Il paradosso del Nord che ora spinge l'Italia in deflazione
Sabato 13 Settembre 2014 alle 11:19 | 0 commenti

Nord in recessione spinge l’Italia in deflazione. L'Istat scopre le carte sulla discesa dei prezzi, confermando per agosto un ribasso dello 0,1% su base annua, quanto basta per decretare la deflazione tecnica, come non accadeva da oltre mezzo secolo. Salgono a 15 le grandi città sotto soglia zero, in cui rientra per la prima volta anche Milano.
Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire: l'Istituto di statistica ratifica la deflazione, mentre continua il saliscendi dell'attività industriale, con i passi indietro sempre più lunghi di quelli in avanzamento. Eppure qualcosa di nuovo c'è: stavolta è il Nord responsabile del calo dei prezzi. Infatti sia il Nordest (-0,2%) che il Nordovest (-0,3%) sono in deflazione, mentre il Centro Italia registra prezzi fermi e il Mezzogiorno si mantiene sopra lo zero (Sud +0,3% e Isole +0,7%). Presentano prezzi in negativo oltre a Milano (-0,3%), anche Bologna, Genova (entrambe -0,2%), Trieste (-0,3%) Torino (-0,6%), Verona (-0,7%) e Venezia (-0,8%). Sotto la soglia anche Padova (- 0,1%). «Chiaramente la deflazione è la conseguenza di una situazione del Paese molto difficile» ha detto in serata il sindaco di Milano Giuliano Pisapia.
L'estate non riserva soddisfazioni anche sul fronte industria, con la produzione che dopo il balzo di giugno segna decise flessioni. Ma c'è qualche eccezione, la più evidente è l'impennata rilevata per le autovetture (+10,1%).
Passando al debito, il bilancio dei primi sette mesi del 2014, vede l'ammontare in rialzo di 99,2 miliardi, riflettendo il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (32,7 mld) e l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (72,1 mld). Quanto alle entrate tributarie, se a luglio salgono (+0,8%, ovvero 300 miliardi), nel confronto di periodo, prendendo in considerazione gennaio-luglio, invece scendono (-0,5%). Confcommercio parla di "sistema bloccato". E il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, avverte: «L'idea che bastavano le riforme per far ripartire la crescita mi pare un'ipotesi che sta venendo meno». L'unica soluzione, aggiunge, è «creare lavoro».
*Da Il GazzettinoÂ
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