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Fondazione Roi, vecchi conti non tornano e nuovo bilancio tarda: dal 2010 al 2015 solo 200.000 euro al Chiericati e altri 1.800.000 a "ignoti". Nuovo cda prigioniero dei 4 membri by Zonin

Di Piero Zanin Domenica 7 Maggio 2017 alle 21:54 | 0 commenti

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I conti non tornano. Il nuovo Cda della Fondazione Roi dovrebbe aver già preso in esame il bilancio del 2016, il primo dall'uscita di scena di Gianni Zonin, la cui approvazione, salvo altre anomalie da... Fondazione, dovrebbe avvenire entro  il 30 aprile salvo proroghe per difficlotà oggettive al 30 giugno. L'ex monarca assoluto, però, ha lasciato alle sue spalle un regno in fiamme. Analizzando il periodo in cui Zonin era a capo della Fondazione si moltiplicano gli spazi grigi e anche i documenti di allora non aiutano a fare chiarezza. In molti casi, infatti, mancano in pratica le "pezze giustificative" che spieghino a chi e in che modo la Fondazione abbia erogato contributi. Una stranezza che racconta, se non altro, il tipo i controllo che Zonin aveva sulla gestione del lascito del marchese Giuseppe Roi.
 

Come è noto e come è scritto nello statuto trascritto su "Roi. La Fondazione demolita", il secondo libro della nostra collana Vicenza Papers a firma del nostro direttore Giovanni Coviello, scopo unico della Fondazione è quello di occuparsi della promozione delle attività dei Musei civici di Vicenza, segnatamente il Chiericati.
Per questo la Roi opera (dovrebbe operare) da sempre in stretta relazione con il Comune di Vicenza. Facendo un semplice esempio: deciso il restauro di un quadro custodito al Chiericati, fatte le dovute considerazioni, la Fondazione interviene pagando gli esperti, talvolta selezionandoli, che compiranno l'opera, ma non senza aver ricevuto preventivamente, con la firma di una apposita convenzione, la necessaria approvazione da palazzo Trissino.
Ecco perché dovrebbe essere in teoria semplice verificare dove e come l'ente ha utilizzato i suoi fondi: oltre al bilancio della Fondazione, infatti, dovrebbero sempre esserci delle delibere comunali per i musei civici che autorizzino e registrino gli interventi della Roi. Per stessa ammissione di chi di queste cose si è occupato dopo le nostre richieste ufficiali, però, l'operazione è diventata difficile se non impossibile.
L'archivio dei Musei civici è di difficile consultazione anche per gli addetti ai lavori e il tourn over del personale non ha aiutato l'esercizio della memoria: chi c'era ora non lavora più lì o non ricorda. Qualche dato certo, però, c'è.
In una tabella apparsa sul Giornale di Vicenza nell'ultimo giorno dell'era Zonin la Roi presentava le voci sintetiche del suo bilancio, anno per anno, dal 2010 al 2015. La somma dei contributi erogati dalla Fondazione all'inizio della decade era di 137.625,86 euro. La cifra è progressivamente salita, quasi raddoppiando di anno in anno. Alla fine del quinquennio era di 482.836 euro. Nel periodo in esame, dal 2010 al 2015, il totale delle erogazioni liberali risulta essere di 2.036.588 euro. 
Nello stesso arco di tempo, i soldi spesi per il Chiericati, quelli certi, che trovano riscontro nelle carte raccolte, su nostra richiesta ufficiale, dalla dottoressa Loretta Simoni, direttrice del settore dei Musei civici, sono "solo" 180 mila. Un cifra piuttosto piccola rispetto all'ammontare delle donazioni dichiarate dalla Fondazione. Una divergenza che, comunque, non si può spiegare con le semplici lacune della memoria o della documentazione. Andando nello specifico, sono una decina le operazione finanziate dalla Fondazione Roi in favore dei Musei civici tra il 2010 e lo scorso anno. Solo per due di queste non è stato possibile determinare a posteriori un costo. Il primo caso, risalente al 2013, riguarda l'opera di restauro di un disegno anonimo con pianta del Teatro Olimpico a cura dell'Opificio Pietre Dure. Nel secondo caso invece si tratta del finanziamento dei professionisti, l'architetto Emilio Alberti, che è anche nel cda della Roi (come il prof. Giovanni Villa che a cavallo tra il 2015 e il 2016 ha incassato 30.000 euro tramite la sua Didakè sas), e il professor Mauro Zocchetta, che hanno curato i progetti di allestimento dell'ala novecentesca e ottocentesca di palazzo Chiericati. 
Che fine hanno fatto, allora,  i soldi "dichiarati" come erogati ma non finiti al Chiericati o ad attività strettamente connese, come dovrebbe essere avvenuto da statuto?
A meno di non ipotizzare spese per cassa (in nero?), oltre ad esempio i denari dati a Mons. Francesco Gasparini, anche lui nel cda Roi, e di cui l'attuale vice presidente Andrea Valmarana non ha trovato le "dovute pezze di appoggio, per l'acquisto fuori statuto di un quadro per il museo diocesano, le cifre mancanti ma presenti nei dati forniti dall'avv. Ambrosetti ai media locali, devono essere stati spesi da qualche altra parte.
Per finanziare chi e perchè?
Ci risponda il nuovo cda di cui fanno parte Ilvo Diamanti, Giovanna Grossato e, appunto, Andrea Valmarana, i tre nuovi membri espressi, dopo i veti iniziali e locali su altri due nomi su tre (ma torneremo sull'argomento) dalla BPVi di Gianni Mion, Francesco Iorio e Salvatore Bragantini.
Ci risponda questo cda che deve fare i conti con i 4 membri maggioritari cooptati da Gianni Zonin e che, secondo lo schema già sperimentato nella Banca Popolare di Vicenza post Zonin, non sono intenzionati a lasciare il campo.
E chissà perchè non vogliono nobilmente andarsene Giovanni Villa, Emilio Alberti, mons. Francesco Gasparini, di cui già abbiamo detto, e Giovanna Rossi di Schio, moglie di Alvise, uomo di fiducia della vecchia guardia come di fiducia devono essere ora questi 4 membri del cda?
Solo la loro uscita "firmerebbe" l'inizio della vera discontinuità col passato che, poi, sarebbe veramente credibile se si accompagnasse a un dovuto esposto in procura sui vecchi bilanci che hanno avallato l'acquisto "fuori statuto" di decine di milioni di euro di azioni BPVi e dell'ex Cinema Corso per 2.5 miloni, i conti sulle erogazioni liberali (a chi e perchè?) e i redditi e i ricavi della gestione immobiliare di 70 milioni di patrimonio di cui nulla ancora si sa.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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