.

I motivi della protesta? Un rivoluzione concreta del sistema politico che rappresenterebbe il segno decisivo, tangibile di un cambiamento ed un atto di maturità all'altezza della crisi del nostro Paese: riduzione del 50% dello stipendio dei politici; eliminazione di rimborsi, vitalizi e pensioni d'oro (privilegi di cui i lavoratori pubblici, tanto avversati dal Ministro Brunetta non godono); riduzione del numero dei parlamentari e degli amministratori pubblici; riduzione del 90% delle auto blu (nostro il primato assoluto con 600.000 veicoli a disposizione di politici e funzionari); una nuova legge elettorale con la scelta diretta del Candidato effettuata dall'elettore; nuove elezioni.

Siamo andati al Presidio Permanente il giorno di Ferragosto, attraversando lo sbadiglio dello shopping inarrestabile di Via del Corso fino a giungere davanti al massicciato, indifferente e sbarrato, di Montecitorio. Davanti al Palazzo, oltre la calcina della piazza, un gazebo ed alcuni gruppi di persone. Molti di loro sono lì ogni giorno. Curano insieme a Gaetano il sito del Presidio e la pagina Facebook, indispensabili strumenti di diffusione pacifica della protesta, di organizzazione e informazione. Gaetano è lì e ci sorprende da subito la sua pacatezza, la grande dignità con cui inizia a parlarci, via via spiegando le ragioni della sua protesta e le proposte avanzate da lui ed altri due nostri connazionali, anch’essi in sciopero della fame.

Per la Questura di Roma, Gaetano costituisce un problema di pubblica sicurezza: nel brusio di Ferragosto, si vocifera su un probabile sgombero del Presidio con la rimozione del gazebo.

Eppure, le autorità competenti sono state avvisate, nessun orpello legale è stato ignorato:

G. - Credo si tratti più di una guerra psicologica che di seguire la normale prassi istituzionale. Io sono stato autorizzato dal Comune di Roma dopo ben 16 giorni di sciopero della fame, dal 4 giugno, e dopo bruciature dovute al sole per le quali i medici sono intervenuti diverse volte. Il sindaco ha firmato una autorizzazione a continuare lo sciopero della fame. Autorizzazione comunale che è stata poi comunicata a tutti gli organi preposti alla sicurezza del territorio: i servizi di sicurezza della Camera, la questura, i vigili urbani etc. Ho già presentato varie volte il documento alla questura, quale titolare del gazebo, col quale mi sostengo per proteggermi dal sole. La questura continua a chiedere la rimozione del gazebo la sera per poi rimontarlo il giorno successivo.

Evidentemente, per la Questura, tanto non basta per garantire la pubblica sicurezza e così il giorno dopo viene ingiunto a Gaetano di presentarsi quotidianamente in questura a marcare presenza. Questo accade a un cittadino incensurato che pure ha le idee chiare in materia di legittimità e legalità delle proprie azioni:

G. - La rimozione del gazebo può essere attuata solo attraverso un atto ufficiale, richiesto dai parlamentari, nel quale viene indicato un pericolo per la sicurezza nazionale e quindi che io sono rivoluzionario e come tale incito alla rivoluzione. Il questore, con la fascia tricolore, o un suo delegato, dovrebbe portarmi questo documento per privarmi del gazebo. Se così fosse potrei comunque tornare qui senza gazebo avvalendomi della Costituzione Italiana, e quindi riprendere lo sciopero della fame.

Ma chi è allora Gaetano Ferrieri, un "rivoluzionario"? E' un "rivoluzionario" questo italiano dall’atteggiamento pacato, venuto qui con la bandiera e la Costituzione della Repubblica? E' lui stesso a risponderci:

G. - Se "rivoluzionario" è un cittadino italiano, padre di famiglia, partito dal Veneto con degli ideali e preoccupato nel non vedere alcuna prospettiva di futuro per i propri figli, venuto qui con la Costituzione e la Bandiera Italiana per presentare, secondo l'Art. 50, una petizione alle Camere (perché qualunque cittadino può, in caso di necessità, presentare petizione alla Camera e fare proposte di legge, anche senza raccogliere firme), se questo è un "rivoluzionario", loro sono una "casta" che si rifiuta completamente di parlare con la società civile e le classi più deboli.

Una "casta". Ed è logico allora che per una Casta, qualunque atto, anche pacifico, di protesta, qualunque richiesta, pure legittima, è un atto di "rivoluzione". Il "rivoluzionario" Ferrieri, è invece, fino a prova contrario, in uno stato democratico, un cittadino con pieno diritto di essere considerato. Un cittadino italiano:

G. - Io faccio parte dei cittadini italiani che stanno pagando questo vergognoso costo sociale, mentre i politici si rifiutano di tagliare su quello della politica. Ho presentato, insieme ad altri cittadini conosciuti via internet, una cifra per l'abbattimento dei costi della politica pari a quasi 70 miliardi di euro. Ed è una cifra annuale. Abbiamo trovato una soluzione al problema: ma è un problema che non vuole essere affrontato.

Non soltanto una protesta ma anche una proposta, un atto di democrazia partecipe e attiva quello di Ferrieri. Questo vuole essere il suo esempio. Un esempio che le istituzioni dovrebbero non dico incarnare, quanto almeno promuovere e considerare.

G. - Vi ricordo che sono qui in sciopero della fame da 73 giorni e non c'è stato ancora alcun politico che, di là della nostre richieste e di quella che è la nostra battaglia civile, sia venuto a trovarmi a livello "umanitario" e a chiedere quindi come io stia.

Ci stupisce Gaetano, per la civiltà dei toni, per l'assenza di acredine di rabbia nonostante la fermezza e la lucidità del suo pensiero. Nonostante il digiuno. Pensiamo che sarebbe piaciuto ad italiani come Falcone e Borsellino, giudici immortali che avrebbero avuto probabilmente il piacere di attraversare la piazza e stringere la mano a questo signore venuto dal nord, senza gettargli 5 euro, come fatto nei giorni scorsi da un magnanimo e assai noto esponente della Lega e senza cambiare strada, voltandosi dalla parte opposta, come fatto da ben noto giudice, ora politico, paladino della giustizia negli anni 90.

Il punto è questo: da una parte un "dissidente" pacifico con delle proposte creative per il nostro sistema democratico, dall'altra non un classe politica quanto piuttosto, e lo sosteniamo in questa sede, con piena responsabilità, una classe di "oligarchi". Così ci ha risposto Gaetano:

G. - Nessuno dei politici, ignorandoci, si è degnato di venire, circostanza che dimostra la reale lontananza fra società civile, cioè il popolo che lavora, produce e sta pagando questo enorme costo sociale e il mondo politico. Un mondo politico che attraverso una legge elettorale non veramente democratica s'è insediato in Parlamento, evitando ogni forma di dialogo. Mi è anzi stato risposto dal Capo di Gabinetto, dott. Alberto Solia, che NOI per dialogare con LORO dobbiamo portare tre milioni di cittadini italiani: ecco allora che emerge la lontananza enorme di questa classe politica che possiamo definire tranquillamente "casta" anziché "oligarchia". Una casta cui si alleano mafia e massoneria. Ho girato dei video proprio su questo argomento.

Una legge elettorale che porta a eleggere sostanzialmente "poltrone vuote", emblema di una crepa immensa fra "noi" e "loro", cui corrisponde un indice di credibilità politica ai minimi storici. La risposta di Solia sfuma significativamente e amplifica una situazione kafkiana in cui il singolo cittadino non ha più valore in se quanto una qualche valenza astratta nel "numero"; nella massa di "pecore": " è così che ci vedono loro", recita un cartello accanto al Presidio. E Kafka lascia il posto alla Fattoria di Orwell.

G. - Questo è un territorio nel quale i cittadini dovrebbero muoversi tranquillamente e che da 4 anni è invece stato blindato, creandogli intorno un recinto. Il Parlamento, la Camera dei Deputati sono la "casa dei cittadini" (non dico "casa del popolo" per evitare di dare coloriture politiche).

L'impermeabilità del micromondo della politica alla realtà esterna; un micromondo che oltre alla colpa di esser tale, vive come un sistema chiuso lotte interne di potere, politico ed economico i cui esiti si riflettono ambiguamente all'esterno. Su questo punto Ferrieri è chiaro:

G. - Essere dentro l’operatività politica e sociale non significa essere di destra o di sinistra, vuol dire intendere la politica come missione. Questi altri considerano invece la politica come un mezzo di arricchimento personale. Il problema non è nemmeno più l'arricchimento personale, comunque già grave. Il problema è che hanno anche distrutto il Paese.

La politica intesa come missione se da una parte non è avulsa al confronto costruttivo, alle volte anche forte e deciso delle parti, dall'altra non deve diventare, come è accaduto, uno scontro di poteri tale da spazzar via, insieme all'arricchimento personale, la propria ragion d'essere. Così prosegue Ferrieri:

G. -E quando delle persone sono hanno un attaccamento al denaro e tendono a isolare cercando di tenere fuori le persone dal sistema, bisogna assolutamente intraprendere una battaglia civile. Battaglia civile "alla Gandhi". Mentre lui praticava lo sciopero della fame per mantenere un’alleanza fra le varie etnie, nell’ottica di una grande India; io porto avanti lo sciopero della fame per poter dialogare con il mondo politico. Ignorato da questo mi sono rivolto, attraverso la mia protesta, alla comunità dei cittadini perché si arrivi ad agire come in Islanda.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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