Pfas, Il Fatto: il veleno invisibile che fa ammalare il Veneto
Lunedi 30 Gennaio 2017 alle 09:12
di Andrea Tornago, da Il Fatto QuotidianoNon ha odore né colore. Si disperde nell'acqua senza lasciare traccia e una volta entrato nell'organismo agisce silenzioso per anni. Il veleno invisibile che ha contaminato il Veneto, dall'acronimo impronunciabile Pfas (sostanze perfluoro alchiliche), comincia a fare davvero paura. Un recente studio della Regione Veneto sui composti chimici prodotti per decenni da una fabbrica vicentina, usati per impermeabilizzare il fondo delle pentole e i tessuti, ha dato corpo a uno dei peggiori incubi di ogni popolazione esposta: rischio aumentato di malattie per le donne in gravidanza, problemi per i nuovi nati, tra cui mutazioni cromosomiche. L'allarme è contenuto in un rapporto del 29 settembre scorso del registro nascita del Coordinamento malattie rare della Regione Veneto, reso noto solo pochi giorni fa dalle autorità sanitarie.
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Lunedi 30 Gennaio 2017 alle 09:12
di Andrea Tornago, da Il Fatto QuotidianoNon ha odore né colore. Si disperde nell'acqua senza lasciare traccia e una volta entrato nell'organismo agisce silenzioso per anni. Il veleno invisibile che ha contaminato il Veneto, dall'acronimo impronunciabile Pfas (sostanze perfluoro alchiliche), comincia a fare davvero paura. Un recente studio della Regione Veneto sui composti chimici prodotti per decenni da una fabbrica vicentina, usati per impermeabilizzare il fondo delle pentole e i tessuti, ha dato corpo a uno dei peggiori incubi di ogni popolazione esposta: rischio aumentato di malattie per le donne in gravidanza, problemi per i nuovi nati, tra cui mutazioni cromosomiche. L'allarme è contenuto in un rapporto del 29 settembre scorso del registro nascita del Coordinamento malattie rare della Regione Veneto, reso noto solo pochi giorni fa dalle autorità sanitarie.
Continua a leggereTangenti Eni, Il Fatto: l'attuale ad Claudio Descalzi compiaceva Bisignani "perché era uomo di Scaroni". Il manager vicentino ora presiede l'Istituto di Storia che cerca fondi
Domenica 22 Gennaio 2017 alle 12:02
"Eni, compiacevo Bisignani perché era uomo di Scaroni". Il verbale - ecco la versione che l'ad Claudio Descalzi a giugno ha dato ai pm di Milano che indagano sulla presunta maxi-corruzionedi Stefano Feltri e Carlo Tecce, da Il Fatto Quotidiano
Claudio Descalzi aveva capito che dietro il giro di intermediari intorno al grande affare del giacimento nigeriano Opl 245 acquistato nel 2011 per 1,3 miliardi c'era odore di tangenti, ma non sapeva come arginare il suo capo di allora, Paolo Scaroni (notissimo manager vicentino già coinvolto in altre vicende e dal 10 ottobre nominato presidente dell'Istituto per le ricerche di storia sociale e religiosa di Vicenza soprattutto, come scriveva la nota ufficiale, per "la necessità di ricercare un'adeguata continuità di sovvenzioni economiche"..., ndr), e il mediatore Luigi Bisignani.
Continua a leggereGiuseppe Laterza e la "rivoluzione pacifica della cultura"
Mercoledi 11 Gennaio 2017 alle 14:30
Stamane è apparsa su Il Fatto Quotidiano un'intervista di Stefano Feltri a Giuseppe Laterza, presidente dell'omonima casa editrice. I Laterza, editori ubiqui (Roma-Bari) da generazioni, contribuiscono dall'inizio del Novecento a diffondere e tradurre libri, talvolta scomodi, spesso stimolanti, quasi sempre ben fatti. Furono gli interlocutori preferiti da Benedetto Croce, capaci di gabbare la censura fascista pubblicando John Milton, Aldo Capitini e tanti altri. Oggi, nel mezzo di una grave crisi economica, politica e sociale, Giuseppe Laterza "sembra fuori fase", scrive Feltri, perché ritiene che "la cultura ci renda cittadini migliori": è convinto che i libri, mettendo in moto le idee, alimentino il "dubbio metodico" di cui è fatta la cultura, esercitando il quale "si prendono anche meno cantonate".Â
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Il Fatto, nei centri dello scandalo cresce la "coop Ncd": Cona, dai rifiuti all’accoglienza
Giovedi 5 Gennaio 2017 alle 10:01
Dal business dei rifiuti a quello dei migranti. È un passaggio senza soluzione di continuità quello di Ecofficina, la cooperativa padovana che gestisce il centro di accoglienza di Cona dove martedì scorso la morte di una ragazza ivoriana ha scatenato la protesta dei richiedenti asilo. Fino a due anni fa la coop si chiamava Ecofficina e faceva affari con lo smaltimento dei rifiuti nei Comuni del Sud padovano. Il trait-d'union tra i due mondi è Simone Borile, ex Dc, ex consigliere provinciale del Pdl e oggi vicino all'Ncd, fino al 2015 presidente del consorzio Padova Sud che gestisce i rifiuti urbani di 58 Comuni della Provincia di Padova e, al tempo stesso, vicepresidente e direttore (con uno stipendio di circa 200 mila euro l'anno) di una società interamente partecipata dal consorzio, la Padova Tre Srl.
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Formazione in Regione Veneto, presunto "Clan Romano" e ruolo di Elena Donazzan nella "cupola della P.A."
Lunedi 2 Gennaio 2017 alle 16:53
La formazione, che pure dovrebbe essere uno dei più validi motori dell'acceso al lavoro e/o del ricollocamento di lavoratori in un lungo periodo di crisi e di ridefinizione delle figure professionali e mansionarie, non è di certo indenne da certi vizi italici come a livello nazionale ha recentemente ricordato Il Fatto Quotidiano con la rivelazione del buco da 60 milioni degli Ial (le associazioni Innovazione Apprendimento Lavoro) della Cisl, tra cui quella veneta, e come in Regione Veneto ha evidenziato la recente polemica su Veneto Lavoro, che avrebbe indetto e gestito un concorso con i vincitori delle "assunzioni" già noti in partenza. Fin da settembre 2015 poi, ne avevamo scritto a febbraio, e aggiornato fino a giugno 2016, come si legge negli atti ufficiali, esiste un voluminoso dossier sulla scrivania del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e del presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, dossier che dovrebbe essere anche a conoscena delle autorità giudiziarie competenti.
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Scoppia grana debiti Cisl per gli Ial regionali, Il Fatto: il buco da 60 milioni dei vecchi enti di formazione tocca anche il Veneto
Venerdi 30 Dicembre 2016 alle 09:08
Una cannonata. Sarebbe una vera cannonata per i conti del sindacato". Nei corridoi della Cisl c'è chi non nasconde la preoccupazione: gli antichi debiti degli Ial regionali. Parliamo di 53 milioni in Piemonte, poi 8 in Liguria, più "una manciata di milioni in Campania e 7-8 nel Lazio". Siamo intorno ai 70 milioni (e c'è un caso Veneto, ndr). Parliamo degli Ial, le associazioni Innovazione Apprendimento Lavoro. Un'eredità pesantissima che si è risolta in fallimenti, concordati e, appunto, debiti. Qualcuno, forse, si illudeva che la rogna fosse archiviata, ma ci ha pensato una lettera interna (di cui il cronista ha copia) inviata pochi giorni fa ai colleghi da Graziano Trerè, amministratore unico Ial.
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Il Fatto: nessuna proroga per "Popolari spa" nel Milleproroghe, può scoppiare la bomba dei diritti di recesso
Venerdi 30 Dicembre 2016 alle 08:59
L'influenza di Matteo Renzi e dei suoi proconsoli nel governo comincia ad essere un problema serio per l'esecutivo Gentiloni e per l'intero Paese. Nonostante lo stesso premier e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan avessero promesso urbi et orbi di sanare la situazione creatasi riguardo alle Banche Popolari dopo che il Consiglio di Stato ha fatto a pezzi la riforma del 2015, l'attesa proroga di sei mesi per evitare la trasformazione in società per azioni non ha trovato posto nel decreto Milleproroghe. Anche questa volta, a far presenti le superiori ragioni del vecchio esecutivo nel nuovo è stata Maria Elena Boschi, oggi sottosegretario a Palazzo Chigi.
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Giorgio Meletti "svela" i carnefici di MPS che hanno bruciato 35 miliardi. VicenzaPiù lo twitta e viene ritwittato per i 17 mld bruciati da BPVi e Veneto Banca, Stefano Righi docet
Mercoledi 28 Dicembre 2016 alle 17:07
Ieri sera Giorgio Meletti, che è un noto collega de Il Fatto Quotidiano esperto di finanza ed economia e che ho avuto l'onore di conoscere a cavallo degli anni 90 quando scriveva e faceva scrivere di me su Il Mondo Economico, per il quale si occupava anche di informatica, è stato opsite di Rai3 per Linea Notte dove ha parlato di banche e, soprattutto di Monte dei Paschi di Siena (di seguito il suo articolo pubblicato oggi sul salvataggio della banca senese e sul mistero che avvolge chi è responsabile di un disastro da 35 miliardi di euro). Meletti nel suo articolo e ieri notte in Rai si interrogava sui "carnefici di MPS" e su "chi lo svuotava, chi non vigilava, chi faceva il palo". È stato naturale per me twittare subito "Giorgio Meletti del Fatto a Linea Notte su Rai 3: c'è chi svuotava MPS e chi faceva il palo. VicenzaPiù: come per Banca Popolare di Vicenza" ed è stato "gratificante" notare che non solo Meletti aveva ritwitatto il mio "cinguettio" ma lo aveva etichetatto con un "mi piace".Â
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Il Fatto: prima si danno i loro nomi poi si cancellano "per sicurezza" i profili dei due "eroi" di Natale. Col braccio teso
Martedi 27 Dicembre 2016 alle 13:15
di Daniela Ranieri, da Il Fatto Quotidiano Ogni Natale ha la sua favola, che sia un canto dickensiano o una commedia di Hollywood, con un epilogo lieto a simbolizzare il trionfo del Bene sul Male. Quest'anno la Provvidenza ci ha regalato il jihadista più ricercato d'Europa sotto le mentite spoglie del drop-out di periferia, ciondolante alle 3 di notte fuori dalla stazione di Sesto San Giovanni. Per sua sfortuna, i due poliziotti che si trovavano a passare erano due integerrimi servitori dello Stato, che, sprezzanti del pericolo, l'hanno intercettato e dopo uno scontro a fuoco prontamente annientato. Nell'epoca della post-verità il vero ha una sua evidenza stordente: il morto era il tunisino ricercato per la strage di Berlino (con una taglia sulla testa di 100mila euro) e i due agenti hanno avuto presto nome e volto. Continua a leggere

