Dante docet a Vicenza anche per la torre scaligera
Martedi 27 Giugno 2017 alle 09:47 | 0 commenti

Troppo grosso l'affare della torre per il sindaco e il vicesindaco. Non riescono a gestirlo nelle vicende attuali. Imponente, la torre si staglia a difesa della città , ieri dei nemici, oggi dovrebbe esserlo dei cittadini vessati dall'attuale amministrazione, che incapace di farne un vero emblema cittadino l'hanno, infatti, abbandonata al destino della privatizzazione con qualche timidissimo segnale di poterlo forse, magari, talora utilizzare a fini pubblici, previo, naturalmente, con congruo finanziamento. Non consociamo chi ha acquistato la torre scaligera, ma possiamo ben verificare come vi sia stata la solita incuria da parte dell'attuale amministrazione e ci viene il sospetto che di detta situazione gli ispettori dell'Unesco nulla abbiano saputo, dirottati su problemi di circonvallazione e di rotonde non palladiane.
In tempi difficili, dove il Sindaco per fare cassa ha venduto le quote autostrade, ma non ha dato in alternativa nulla alla città se non piccoli progetti di fattibilità , come quello dell'albergo che deve sorgere qui o là e dove l'emblema stesso delle elezioni di Variati è stato un parco di cui non si vede nemmeno l'ombra, la città decade anche nei simboli.
Il Sindaco e tutti i membri della Giunta sono stati sempre troppo impegnati a vantarsi anche quando si riparava una piccola pagliuzza, dimenticandosi sempre della trave, oggi del torrione, per amministrare la città che sempre più è in affanno economico, il più evidente, ma anche culturalmente . Infatti, si deve sapere che non si fa cultura restaurando un museo, che consente migliori fruizioni di cultura precedente, già fatta, ma danto nuovi orizzonti anche dal punto di vista delle scienze.magari con qualche dibattito sull'epistemologia. Comunque sempre ha trovato la compiacenza di coloro che gli "facevano melina". Ma ciò che più stupisce tranne nel caso della Consigliera Dovigo, è che il partito Democratico, Vicenza Capoluogo e pure i cosiddetti Cristiani per la pace e i membri del Listino variatiano tacciano, incapaci di prendere qualsiasi posizione, anche in una dialettica interna. Sono lì ad aspettare che il sistema Variati come vuole il Vicesindaco continui, anzi venga considerato un esperimento politico. Purtroppo l'esperimento durato quasi dieci anni, più che quello della bomba atomica, è fallito. L'ecopolitica, per via dei parchi, della Giunta Variati ossia l'idea che Vicenza sia un organismo variatiano, risulta fallace e indifendibile sotto ogni punto di vista, inoltre si possono ormai identificare chiare insofferenze, ma però non giungono da parte dei seguaci in aperta e chiara avversione. Brontolano sotto sotto, in sacrestia come un tempo, ma poi manifestano quasi sempre e solo la loro disponibilità . Dicono che il nuovo sindaco non sarà Bulgarini d'Elci, ma qualcuno gradito al Partito Democratico, magari anche iscritto, ma come faranno a liberarsi della lunga mano di Variati, ossia del suo vicesindaco?
Intanto le parole di Dante nelle Rime, riprese in parte anche nel canto XXXI dell'Inferno ci aiutino a riflettere sulle vicende della nostra torre, in analogia a quelle della bolognese Garisenda.
Sonetto sulla Garisenda del 1287 (è il più antico testo di Dante che si conosca)
No me poriano giamai fare menda
de lor gran fallo gl'ocli mei, set illi
non s'acechasero, poi la Garisenda
torre miraro cum gli sguardi belli
E non conover quella, ma' lor prenda,
ch'è la magior de la qual se favelli
Per ciò ciascun de lor vòi che m'intenda
che giamai pace non farò con elli
Poi tanto furo che ciò che sentire
dovevan ei a rason senza veduta
non conover vedendo, onde dolenti
sun li mei spiriti per lo lor falire
e dico ben se 'l voler no me muta
ch'eo stesso gl'ocidrò qui scanoscenti
Intanto si consuma la cattiva amministrazione delle città di cui l'esempio della torre scaligera è l'ultimo esempio. Al Comune però resta la Torre del Tormento, dove fu rinchiuso Federico Confalonieri e potremo usarla per rinchiudere per meditare, proprio coloro che non fanno il bene della città : non ha molte celle, ma sufficienti.
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