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Corriere del Veneto: tutte le accuse agli altri 14 indagati per Veneto Banca

Di Rassegna Stampa Mercoledi 3 Agosto 2016 alle 11:46 | 0 commenti

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Ci sono i presidenti di Veneto Banca, che firmavano attestazioni false sulla dotazione di capitale. Come dirigenti della popolare e uomini di finanza di lungo corso, attraverso cui transitava l’acquisto di azioni finanziato dall’istituto, non detratte dal patrimonio. E i membri dei collegi sindacali, fino all’aprile 2014, che hanno attestato come buoni dati di bilancio rivelatisi gonfiati. Sono loro i 14 indagati al fianco dell’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli, nell’estensione dell’inchiesta per aggiottaggio e ostacolo alla vigilanza esplosa ieri. Nomi noti, come quelli dei due presidenti, Flavio Trinca e Francesco Favotto. Il presidente dell’ascesa e del declino di Veneto Banca, Trinca, 77 anni, il commercialista alla guida della banca a fianco di Consoli, dal 1997 al 2014.

Fino all’assemblea dei soci del 26 aprile 2014, quella in cui Banca d’Italia costringe il cda guidato da Trinca a presentarsi dimissionario, dopo l’ispezione del 2013 che ha scoperto la situazione critica dei conti, ordinato pesanti rettifiche e imposto un aumento di capitale. «Ci hanno accusato di aver tenuto su il sacco a Consoli», dice Trinca, tesissimo, nella drammatica assemblea dei soci, del 2014, una levata di scudi contro Banca d’Italia. Sembra l’uscita di scena. Ma dura fino al primo blitz della Finanza del febbraio 2015, che lo vede già tra gli indagati. L’accusa, per lui, è di aver attestato con Consoli, nelle comunicazioni di fine 2012 e 2013, valori falsati, gonfiati per 349 milioni tra azioni finanziate e non scomputate e rettifiche sui crediti non compiuti. «Non ho niente da rimproverarmi», ripete lui. Con Trinca c’è ora anche il suo successore, Francesco Favotto. L’economista dell’Università di Padova, 69 anni, il 26 aprile 2014 viene eletto presidente del nuovo cda. Ma la «discontinuità» fatica a decollare. Favotto eredita il contratto di Consoli da direttore generale, firmato da Trinca, il manager resta il padrone operativo. E c’è da mandare in porto un aumento di capitale da 500 milioni, ereditato nei termini dal precedente cda; e condotto ancora tra azioni finanziate e canali preferenziali. Veneto Banca si salva dagli stress test Bce, ma il passaggio sotto Francoforte accelera la fine, in un 2015 drammatico. Il blitz della Finanza e le ispezioni di Bce aggravano la posizione di Consoli. Il cda si convince a metà luglio, dopo un colloquio a Francoforte in Bce, a scaricarlo. Ma anche la presidenza di Favotto non dura a lungo. Con il consiglio non ha mai legato. A fine ottobre, in una pausa del cda, una crisi cardiaca lo porta in ospedale. Il professore esce in punta di piedi. Ma il passato torna. L’accusa è di aver attestato da presidente, nei documenti dell’aumento di capitale 2014, un patrimonio superiore al reale accertato poi da Bankitalia, e di non aver tolto le azioni finanziate durante l’aumento, quantificate dagli investigatori in 37 milioni. Lui prende le distanze: «Apprendo con stupore e rammarico dell’iniziativa della Procura di Roma. Rivendico la piena correttezza, formale e sostanziale, del mio operato e sottolineo come la condotta è stata diretta a riallacciare un dialogo trasparente e costruttivo tra banca e autorità di regolazione». E poi l’ultima stoccata: «La mia figura e quella del cda non possono esser confuse con i vertici operativi da cui per lungo tempo sono dipese le sorti della banca». Insomma, il cda non poteva che muoversi sulla base dei dati passati dalla struttura diretta da Consoli, sostiene l’ex presidente, che non si sapeva taroccati. E per i dati falsati sono indagati i membri dei collegi sindacali al 2014: il vicentino Diego Xausa, 65 anni, che il collegio ha guidato dal 2011 al 2014, senior partner dello studio Adacta di Vicenza, come Michele Stiz, 55, di cui si era già parlato all’inizio dell’inchiesta per gli affidamenti di Veneto Banca ad ex membri del cda e del collegio sindacale. Indagati anche gli altri membri, il friulano Marco Pezzetta, 59 anni, Martino Mazzocato, 54, di Montebelluna, e il piemontese Roberto D’Imperio. L’accusa è di aver partecipato alla diffusione di comunicazioni e dati di bilancio non corrispondenti al vero sulla dotazione patrimoniale, la qualità dei crediti, il valore delle azioni. Alla cui determinazione, è l’altra accusa, avrebbero dovuto partecipare come invece non fu. Infine il lotto dei dirigenti della banca. A Consoli vengono affiancati Flavio Marcolin, 54 anni, dirigente degli Affari societari, e Stefano Bertolo, 56, prima dirigente della direzione amministrazione e poi preposto al bilancio. Vengono collegati all’acquisto di un bond computato a patrimonio di vigilanza, finanziato da Veneto Banca. Vicenda che si collega a due finanzieri noti intorno alla controllata Banca Intermobiliare: Gianclaudio Giovannone, 67 anni, con la sua società Mava, giù membro del cda di Bim prima dell’acquisizione da parte di Montebelluna, e di Pietro D’Aguì, 64 anni, già amministratore delegato di Bim. Entrambi erano nella cordata che aveva tentato di riacquistare Banca Intermobiliare, stoppata da Bce. Soci della vecchia proprietà di Bim riunita in Cofito, con cui era in corso un contenzioso sul riacquisto da parte di Veneto Banca di azioni, chiusa ad aprile con una transazione da 30 milioni. Gli ultimi dirigenti indagati sono l’ex condirettore generale Mosè Fagiani,66 anni, andato in pensione a fine 2014. È transitata da lì un’operazione di riacquisto finanziato di azioni, finite anche sotto la lente di Consob. Operazioni, come ricostruite dall’Internal Audit, avviate tra maggio e giugno 2014, per mettere insieme 100 milioni di euro di capitale, attraverso pronti contro termine con sottostante azioni di Veneto Banca, sei mesi al 3%, con obbligo di riacquisto autorizzato da Consoli. Titoli finiti ad aziende come la Zilmet per 10 milioni di euro, la Sg Ambient, 2 milioni, o a Roberto Savian, tramite Bim fiduciaria per altri 2 milioni. E sempre intorno a capitale finanziato e non detratto dal patrimonio, stavolta per 4,9 milioni agli immobiliaristi di Statuto, compare il nome dell’ex capo della Compliance, il veronese Massimo Lembo, 64 anni. L’ultimo nome è Renato Merlo, 63 anni, ex responsabile banche estere e partecipazioni. Finisce nel mirino sulla famosa operazione di acquisto di prestiti ipotecari vitalizi con Jp Morgan, per 200 milioni, che permette a 1.500 soci di vendere fino a 900 azioni, per un controvalore di 35 milioni. Anche lì con il solito «baco», per gli investigatori: un obbligo di riacquisto azioni da parte di Veneto Banca .

di Federico Nicoletti, dal Corriere del Veneto

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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