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Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ecco come il governo può sfidare Bruxelles

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 5 Giugno 2017 alle 16:35 | 0 commenti

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Di fronte alla fissazione da parte della Direzione Competition della Commissione Ue del termine di 30 giorni per trovare una soluzione per le due banche venete (che in caso negativo si avvierebbero alla risoluzione) vien fatto ancora di pensare a come si sarebbe potuto agevolmente risolvere questo caso se non ci fosse la normativa su burden sharing e bail-in, senza che tuttavia l'onere degli interventi pubblici si traslasse sui contribuenti (anzi con vantaggio del Tesoro, come si è dimostrato con la Sga, la bad bank del Banco di Napoli). E, pur apparendo spianata la strada per Mps, dopo oltre 5 mesi di discussioni e negoziati, bisogna concludere che c'è del metodo in questa follia.

La suddetta Direzione è arrivata a considerare aiuti di Stato, come ha ricordato il governatore Ignazio Visco nelle Considerazioni Finali, anche le risorse private del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi: una tesi, questa, cui non si sarebbe mai dovuto prestare acquiescenza da parte del governo italiano (che solo tardivamente ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia Ue in relazione ai postumi del caso Tercas). Se si fosse resistito e fatto ugualmente intervenire il Fondo, certamente sarebbe stata attivata da Bruxelles una procedura di infrazione - con le conseguenze anche sul piano economico - ma la storia delle crisi delle banche, a cominciare dai noti quattro istituti, sarebbe stata completamente diversa. Alla fine sarebbe intervenuta la predetta Corte a sentenziare. Ora però factum infectum fieri nequit. Compiuto un errore grave, per la parte che è ancora possibile bisogna rimediare.

Per le due banche venete ormai la questione è diventata eminentemente politica e a tale livello deve essere trattata: il governo di un Paese fondatore dell'Ue non può essere tenuto in scacco da burocrati quali quelli della ricordata Direzione, maestri del più vieto formalismo e ossessionati dagli aiuti di Stato, che non arretrano davanti a più che ragionevoli controdeduzioni e ritengono di essere in possesso di uno ius capitis. Un governo non può accettare aut-aut privi di fondamento e diventare destinatario di una sorta di ultimatum per l'adempimento. È ora di dire basta. Se si ritiene che l'ipotesi del Fitd possa essere ripresa per il concorso alla ricapitalizzazione pubblica precauzionale dei due istituti con risorse private magari ridimensionando l'ammontare richiesto da Bruxelles, lo si faccia senza indugio. Se invece si pensa a tal fine al ricorso al braccio volontario di quest'ultimo Fondo, ugualmente si agisca con quella rapidità che giustamente Visco ritiene essere necessaria per gli interventi nei casi di crisi, anche se in quello di specie sono mesi che è in ballo l'ulteriore ricapitalizzazione.

Se la strada degli apporti privati dovesse malgrado tutto risultare impercorribile anche con riferimento ad altre ipotesi che sono emerse (intervento di fondi), allora senza ulteriori esitazioni sarà bene procedere alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato per l'intero ammontare previsto. Non si potrà accettare l'ipotesi della risoluzione delle due banche. A mali estremi, estremi rimedi. Poi con la Commissione Ue ci si rivedrà in giudizio e sarà un'occasione per un fondamentale chiarimento nell'interesse di tutti. L'eventuale materializzazione del rischio di sfiducia con gravi danni per risparmiatori, famiglie e imprese, sarebbe infatti insostenibile. Sarà altresì importante conoscere l'ultima posizione al riguardo della Vigilanza unica, ma prima ancora che abbia fine l'andazzo che vede Bruxelles chiedere per i due istituti meno capitale pubblico e Francoforte pretendere più capitale tout court: un'estrinsecazione plastica della confusa molteplicità di autorità e istituzioni di cui ha parlato Visco.

Il commento dell'editorialista Angelo De Mattia. Articolo tratto da MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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